LUCCA 21 gennaio 2013 - “Twittano”, usano i social network e gestiscono le mail mentre lavorano nei campi e governano gli animali: i giovani portano l’era 2.0 in agricoltura. Sono sempre di più i giovani che hanno scelto di investire in agricoltura portando in dote la freschezza dell’età insieme l’intuizione e l’entusiasmo che contraddistingue le nuove generazioni. Per fortuna, in Provincia di Lucca, dalla Garfagnana alla Versilia come in tutta la Toscana, questa tendenza è in forte aumento. Lo conferma Coldiretti che ha rinnovato, da alcune settimane, i componenti del Comitato del Movimento Giovani Impresa (info su www.lucca.coldiretti.it) che raduna alcuni dei più motivati ed intraprendenti under 30 del territorio che hanno scelto di “restare” quando probabilmente era più facile “andare” a cercare fortuna altrove; magari un lavoro diverso da quello dei genitori, meno faticoso e con pensieri e problemi che svanisconoalla fine della giornata. Non timbrano cartellini, non hanno ferie programmate e nemmeno un contratto a tempo indeterminato ma è proprio questo il bello della sfida: “A chi pensa ancora che l’agricoltura siano solo trattori e zucchine non è aggiornato su cosa sta avvenendo all’interno delle aziende. Oggi – spiega Cristiano Genovali, Presidente Provinciale Coldiretti - l’agricoltura ha una forte propensione all’innovazione e alla multifunzionalità; non si limita solo a produrre ortaggi e olio, vino e prodotti agroalimentari che finiscono sulle nostre tavole, è protagonista delle filiere agroalimentari, produce servizi per la comunità di diversa natura, e penso alle fattorie didattiche o alla manutenzione dei canali, genera energia pulita attraverso le agroenergie che caratterizzano l’assetto aziendale e crea opportunità di lavoro. Sul territorio c’è un grande fermento giovanile e questo è un segnale molto importante in prospettiva”. A guidare i giovani è la pietrasantina Eleonora Bacci, 24 anni, che ha una piccola e bell’azienda a Ponte Rosso. Produce piante da giardino e sogna di allevare conigli. Al suo fianco c’è una schiera di “facce nuove” che raccontano l’agricoltura 2.0 e le scelte che li hanno fatti “desistere” dal prendere altre strade.

NELLA PIANA. L’ex Grafica (Montecarlo). Un lungo peregrinare tra part-time e contratti a scadenza prima di trovare, praticamente fuori dall’uscio di casa, il suo futuro. Elena Franceschini, 28 anni, di Montecarlo è una grafica pubblicitaria e ha collaborato in diversi studifotografici prima di “trasformare” quel periodo a “dare una mano a mamma e papà in serra” in un lavoro a tempo pieno. “All’inizio l’ho vissuta come una forzatura perché volevo fare altro – racconta Elena – poi mi sono appassionata”. L’azienda di Elena è specializzata nella produzione di piante in vaso, dopo un trascorso nel reciso abbandonato in seguito alla crisi. Produce piante da giardino, magnolie e olivi per conto terzi: “C’è mercato e c’è richiesta; abbiamo lavorato bene e tanto in questo 2012 ma tasse e pressione fiscale ci ha messo un po’ in difficoltà – ammette – ciò nonostante oggi mi sento meno precaria, anche fortunata per avere un lavoro che mi piace”. La sua avventura al timone dell’azienda  - papà e mamma ora danno una mano a lei - è iniziata nel 2008: “la mia vita, da quella data, è cambiata”.

Allevatore già in fasce. (Lammari). “Ho sempre saputo cosa avrei fatto da grande”: Paolo Boschi, 26 anni, è un altro figlio d’arte. 14 ore al giorno tra stalle e macelli non lo hanno maispaventato e nemmeno fatto desistere dal prendere altre strade. Il tempo c’era tutto per farlo. “Fin da quando ero piccolo pensavo che avrei fatto l’allevatore. Se avessi dovuto partire da zero sarebbe stato molto più complicato – confida – ma per fortuna l’azienda di allevamento era già ben avviata e conosciuta”. Da alcuni anni Paolo è subentrato al padre che continua ad aiutarlo nell’azienda che ha fondato a Lammari, nel capannorese. Allevano e macellano bellissime limousine (ne hanno circa 200) destinate ad un numero “selezionato” di macellerie: “semplicità e qualità – spiega – sono i segreti del nostro allevamento. Il nostro metodo di allevamento è tradizionale. Le nostre limousine hanno tutto il tempo necessario per ingrassare senza stress: è per questo che la nostra carne è speciale”.

