Uno scontro fra perizie in aula sulla morte del bimbo di 10 anni

Iniziato l’esame dei consulenti. Per quelli del pm nessuna colpa. I genitori: "Gli mancano dei referti"

Alessandro Favilla con i genitori

Alessandro Favilla con i genitori

Lucca, 24 febbraio 2017 - Si profila un cruciale scontro di perizie tra accusa e parti civili, al processo per la tragica fine del piccolo Alessandro Favilla, il bimbo di dieci anni morto soffocato davanti ai genitori Emanuele e Alessia il 25 ottobre 2012, nell’abitazione di via Orzali. A giudizio per concorso in omicidio colposo aggravato da colpa medica, davanti al giudice Stefano Billet, ci sono tre pediatri: una in servizio all’ospedale di Lucca, la dottoressa Elisabetta Spadoni, quello di guardia medica, il dottor Graziano Vierucci e il pediatra di famiglia, il dottor Giuseppe Fontana. Si procede a parte invece per il pediatra Marco Montesanti, all’epoca in servizio al «Campo di Marte», prosciolto dal gup un anno fa con sentenza che la Cassazione ha tuttavia annullato di recente.

Ieri in aula sono stati ascoltati i periti del pm Aldo Ingangi: il medico legale Marco Di Paolo e il neurochirurgo pediatra Vitale Ravelli dell’Università di Pisa. Entrambi hanno riferito sulle risultanze della prima perizia disposta a suo tempo dal pm Fabio Origlio, sottolineando che in sostanza non sono emersi elementi per individuare con certezza condotte sanitarie inadeguate, in rapporto causale con il decesso del bambino. Un punto a favore della difesa, anche se resta aperta la discussione.

Nella prossima udienza verranno ascoltati infatti il professor Rolando Cimaz, responsabile dell’unità operativa di reumatologia del pediatrico Meyer di Firenze, consulente del pm, e il pneumologo Roberto Da Porto, l’esperto nominato dai familiari del bimbo. Qui siamo su due opposte visioni della situazione e delle eventuali responsabilità. In ballo anche il video registrato a scuola dalla maestra pochissimi giorni prima del decesso di Alessandro, dove si vede e si sente il bimbo ansimare ed emettere un sonoro fischio mentre si sforza di parlare. Il giudice l’ha acquisito agli atti.

Mentre i periti Di Paolo e Cimaz sostengono nella loro relazione che «il filmato documenta la situazione in quella specifica giornata»... e che «una possibilità per spiegare quanto accaduto potrebbe essere rappresentata dal fatto che l’ostruzione desse sintomatologie con modalità intermittenti», il consulente della famiglia, il dottor Da Porto, evidenzia invece la gravissima situazione polmonare con catarro, enfisemi e edema in atto da settimane. Ci sono poi le due perizie firmate dal pneumologo Giovanni Rossi del pediatrico «Gaslini» di Genova, perito della difesa, secondo il quale la morte del piccolo Alessandro fu causata da una crisi respiratoria dovuta a stemosi tracheale e al catarro di cui erano pieni i polmoni.

I genitori del piccolo, tutelati dall'avvocato di parte civile Enrico Marzaduri, evidenziano peraltro il fatto che ai consulenti del pm "non è mai stata data la documentazione relativa alle visite successive al 15 ottobre e quindi  hanno espresso valutazioni riguardo all'operato di due medici che non risultano neppure imputati in questo processo".  "Il dottor Di Paolo - sottolineano Alessia ed Emanuele Favilla - ha detto di non aver mai visto i referti di Vierucci, Spadoni e Fontana e di non potersi esprimere riguardo agli imputati. Ha parlato di una stenosi che gli occludeva la trachea al 75% e ha dsetto che dal video si vede benissimo che Ale cercava aria. Lo stesso dottor Ravelli ha confermato che è molto frequente il fenomeno della stenosi anche per intubazioni poco prolungate e che lui di fronte a un bambino in quelle condizioni non lo avrebbe mandato a casa ma trattenuto per accertamenti...".

Il processo proseguirà il 30 marzo e il 6 aprile, quando potrebbe arrivare l’attesa sentenza.