"Così ho visto morire il mio bimbo"

La drammatica testimonianza della mamma di Alessandro Favilla al processo contro tre medici

Alessandro Favilla

Alessandro Favilla

Lucca, 27 gennaio 2017 - Prima udienza vera e propria per il processo sulla tragica fine di Alessandro Favilla, il bimbo di dieci anni morto soffocato davanti ai genitori il 25 ottobre 2012, nell’abitazione di via Orzali. A giudizio per concorso in omicidio colposo aggravato da colpa medica, davanti al giudice monocratico Stefano Billet, ci sono tre medici: una pediatra dell’ospedale di Lucca, Elisabetta Spadoni, più il pediatra di guardia medica Graziano Vierucci e il pediatra di famiglia Giuseppe Fontana. Era stato invece prosciolto dal gup il pediatra Marco Montesanti, all’epoca in servizio al «Campo di Marte», ritenuto estraneo alle accuse: la sua posizione è tuttavia oggetto di un ricorso in Cassazione che verrà discusso proprio lunedì 30 gennaio a Roma. La morte del piccolo Alessandro, reduce da un grosso intervento alla colonna vertebrale, fu causata da una crisi respiratoria dovuta a stenosi tracheale e al catarro di cui erano pieni i polmoni, situazione che secondo l’accusa non fu valutata in tempo, nonostante le ripetute richieste dei genitori e le visite nell’arco di tre settimane.

Il momento clou dell’udienza di ieri è stata proprio la testimonianza della mamma, Alessia Marraccini, assistita dall’avvocato di parte civile Enrico Marzaduri. Non senza momenti di grande commozione, ha risposto al pm Aldo Ingangi e ha ripercorso le ultime settimane di vita del figlio. Fino alla tragica crisi.

«Quella mattina del 25 ottobre Ale si è alzato ed è andato incontro al papà: ‘Sono tanto stanco, sono tanto stanco...’, ha detto. Ero in bagno ho sentito mio marito Emanuele che gli diceva: ‘Ma che fai?’. Sono accorsa anch’io e l’ho visto a terra. Era blu. Non respirava, aveva il cuoricino che batteva sempre e ho chiamato subito il 118. Abbiamo provato a fargli una respirazione bocca a bocca, poi gli abbiamo tolto il busto, l’abbiamo messo a testa in giù. Poi l’hanno portato al pronto soccorso, ma è stato tutto inutile...». La mamma ha anche evidenziato con grande precisione le varie visite con i pediatri, le diverse diagnosi e le terapie cui era stato sottoposto inutilmente il piccolo. In evidenza anche il famoso video in cui si vede Alessandro a scuola il 19 ottobre 2012, pochi giorni prima del decesso, mentre parla con evidenti difficoltà respiratorie.

«Respirava sempre peggio - ha sottolineato la mamma Alessia - , cercava l’aria, soffriva. Si accasciava a terra. Ma ci dicevano che era bronchite... Il pediatra Favilla il giorno prima del decesso lo visitò e avanzò l’ipotesi di un problema alla trachea, un restringimento, ci dette una cura e disse che poi se non migliorava era il caso di approfondire eventuali problematiche dopo l’intervento chirurgico». «Finalmente il processo pubblico è iniziato - commentano i genitori Alessia e Emanuele Favilla - si fa un passo concreto verso la giustizia. Noi la aspettiamo con fiducia da più di quattro anni, ma quello che conta è che si faccia chiarezza su eventuali responsabilità. Lo dobbiamo ad Alessandro, ad un bambino innocente, che non è morto per una semplice fatalità... Speriamo che si faccia piena luce». Prossima udienza il 1 febbraio.