di PAOLO MANDOLI

Lucca, 20 agosto 2013 - I dati delle violenze su donne e minori sono in costante aumento e sembrano essere schizzati verso l’alto in questi ultimi due mesi estivi. Così al pronto soccorso dell’ospedale Campo di Marte si registrano sempre più frequentemente i cosiddetti casi di «codice rosa». Si tratta di un codice criptato, dunque non leggibile se non alle persone autorizzate, che viene assegnato dall’infermiere del triage in aggiunta ai tipici codici colore relativi alla priorità di accesso dei pazienti: rosso, giallo, verde, azzurro o bianco.

I dati di luglio e agosto sono veramente alti e dunque sempre più preoccupanti. Intanto la statistica ufficiale, riportata nel grafico sopra, fotografa la situazione al 30 giugno scorso. Si nota già un’impennata che ha fatto registrare 159 casi di «codice rosa» nel primo semestre.

Una cifra che, se proiettata su base annua, porterebbe l’aumento rispetto al 2012 a quota più 27,2 per cento. In realtà il timore, visto il trend di queste ultime sette settimane, è di andare decisamente sopra la soglia dell’aumento del 30 per cento rispetto al 2012, anno che aveva già fatto registrare un’impennata rispetto al 2011.

La dottoressa Piera Banti, che opera al pronto soccorso dell’ospedale e che fa parte del gruppo di lavoro del «codice rosa» ha pubblicato una prima analisi del fenomeno sulla rivista «Medicina e cultura». «Negli ultimi mesi — spiega la dottoressa Banti — ho avuto la percezione che la popolazione cominci a fidarsi di più delle istituzioni: medici, polizia giudiziaria, ecc. Pertanto le denunce sono senza dubbio in aumento anche per l’effetto domino o tam-tam che si crea dalle vittime. Non c’è donna che non abbia un’amica, collega o parente che non subisce violenze. Io stessa da quando ho iniziato ad occuparmi di “codice rosa” sono stata sommersa dalle richieste di aiuto da parte di colleghe o persone che lavorano nel mio ambiente».

Cosa emerge dai dati che ha elaborato?

«Guardando ai numeri del 2012, primo anno del “codice rosa” all’ospedale di Lucca, abbiamo avuto 222 casi che hanno riguardato persone adulte di cui 215 femmine con range d’età compreso fra 18 e 83 anni e una media di 40,1 anni. Sette sono stati i maschi con età fra 65 e 85 anni e media di 77,5 anni. Guardando invece al dato di minori dei 28 casi presi in carico 18 sono stati i maschi, con età fra 4 e 17 anni e media di 10,5 anni, e 10 le femmine in età fra 3 e 17 anni e media di 12,3 anni».

Quali le tipologie prevalenti di violenza?

«Sempre con riferimento al 2012 abbiamo registrato 210 casi di violenza fisica, 223 psicologica, 77 economica, 15 sessuale, 6 casi di stalking, 7 casi di molestie sessuali e 3 casi di mobbing. Dei maltrattamenti sono vittime l’84 per cento degli adulti e l’11,2 per cento dei minori. Il 24 per cento delle vittime ha subito un unico tipo di violenza, il 57 per cento due tipi di violenza, il 13 per cento tre tipi di violenza. C’è poi un 3 per cento che ha subito quattro o più tipi di violenza. Sono soprattutto le vittime del partner a subire più tipi di violenza».

Quale l’identikit dell’aggressore?

«Generalmente è la persona con cui la vittima aveva oppure ha una relazione intima. Il luogo dove nella maggior parte dei casi si manifesta la violenza è “tra le mura domestiche”. Il “codice rosa”, allargato a tutte le fasce deboli, ha scoperto ancora di più il mostro che si annida in famiglia ed è la persona con cui si ha un legame filiale o parentale. Il “codice rosa” porta all’affiorare di casi di violenza che prima rimanevano nel sommerso».

Parliamo degli effetti per le vittime. Quali le conseguenze?

«Quelle fisiche acute sono: lesioni traumatiche quali fratture, contusioni, ecc.; invalidità temporanee, danni funzionali, malattie sessualmente trasmesse. Ci sono poi quelle croniche come invalidità permanenti, disturbi psicofisici quali l’asma, dolori pelvici e infezioni genito-urinarie, disordini gastrointestinali e sindrome dell’intestino irritabile. Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche sulla salute della donna si parla di disturbi e disfunzioni sessuali, sindrome post-traumatica da stress, ansia generalizzata, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, depressione, disturbi del comportamento alimentae e dipendenza da alcol, droghe e farmaci. da non dimenticare infine le conseguenze sociali che arrivano ai tentativi di suicidio, alla perdita del lavoro o comunque alla difficoltà di mantenerlo».