Traffico di rifiuti, diecimila carte. Faccia a faccia con gli arrestati

Una mole enorme di documenti. Domani gli interrogatori

La Guardia di finanza

La Guardia di finanza

Lucca, 18 settembre 2016 - Iniziano domani e proseguiranno fino a mercoledì gli interrogatori del gip delle 6 persone agli arresti domiciliari e di altri indagati nell’inchiesta della DDA di Firenze sul traffico di rifiuti. Gli avvocati stanno esaminando le circa 10mila pagine di documenti della Procura fiorentina. Una valanga di accertamenti e analisi tecniche a supporto della clamorosa indagine affidata alla Guardia di Finanza. Si delinea anche una possibile spaccatura tra imputati: da un lato le cartiere negano ogni addebito, parlano di «ipotesi risibili di guadagno economico» e sottolineano di essersi rivolte sempre a ditte autorizzate. Dall’altro le stesse aziende smaltitrici che affermano di aver smaltito ciò che veniva loro consegnato.

Una vicenda che potrebbe presto provocare polemiche, sul piano politico, al Comune di Porcari. Una delle aziende coinvolte nell’inchiesta, la 3F Ecologia, è infatti di proprietà della famiglia di Angelo Fornaciari, consigliere comunale della maggioranza di centrosinistra. Fornaciari, che nella ditta ha l’incarico di seguire le bonifiche dell’amianto, è presidente della Commis- sione comunale Assetto e tutela del territorio che si occupa proprio di tematiche ambientali. E Piero Angelini, ex sottosegretario all’Ambiente, va all’attacco sulla vicenda.

«Le inchieste e gli arresti per lo smaltimento dei rifiuti industriali, attualmente in corso, – afferma Angelini – riportano alla ribalta gli stessi uomini e gli stessi metodi che io avevo combattuto più di 20 anni fa; quando, a partire dal 1993, avevo denunciato il fatto che mezza Toscana smaltiva i propri rifiuti nelle discariche della camorra e che, per quanto riguarda i fanghi delle cartiere, si stava rafforzando la tesi peregrina che i fanghi, in realtà, non fossero rifiuti, bensì risorse che potevano essere utilizzate come concime in agricoltura».

«Sommerso da querele, che mi hanno impegnato più di 3 anni in Tribunale, ebbi soltanto il conforto dell’allora Ministro dell’Ambiente Valdo Spini, il quale, da me interrogato, il 5 agosto 1993 confermava in Parlamento, in riscontro ai fatti da me denunciati in Toscana, l’esistenza di “un tentativo camorristico di controllo delle varie fasi della raccolta”, un “illecito traffico di rifiuti (urbani, speciali e tossico-nocivi) provenienti dal Nord e diretto verso alcune discariche della Campania”; e assicurava, pertanto, che i responsabili delle discariche e delle ditte di trasporto coinvolti, tra cui alcune delle aziende oggi inquisite, erano stati denunciati all’autorità giudiziaria. Tutto, invece, è continuato come prima ed è durato fino ad oggi, con smaltitori e autotrasportatori che hanno continuato a gestire, indisturbati, i loro lucrosi affari, fino alle attuali inchieste. Sarà la magistratura, naturalmente, a giudicare. Le responsabilità politiche maggiori, però, nel nostro territorio, sono delle istituzioni».

Anche Enrico Cantone, consigliere regionale capogruppo M5S, interviene per «chiedere alla Commissione parlamentare antimafia di venire qui, relazionare sul quadro toscano e avviare la verifica di quanto accaduto d’accordo con la Direzione Distrettuale Antimafia. Il mio pensiero va ai tanti imprenditori onesti che gestiscono con cura lo smaltimento degli scarti e magari perdono quote di mercato di fronte a quei disonesti che invece li gestiscono tramite autotrasportatori legati alla mafia per ridurre i costi».