Morì di setticemia, ora l’Asl paga 700mila euro

Ai familiari di Sabrina Baldanzi, giovane moglie e madre morta nel 2011

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Lucca, 20 maggio 2017 - Alla fine l’Asl 2, dopo molti dinieghi e tentennamenti, è scesa a patti e ha deciso di pagare. Verserà un risarcimento danni complessivo di 700mila euro ai familiari di Sabrina Baldanzi, l’impiegata lucchese 42enne di Kartogroup morta il 5 novembre 2011 per setticemia, a causa di una peritonite scambiata per una semplice influenza. Battaglia vinta per il marito Marco Giangrandi e i familiari, ma soprattutto per il bimbo di 8 anni rimasto orfano della mamma.

"Questi soldi – sottolinea l’avvocato Gaetano Anastasio, che ha curato la causa – non sono certo qualcosa che possa compensare la perdita di una giovane madre e moglie. Nessuna cifra potrebbe essere sufficiente. Dopo anni di battaglie e di richieste disattese, la famiglia ha trovato un accordo con l’Asl anche per non dover rinnovare ogni volta il dolore di quella tragedia. Una somma di denaro che ovviamente rappresenta un aiuto per il futuro del bambino".

La vicenda risale al novembre 2011. Sabrina, che viveva a Vorno col marito e un bimbo di 2 anni, accusava sintomi di influenza gastrointestinale da una decina di giorni ed era debilitata. Il 4 novembre finì d’urgenza al pronto soccorso: accusava forti dolori addominali. Le diagnosticarono una forma di gastroenterite e la rimandarono a casa senza alcun esame approfondito. Il giorno dopo il marito Marco l’aveva dovuta però riportare d’urgenza al pronto soccorso perché si era aggravata. I medici la ricoverarono. Da un’ecografia emersero preoccupanti complicazioni a seguito di una "strozzatura" del tratto intestinale che le aveva provocato peritonite e setticemia. Volevano operarla d’urgenza, ma Sabrina, purtroppo, non riuscì ad arrivare in sala operatoria.

Nel maggio 2014 i giudici di Lucca condannarono in primo grado a 2 anni (l’accusa aveva chiesto 16 anni) il medico dell’Asl la dottoressa Patrizia Gaglianone, con provvisionale per la parte civile di 350mila euro. Quella prima tranche è stata pagata dall’Asl solo dopo una clamorosa iniziativa dell’avvocato Anastasio con un pignoramento dimostrativo degli incassi del Cup nel febbraio 2015: l’Asl doveva evrsare dalle proprie casse in macanza di un a copertura assicurativa. Poi a marzo 2016 la Corte d’Appello di Firenze ridusse la condanna a 12 mesi, ma nelle scorse settimane la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello: il medico dovrà comparire davanti a un’altra sezione della corte d’Appello di Firenze. Ma ora l’Asl ha deciso di pagare anche altri 350mila euro e di chiudere la causa civile.