Lucca, 1 febbraio 2013 - Non mancano le polemiche per l'allarme dato ieri sera, in Garfagnana, sul rischio di un evento sismico. Parte dei cittadini coinvolti nelle operazioni di questa notte ritiene che l'allarme sia stato dato in ritardo, oppure che sia stato eccessivo, dato che il temuto terremoto non si è verificato.

Ma Protezione civile e Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia precisano di non aver parlato di "imminente" pericolo, perché non è possibile fare previsioni sui terremoti, come fossero eventi atmosferici.

D'altra parte, il sismologo dell'Ingv Gianluca Valensise, a Wired.it, spiega che nei giorni scorsi sono state registrate ben "260 scosse". La più percepita dalla popolazione locale, quella di 3,3 gradi delle 00.42 del 31 gennaio, "spostata più a Sud rispetto alle altre ed era quindi possibile che si stesse aprendo una via in quella direzione". D'altra parte, non sarebbe stato comunque possibile alcuna "previsione su tempi e intensità di futuri terremoti".

E' polemica anche sull'uso dei social network per diffondere l'allarme. Secondo il ricercatore Ibimet CNR Alfonso Crisci, le emergenze e i rischi vanno segnalati in modo "collaborativo e resiliente sui social network. Resiliente vuol dire servizio alla comunità senza cadere nella trappola dell'eccesso - oppure deficit - di precauzione che suscita inevitabile panico o sottovalutazione in una popolazione non pronta a ricevere consigli e indicazioni anche giuste".

Questa la premessa dalla quale il ricercatore parte per rilanciare, dopo l'episodio di Garfagnana, la proposta SMEM- il Social Media Emergency Message Manifesto, messo appunto con altri esperti come Elena Rapisardi, pioniera in questo delicato campo, che prevede la partecipazione partecipativa dei cyber-cittadini e delle istituzioni e la condivisione delle informazioni verificabili relative ad un emergenza-rischio.

"Comunicatori del rischio e dell'incertezza formati cercasi disperatamente. Non è possibile - ha precisato Crisci - che un messaggio dalle caratteristiche virali annunciante una presunta o probabile scossa di terremoto crei un tale caos in un'area come quella della Garfagnana. L'uso dei social media per la trasmissione dell'informazione è uno degli elementi nuovi sulla comunicazione del rischio in Italia. Sicuramente molti sottovalutano la potenza del mezzo rispetto alle sue caratteristiche di usabilità e di efficacia. Questo introduce un elemento di squilibrio che va assolutamente compensato nella catena di comunicazione del rischio. Come usare "bene" twitter in maniera armonica con la quotidianità è una sfida che non si può né evadere né rimandare. In questo scenario, il manifesto SMEM è una proposta che riassume una serie di linee guida che permettono di evitare l'eccesso di precauzione dando la parola in primo luogo ai comunicatori e agli attori istituzionali deputati ufficialmente alla comunicazione del rischio messi in contatto con i cittadini".

Dal sito del progetto emerge chiaramente la "missione" SMEM: "La versione social dell informazione sotto forma di messaggio sui rischi e in emergenza. Una proposta di un nuovo modello di comunicazione social per i rischi e le emergenze capace di mettere in relazione istituzioni e cittadini e dove l'informazione scambiata risponde alle domande utili: Perché, Cosa, Dove e Quando".