La Procura chiede il processo per l'assassino di Vania

Udienza preliminare il 14 febbraio: "Delitto premeditato"

Pasquale Russo (foto Ansa)

Pasquale Russo (foto Ansa)

Lucca, 30 novembre 2016 - Il pm Piero Capizzoto ha chiesto il rinvio a giudizio di Pasquale Russo, il 46enne di Segromigno in Monte in carcere per l’omicidio della povera Vania Vannucchi, la 46enne da lui bruciata viva il 2 agosto scorso nei pressi dell’ex ospedale Campo di Marte, perché lei non voleva più essere la sua amante. La Procura chiede che venga processato per omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, nonché da atti persecutori. Il gup Silvia Mugnaini ha fissato l’udienza preliminare al 14 febbraio. Sarà una tappa cruciale nella vicenda giudiziaria, anche se la difesa dell’omicida sembra aver per il momento accantonato l’ipotesi di una perizia psichiatrica. I difensori Paolo Mei e Gianfelice Cesaretti non hanno dato seguito finora all’annunciata consulenza di uno psichiatra di fama su Pasquale Russo.

Non è chiaro se si tratti di una rinuncia vera e propria a giocare la carta di un eventuale vizio di mente totale o parziale. Russo, rinchiuso nel carcere di Prato, non è stato ancora valutato da uno psichiatra e il pm Capizzoto non ha messo in dubbio la sua capacità di intendere e di volere al momento dell’atroce delitto. E’ probabile che una consulenza di questo genere venga prodotta o chiesta in udienza preliminare. Sulla base delle attuali contestazioni, Pasuale Russo rischia una condanna all’ergastolo e quindi la difesa dovrà studiare qualche ulteriore mossa proprio davanti al gup. In udienza i familiari della vittima saranno tutelati dall’avvocato Elena Libone. Dagli atti dell’indagine affidata alla Squadra mobile della questura, diretta dalla dottoressa Silvia Cascino, emerge un quadro inquietante di stalking che precede l’atroce delitto del 2 agosto.

Pasquale Russo, 46 anni di Segromigno in Monte, padre di tre figli, aveva avuto una relazione con Vania, ma non si rassegnava al fatto che lei avesse voluto troncarla fin dalla primavera scorsa. Anche la notte prima del delitto, lui si era introdotto nella sua abitazione a San Marco e le aveva rubato il cellulare. Un’esca per costringerla ad incontrarlo. E infatti la mattina dopo aveva attuato il suo piano omicida, presentandosi all’appuntamento con una tanica di benzina appena riempita al «Q8» di viale Castracani. Una trappola mortale per la povera Vania, che pensava di poter fronteggiare la situazione. Ma non aveva capito il piano atroce che lui aveva in mente.