LUCCA 10 maggio 2013 - E’ una giungla di rovi, erbacce e cemento che mostra tutti i segni del tempo e dell’incuria. Il planetario, nelle intenzioni dell’allora sindaco Fazzi, doveva divenire una sorta di punto di riferimento scientifico per la città all’interno del Parco fluviale. Per il momento è un monumento alla provvisorietà, quella provvisorietà  che in Italia troppo spesso assume i tratti dell’eternità. L’idea di uno spazio dedicato alla scienza a due passi dalla città, come avviene in altre realtà, e non solo per osservare le stelle ma per conferenze, dibattiti e raccolta dati, era maturata nel 2004.

Tra il 2005 e il 2006 la costruzione comincia a prendere forma, grazie a un milione e mezzo di euro in parte a carico del Comune, in parte finanziati dal Ministero dell’ambiente. La struttura, collocata tra la via del Brennero e i campi sportivi dell’Acquedotto, dovrebbe essere un ulteriore tassello per il rilancio del Parco fluviale, uno degli spazi cittadini più importanti anche da un punto di vista naturalistico. E, invece, l’opera non viene mai conclusa, negli anni successivi cade anzi nell’oblio e la zona del parco finisce per conoscere un altro motivo di degrado. Ufficialmente non ci sono più soldi. Né interesse per il suo completamento. Al punto che le amministrazioni successive provano, un po’ comicamente, a mettere in vendita l’edificio che per la sua conformazione è difficilmente reversibile per altri usi. La cifra? Circa un milione di euro. E, come facilmente prevedibile, il bene rimane tra i beni alienabili del Comune. Ovvero vendibili ma non venduti. Nel frattempo, la struttura, a cui è praticamente impossibile accedere a meno di non volersi sottoporre a un esperienza da safari in mezzo alla vegetazione altissima e alle reti di recinzione arrugginite, è lì a chiedere aiuto. Che ne sarà di essa? Da Palazzo Orsetti filtrano ipotesi circa un suo reimpiego in concessione come palestra o comunque come spogliatoio per i vicini campi di allenamento della Lucchese all’Acquedotto, che distano comunque alcune centinaia di metri. Sembra davvero una soluzione in mancanza di nient’altro. Sulla vendita, paiono tutti concordare: E’ praticamente impossibile.

E allora riprende l’ipotesi suggestiva di un suo completamento. E’ lo stesso ex sindaco Fazzi a rilanciarla. «Ci sono contatti con soggetti che sono disponibili a farsi carico della struttura — dice — e naturalmente dei costi per completarla che non sono elevatissimi e che sarebbero a carico loro in cambio della concessione. Niente vendita, come per tutti gli altri spazi che si affacciano sul fiume: sono e devono restare della comunità. E’ ancora un’occasione per offrire uno spazio alla scienza che in città non trova una sua collocazione, per quanto ci siano associazioni molto vitali e sarebbe un tassello per rilanciare l’area del Parco fluviale che rimane centrale nella storia e nelle prospettive della città. Troppo vicino a Lucca e alle sue luci artificiali? Macché: a Milano e Roma è praticamente in centro.