"Terremoti, il rischio è anche qui. La salvezza? Sta nella prevenzione"

La geologa Biserna: "Territorio virtuoso, ma servono ancora risorse"

La geologa Alessandra Biserna

La geologa Alessandra Biserna

Lucca, 24 agosto 2016 - Lucca come Rieti? Una fantasia horror? Oppure è possibile che una notte la Lucchesia si sveglino inghiottita da un incubo come il sisma di magnitudo 6 che ha colpito la provincia di Rieti distruggendo decine di vite? La domanda non parte dal cervello ma dalla pancia. Dove, nascosta, si annida la paura di vivere l’ennesima tragedia. Ma stavolta all’ombra delle Mura. Lo spettro c’è ed è il sisma garfagnino del 7 settembre 1920 che investì la nostra provincia mietendo 171 vite e ferendo 650 persone. La risposta arriva da Alessandra Biserna, esperta lucchese e consigliera nazionale dei geologi.

Biserna, quali sono le probabilità che nel nostro territorio e in città si verifichi un evento simile? Partiamo con il dire che la Regione Toscana ha delle pratiche virtuose in materia antisismica e rappresenta un modello da seguire. Penso ad esempio al progetto Vel (Valutazione Effetti Locali) che ha permesso di prevedere, valutare e classificare gli effetti di un sisma sui centri urbani che si trovano in zone a rischio come la Garfagnana e la Lunigiana. Questo ha consentito di lavorare sulla prevenzione degli effetti dannosi di un sisma ma soprattutto ottenere uno standar minimo di indagine per mappare il territorio e intervenire a livello urbanistico.

Ma questo non esclude la possibilità di danni in caso di terremoto... No ma riesce a limitare gli effetti negativi. L’esempio è il sisma che si è verificato in Garfagnana nel 2013 (magnitudo 5.2. ndr): i danni rispetto al sisma di Rieti sono stati molto più limitati. Questo anche grazie al lavoro fatto a livello normativo partito già da qualche anno che impone una precisa pianificazione urbanistica in base al grado di rischio della zona.

E in Lucchesia? La zona più a rischio resta la Garfagnana... L’appennino centrale e centro meridionale è a rischio sismico, e la Garfagnana è classificata in zona 2 (su un indice di 4) per il grado pericolosità. Si trova in una zona geologica relativamente giovane dove le scosse di assestamento sono frequenti: la dorsale appeninico si sposta verso l’Adriatico. L’effetto sono i terremoti. In Garfagnana esistono le cosidette «faglie capaci» quelle in grado di attivarsi e trasferire energia a superfici di rottura già presenti. Diciamo che un evento come quello che colpì Mirandola in Emilia nel 2012, in Garfagnana sarebbe possibile.

In caso di sisma con epicentro in Garfagnana quindi si potrebbero danni significativi anche in Piana e in Lucchesia? Se la magnitudo fosse superiore a quella del terremoto di Rieti, sì, gli effetti del sisma potrebbero investire anche la città che comunque è inserita in una fascia di pericolosità intermedia.

Impossibile quindi prevederlo? L’unico strumento restano le statistiche e le serie storiche dei tempi di ritorno. Diciamo eventi come quello che si verificò nel 1921 potrebbero avere una cadenza secolare o anche più ampia.

Qual è l’obiettivo che come Consiglio dei geologi puntate a vedere realizzato in termini di prevenzione? I passi devono essere mossi sul fronte della vulnerabilità. Un traguardo sarebbe quello di riuscire ad ottenere un fascicolo per ogni edificio pubblico, come le scuole, che certifichi qual è il grado di resistenza a terremoti di determinata magnitudo. Lo stesso vale per gli edifici dei centri storici. L’ostacolo, troppo spesso, sono i fondi destinati a questa materia.