Comandante rimosso per presunte avances sessuali

Polizia municipale: chiesto il processo per Carmignani, accusato da una agente. "Voleva portarmi in un motel"

Stefano Carmignani

Stefano Carmignani

Lucca, 6 aprile 2017 - Nuova «tegola» per il comandante della Polizia municipale Stefano Carmignani, 53 anni, che peraltro proprio ieri è stato rimosso dal suo incarico sulla base degli ultimi clamorosi sviluppi giudiziari. La Procura ne ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per il reato previsto dall’articolo 319 quater, introdotto nel novembre 2012 nella legge anticorruzione. Si tratta del cosiddetto «traffico di influenze», che punisce l’induzione indebita a dare o promettere denaro o altre utilità. La vicenda che investe il comandante è alquanto pesante e, secondo il procuratore capo Pietro Suchan e il sostituto Piero Capizzoto, è necessario approdare a un processo.   In sostanza  Carmignani è accusato di aver tentato di indurre un’agente della polizia municipale, sua sottoposta, ad una prestazione sessuale. Un tentativo che non andò a buon fine per il netto rifiuto della donna. L’episodio risale al 10 novembre 2014 ed è emerso solo ora con la chiusura dell’inchiesta affidata alla sezione di pg dei carabinieri e durata oltre un anno.    Ecco la ricostruzione dei fatti secondo l’accusa. Quel giorno, in orario di servizio, il comandante scelse di farsi accompagnare in una trasferta a Firenze e a Montale da un’agente quarantenne, che faceva da autista. Per lei era la prima volta e ne fu sorpresa. Partirono alle 8 di mattina. «Ma lei è venuta in divisa? Mi aspettavo che venisse con minigonna e calze a rete», fu il benvenuto di Carmignani. Giunti all’altezza del casello autostradale di Chiesina Uzzanese, il comandante le disse: «Esca qua!», indicando un vicinissimo motel. E alle obiezioni sollevate dall’agente sulla reale finalità di quel viaggio, aggiunse: «No, andiamo lì a fare l’amore...». Lei si oppose con decisione e tirò dritto verso Firenze.    A quel punto il comandante si limitò a prendere atto del rifiuto, ma aggiunse sibillino: «Terrò conto del fatto che non ha voluto fare l’amore con me...». La giornata si svolse poi secondo i programmi ufficiali, con un passaggio nella sede della Regione (ma la Procura contesta l’esigenza stessa di quel viaggio) e un altro appuntamento a Montale nel pomeriggio. Ma al ritorno, secondo la donna, lui ribadì la frase: «Terrò conto del fatto che non ha voluto fare l’amore con me...».   L’agente lucchese, una donna assai carina, sposata e con figli, rimase molto turbata e si confidò il giorno successivo con la madre e con alcune colleghe. Ma la vicenda è emersa solo più avanti, nell’ambito dell’inchiesta aperta un anno e mezzo fa su alcuni episodi che vedevano protagonista sempre Carmignani, anche per presunte condotte «punitive» nei confronti dell’agente o almeno da lei percepite così e ricollegate anche a quel rifiuto di prestazioni sessuali. Per la Procura ci sono elementi che confermano l’ipotesi accusatoria.   La lettura fornita da Carmignani agli inquirenti è invece opposta. In sostanza accusa la vigilessa di avergli offerto la propria disponibilità a prestazioni sessuali in cambio di una promozione. E sostiene che la cosa non ebbe alcun seguito concreto proprio perché quella promozione non c’è mai stata. Una versione che non ha convinto la Procura, che ora contesta a Carmignani anche il reato di calunnia.    Come andarono veramente i fatti? Sarà l’eventuale processo, dopo il necessario vaglio da parte del gip, a chiarire una vicenda che getta comunque una luce ancora più inquietante sulla situazione al comando della polizia municipale. Inevitabile anche la decisione del sindaco di rimuovere il comandante appena appresa ieri la decisione della Procura.