Lucca, 04 ottobre 2013 - Oltre 400mila euro di Iva evasa attraverso un illecito traffico internazionale di telefonini. E’ questa l’accusa mossa a due imprenditori di una ditta lucchese, la «Happy Tel Srl» con sede su viale San Concordio, dedita al commercio di cellulari. Walter Luigi Berti, 52 anni di Montecatini e Maurizio De Fusco, 33 anni nato a Roma, sono stati rinviati a giudizio per una serie di fatture relative a operazioni ritenute inesistenti. Il processo si aprirà il prossimo 28 novembre.

Secondo la procura Berti avrebbe prodotto fatture false dal 2006 al 2008. Più lievi, i capi d’accusa per De Fusco a cui viene contestata ‘solo’ una parte del 2007 e tutto il 2008. Una truffa ai danni dello Stato scoperchiata da una lunga e complessa indagine della guardia di fianza di Lucca chiamata in codice «Operazione Garuffa». Il sistema usato per imbrogliare il fisco, secondo l’accusa, era particolarmente complesso. La Happy Tel faceva finta di vendere cellulari ad un’azienda di San Marino. In realtà però i telefonini non si muovevano neppure dalla nostra città ma rimanevano nascosti in un magazzino. A questo punto si metteva in moto un meccanismo di compra-vendita fittizio con bolli e carte taroccate. La ditta sanmarinese, appena fatto finta di ricevere la merce, rivendeva a sua volta i cellulari ad alcune ditte fantasma italiane. Ditte che oggi ci sono e domani non ci sono più. Aziende che, a fine anno, neppure presentavano la dichiarazione dei redditi e quindi fallivano lasciando «buchi» enormi di tasse non pagate. A questo punto queste aziende «fittizie» rivendevano nuovamente i cellulari alla Happy Tel. Un «gioco» di scatole cinesi che permetteva di evadere centinaia di migliaia di euro di tasse.

Le indagini, condotte all’epoca dagli uomini del comandante del nucleo di polizia tributaria colonnello Vito Di Terlizzi, si sono prolungate per diversi mesi e hanno messo a nudo una truffa ancor più corposa. Quando, infatti, il reparto del comando generale della Guardia di finanza ha chiesto informazioni alle autorità sanmarinesi, l’operazione ha assunto orizzonti più estesi. Le autorità della Repubblica del Titano, oltre all’incartamento relativo ai movimenti con l’azienda lucchese, hanno infatti inviato anche una copia delle fatture di tutti gli operatori nazionali che avevano intrattenuto rapporti economici con la società estera. Così l’indagine si è allargata all’intero Stivale con oltre 300 società coinvolte che - si calcola - avrebbero frodato il fisco per un volume d’affari di circa 190 milioni di euro.