Lucca, 22 gennaio 2013 - «Mi aspettavo che il sindaco mi chiamasse, ma ancora non si è fatto sentire... ci sono rimasta male». Maria Elisa Lastrucci, l’ex insegnante 62enne aggredita, picchiata e rapinata martedì sera nel suo appartamento in viale Pacini, ha parole dure verso l’ex collega e suo primo cittadino, Alessandro Tambellini. «Sono stata aggredita nella nostra città e mi sono sentita tradita — fa sapere l’ex insegnante dalla sua casa in via Diaz a Cecina —. Sono innamorata della mia città, ma Lucca non è più un posto sicuro». Ieri mattina nell’appartamento di viale Pacini la scientifica è andata avanti con i rilievi e ha fotografato le tumefazioni sul corpo della donna, martoriato dalla barbarie dei ladri.
«HO LESIONI dappertutto, coltellate sulle labbra, sulle mani e in testa». E’ dolorante nel corpo e nell’anima Maria Elisa, ma nonostante la sofferenza trova la forza di mettere la sua esperienza al servizio degli altri e lancia un appello. «Ora sto soffrendo e devo superare questo momento duro — fa sapere —, però, dato che mi sono salvata da una situazione nella quale era più difficile vivere che morire, volevo, con l’aiuto delle istituzioni e delle associazioni di donne, formulare un vademecum sul comportamento da tenere in questi casi». Secondo Maria Elisa, avere un certo tipo di atteggiamento in queste situazioni può salvare la vita, come è accaduto a lei. «Se ci mettiamo a gridare siamo rovinate, occorre invece parlare a bassa voce — fa sapere la donna —. Bisogna cercare di essere presenti a se stesse in queste circostanze. Occorre collaborare e contenere, calmandola, la violenza che questi hanno». Quello che per Maria Elisa è importante è cercare di contenere, fino farli sparire dalla città, episodi simili.

«Vorrei che esperienze del genere a Lucca non accadessero più — spiega ancora l’ex insegnante —. Con una serie di regole da rispettare, le donne potrebbero essere più tutelate. Io ho rischiato l’ennesimo femminicidio». Purtroppo questa barbarie segnerà la vita della 62enne per sempre, ma lei vuol mettere a disposizione di altre donne indifese com’era lei quando ha affrontato le sevizie. «Mi propongo come volontaria per racconatre la mia esperienza affinché questa sia di insegnamento per altre donne — conclude —. Non so dove ho trovato la forza per agire in quel modo, però l’ho trovata. E penso di essemri salvata proprio per questo». Intanto le indagini proseguono in maniera approfondita e a tutto campo.