Arrestato il cacciatore che ha sparato a padre e figlio

Si tratta di un 58enne di Ghivizzano: il giorno successivo all'episodio si è costituito alla stazione dei carabinieri di Coreglia

Le indagini dei carabinieri a Vitiana (foto Borghesi)

Le indagini dei carabinieri a Vitiana (foto Borghesi)

Lucca, 9 novembre 2015 -  Troppi elementi sembravano portare proprio a lui. Così alla fine deve aver valutato che era meglio costituirsi prima di essere raggiunto da un provvedimento di limitazione della libertà personale. Il drammatico episodio di sabato mattina a Vitiana, quando il cacciatore, Marco Zappelli, ha sparato al proprietario di un terreno Gianfranco Barsi di 49 anni e ha cercato di colpire anche il figlio Riccardo di 18 anni, ha avuto dunque un epilogo nel giro di poco più di 24 ore. Il cacciatore, un 58enne di Ghivizzano, Coreglia, si è presentato spontaneamente nel primo pomeriggio di ieri alla locale caserma dei Carabinieri. Ha raccontato il fatto ed è stato interrogato a lungo dai militari e trasferito poi al comando di Lucca, dove è stato sentito anche dal sostituto procuratore Antonio Mariotti. Zappelli, alla fine, ha confessato il fatto e per lui è scattato il fermo con l’accusa di tentato omicidio. «Posso dire soltanto – aveva commentato al termine del primo interrogatorio il comandante della Compagnia Carabinieri di Castelnuovo Garfagnana, capitano Paolo Volontè – che stiamo ancora svolgendo accertamenti sul caso». Il paese di Vitiana e più in generale l’intero territorio di Coreglia e della Valle del Serchio per un’intera giornata hanno vissuto l’incubo del cacciatore misterioso che poteva essere ancora nella zona o forse essersi allontanato. Una minaccia potenziale che ha fatto dire al sindaco di Coreglia, Valerio Amadei, parole nette: «Spero che il responsabile di questo atto ingiustificabile si consegni alla giustizia. Un atto che ha colpito l’intera comunità». Fin dal primo pomeriggio di sabato era scattata una sorta di «caccia all’uomo».   La percezione che i Carabinieri fossero comunque vicini a chiudere il cerchio è stata netta fin dal pomeriggio di sabato. Le testimonianze raccolte dai militari erano state precise. A cominciare dal racconto di una donna che salendo verso Vitiana aveva visto un uomo sui 60 anni che stava guidando un’auto fuoristrada di colore nero. La donna avrebbe fornito molti dettagli sull’auto e sulla persona che la guidava. Intrecciando questa testimonianza alle altre raccolte stava emergendo un quadro sempre più preciso. L’ipotesi che si trattasse di un cacciatore venuto da lontano era apparsa poco credibile mentre nell’ambiente dei cacciatori di Coreglia e dintorni si sono cominciate a fare ipotesi sempre più mirate. Probabilmente le notizie sul grave episodio di sabato mattina e sulle stesse condizioni di Gianfranco Barsi hanno raggiunto lo stesso Zappelli già nel pomeriggio di sabato e poi ancora ieri mattina attraverso il giornale. Ritardare oltre la decisione di costituirsi poteva diventare pericoloso, aggiungendo nuovi guai all’episodio avvenuto nel bosco del Barsi.  Ora SI attendono gli sviluppi degli ulteriori accertamenti da parte dei Carabinieri per ricostruire l’intera sequenza dei fatti. Nel frattempo nei paesi della Media Valle si sono rincorse voci, anche di segno opposto, circa le condizioni di salute di Giancarlo Barsi, dopo il delicato intervento chirurgico di sabato pomeriggio e il successivo ricovero nella terapia intensiva di Cisanello, dove si trovano i casi più gravi. Il dato ufficiale, almeno fino alla serata di ieri, indicava la permanenza di una condizione complessiva grave, tanto che la prognosi non è stata sciolta.  

Paolo Mandoli