La figlia e l'ex marito di Vania: "Chiediamo che sia fatta giustizia"

Russo pedinava la donna e teneva d'occhio gli uomini di casa

Valentina, la figlia di Vania al funerale (foto LaPresse)

Valentina, la figlia di Vania al funerale (foto LaPresse)

Lucca, 10 agosto 2016 - «Vogliamo solo che sia fatta giustizia. Giustizia». La voce è ferma, gli occhi, prosciugati, sono quelli di chi non ha più lacrime da versare perché le ha già piante tutte. Valentina Barsali, la figlia 19enne di Vania Vannucchi, la donna bruciata viva il 2 agosto, parla per la prima volta da quel giorno maledetto. Lo fa dal cancello della villetta di via delle Cornacchie dove è nata e cresciuta e dalla quale adesso la famiglia Barsali cerca di ricominciare, trincerata nel dolore. Lo stesso che li investe ogni volta che varcano l’uscio di casa e si imbattono nel piazzale del martirio di Vania, distante poche centinaia di metri, dove la donna è stata data alle fiamme dall’ex amante. «Non abbiamo parole - dice Valentina - è un momento durissimo, chiediamo giustizia». Solo una frase per Pasquale Russo, il 46enne accusato di aver assassinato sua madre. «Mi fa schifo - si sfoga - era venuto tante volte in casa a prendere un caffè o a trovare la mamma. Lo conoscevamo ma come un collega di lavoro di mia madre».

«Non si frequentavano più - ricorda la figlia - dallo scorso aprile. Fra la nostra famiglia e la sua non ci sono mai stati contatti e, al contrario di quanto hanno scritto altri giornali, mia madre non ha mai fatto da madrina a nessuno dei suoi figli». Ma dopo il taglio netto della relazione, Russo non si era dato per vinto: aveva continuato a tenere d’occhio la villetta della donna. E Vania. Arrivando faccia a faccia anche con l’ex marito. «Quell’uomo non mi ha mai ispirato fiducia - racconta Andrea Barsali, l’ex marito di Vania dalla quale è divorziato da un anno e mezzo, e padre di Valentina - e in alcune occasioni l’ho dovuto affrontare di persona e dirgli di stare alla larga. Spesso ho suggerito a Vania di denunciarlo, ma non la potevo costringere...». La donna, complice il suo ingresso, come operatrice socio-sanitaria di ruolo, nell’Asl pisana forse aveva pensato che i chilometri di distanza con Lucca avrebbero attutito le ossessioni di Russo. Che invece si sono impennate. E a maggio è arrivato il primo blitz dell’uomo in casa Barsali.

«Lui - ricorda Andrea - stava attento a non farsi vedere intorno a casa quando ero presente io oppure il fidanzato di mia figlia. Controllava le macchine che erano parcheggiate all’esterno. Se c’erano le nostre non si avvicinava». Una battaglia quotidiana di logoramento durante la quale Russo ha «braccato» silenziosamento la donna. Fino all’exploit del 1 agosto, quando ha utilizzato le conoscenze della villetta, «registrate» durante le visite in casa Barsali, per rubare il cellulare dal comodino di Vania. «Ha scavalcato il cancello - racconta Valentina - si è arrampicato sul forno che abbiamo in giardino fino al terrazzo. Poi ha forzato la persiana ed è entrato dentro». Poche ore dopo quel piano lucidissimo,Vania si ritroverà murata dentro una gabbia di fuoco nel piazzale dell’ex ospedale Campo di Marte. «Chiediamo solo giustizia» conclude Valentina.