Lucca, 10 novembre 2013 - La squadra mobile della Questura ha eseguito la misura cautelare coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare, disposta dal Gip Marcella Spada Ricci su richiesta del sostituto procuratore Sara Polino, nei confronti di un 32enne cittadino rumeno, residente nel centro storico. L’uomo è stato denunciato per una serie reiterata di maltrattamenti in famiglia in danno di una coetanea e connazionale, che è dovuta ricorrere anche alle cure mediche a causa delle lesioni patite dalle percosse del marito.
La donna, al culmine dell’ennesima aggressione avvenuta lo scorso mese di agosto, aveva denunciato il marito presso la sezione specializzata della Squadra mobile che si occupa proprio delle violenze a donne e minori. Con la denuncia e le prove raccolte i poliziotti avevano richiesto la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare a carico del violento marito, aiutando peraltro nella immediatezza la donna a trasferirsi temporaneamente in una casa protetta per evitare la vendetta del marito. Che, rintracciato dalle poliziotte che lo avevano denunciato, si è detto contrito per l’accaduto, ma ciò non ha impedito di eseguire l’ordine del giudice, per cui lui è stato allontanato con l’avvertimento delle conseguenze cui si esporrebbe se violasse tale ordine, mentre la donna è potuta rientrare nella abitazione. Si tratta purtroppo dell’ennesimo caso di violenza sulle donne, un fenomeno sempre più frequente anche nella nostra città. I dati degli ultimi mesi sono veramente alti e sempre più preoccupanti.
La statistica ufficiale fotografa finora la situazione alla fine del primo semestre dell’anno. Si nota un’impennata che ha fatto registrare 159 casi di «codice rosa» nel primo semestre. Una cifra che, se proiettata su base annua, porterebbe l’aumento rispetto al 2012 a quota più 27,2 per cento. In realtà il timore, visto il trend di questi ultimi tempi, è di andare decisamente sopra la soglia dell’aumento del 30 per cento rispetto al 2012, anno che aveva già fatto registrare un’impennata rispetto al 2011. La dottoressa Piera Banti, che opera al pronto soccorso dell’ospedale Campo di Marte e che fa parte del gruppo di lavoro del «codice rosa» ha pubblicato una prima analisi del fenomeno sulla rivista «Medicina e cultura». «Negli ultimi mesi — ha detto la dottoressa Banti — ho avuto la percezione che la popolazione cominci a fidarsi di più delle istituzioni: medici, polizia giudiziaria, ecc. Pertanto le denunce sono senza dubbio in aumento anche per l’effetto domino o tam-tam che si crea dalle vittime. Non c’è donna che non abbia un’amica, collega o parente che non subisce violenze. Io stessa da quando ho iniziato ad occuparmi di “codice rosa” sono stata sommersa dalle richieste di aiuto da parte di colleghe o persone che lavorano nel mio ambiente». Molte le conseguenze per le donne vittima di violenza: lesioni traumatiche quali fratture, contusioni, invalidità temporanee, danni funzionali, malattie sessualmente trasmesse. Ma anche effetti cronici come invalidità permanenti, disturbi psicofisici quali l’asma, dolori pelvici e infezioni genito-urinarie, disordini gastrointestinali e sindrome dell’intestino irritabile. Senza dimenticare disturbi e disfunzioni sessuali, sindrome post-traumatica da stress, ansia generalizzata, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, depressione, disturbi del comportamento alimentare e dipendenza da alcol, droghe e farmaci.
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