IN GARFAGNANA. I fratelli pastori (Pieve a Fosciana). Dopo il distributore del latte a km zero, fresco, freschissimo, il prossimo passo sarà il mini-caseificio per produrre formaggi, yogurt e ricotta da vendere direttamente in azienda e ai mercati di Campagna Amica di Coldiretti. L’azienda Filippi è pronta per fare il grande passo: crescere ed ampliare la gamma di prodotti, aumentare il numero dei capi ed incontrare il consumatore finale. Ha le idee chiare Paolo Filippi, 26 anni che sta portando avanti la storia dell’azienda di famiglia attiva da ben quattro generazioni nel comune di Pieve a Fosciana. In azienda è pronto ad entrare anche il fratello Alessandro, 23anni. “Non nego le difficoltà di tutti i giorni – racconta – ma c’è anche tanta soddisfazione. Si può vivere di pastorizia, si può vivere d’agricoltura, è importante però crederci, avere entusiasmo, passione. È una vita di sacrifici che alla fine ripaga”. Paolo parla con un orgoglio del suo lavoro e della sua azienda: “in inverno nutriamo le nostre belle vacche di razza bruna con fieno concentrato, in estate con l’erba fresca frutto dei nostri pascoli. L’alimentazione è naturale. Ci piace fare le cose per bene”. Metà del latte prodotto è “consumato” al distributore aziendale: “lo vengono a prendere anche dai comuni limitrofi”.

L’eredità di famiglia. (Castelnuovo Garfagnana). Paolo Bocchi vive con la sua famiglia a Corrubbio, ad un tiro di schioppo da Pugliano, nel Comune di Castelnuovo Garfagnana. I suoi 22 anni sono lo specchio della freschezza e della sua voglia di far crescere l’azienda gestita prima da suo nonno, poi dal suo papà, ed oggi da lui. E’ un patrimonio da valorizzare e lui lo sa bene: “coltiviamo da sempre farro, patate, la farina con il nostro grano, olio e vino; produciamo latte e carne per i macelli. Abbiamo tanti prodotti, tutti buoni e freschi – racconta Paolo che sogna di realizzare, proprio a fianco della stalla, uno spazio per la vendita diretta ed in futuro un macello aziendale. Più in là chissà, anche un agriturismo. “Una cosa alla volta – ci va cauto – la priorità ora è attrezzare l’azienda per vendere direttamente i nostri prodotti e poi arrivare a vendere anche la nostra carne che è speciale”. Paolo ha trovano nell’azienda di famiglia un percorso di vita: “Non vorrei fare altro – confessa – la crisi c’è, si sente ma mi sto impegnando e ci sto mettendo tanta passione. Sono fiducioso che tutto andrà per il meglio”.

Carne a km zero (Careggine). Matteo alleva, il padre vende. La carne della Macelleria Corsi nel centro di Careggine non è solo freschissima, è anche a km zero; vendita diretta all’ennesima potenza. Le bistecche di Limousine e Chevrolet che finiscono nel banco provengono dall’allevamento di Matteo Corsi, 26 anni che da quasi 10anni ormai lavora a pieno regime nell’azienda del nonno. Aveva solo 15 anni quando ha deciso di fare l’allevatore. Da un paio di anni ha preso in mano le redini dell’allevamento che si trova a meno di un chilometro dalla Macelleria. Lì alleva una cinquantina di bovini da carne. “Sono cresciuto tra il fieno e le stalle – racconta – sono sempre stato a contatto con gli animali e a vedere come le cose stanno andando mi sento molto fortunato. Avrei fatto questo mestiere a prescindere dalla crisi – ammette – è stato mio nonno ad insegnarmi il mestiere”. Matteo fa parte di quella generazione di imprenditori che ha “ereditato” dal nonno-padre l’amore per il lavoro: “mio nonno mi da ancora una mano. La mia famiglia mi ha insegnato ad amare e rispettare questo lavoro”.

Patate anti-crisi (Villa Collemandina). Con patate e farro la crisi non si sente, almeno cosìsuccede dalle parti di Villa Collemandina dove Federico Ligniti, 23 anni, ha pensato bene di “cercare il lavoro in casa”. La sua azienda in Via Fondo il Piano esiste da una trentina di anni. È stata sua madre a gettare il primo seme. Federico l’ha raccolto.  “Il lavoro l’ho sempre avuto qui, in casa mia – spiega – non avevo bisogno di cercarlo altrove. Questa è una vita che mi piace e mi va bene così”. Insieme al farro che conferisce alla cooperativa, è la patata kennebec, varietà originaria degli Usa, a farlo dormire sonni tranquilli: “quello che produciamo lo vendiamo direttamente in azienda – racconta – vengono da tutte le parti a comprarla”. La sua passione? “I trattori, li guiderei anche la notte”.

L’agricoltore-veterinario (Camporgiano). Studia all’Università Veterinaria, ogni giorno va a Pisa, ma quando torna si dedica all’azienda di famiglia. Paolo Bravi, 22 anni, è un ragazzo instancabile. L’azienda creata dai nonni ed oggi gestita insieme ai genitori a Filicaia nel comune di Camporgiano è un piccolo miracolo in un territorio difficile: ha un piccoloallevamento di bovini che garantiscono latte che conferiscono ad un caseificio, produce granoturco, patate, ortaggi e farro Dop della Garfagnana. Raccolgono anche le castagne per poi trasformarle in farina nel metato che hanno “ricostruito” vicino a casa. “Cerchiamo di diversificare – spiega le linee aziendali – spaziando dalla zootecnia all’agricoltura tradizionale”. Il suo obiettivo è quello di diventare un agricoltore-veterinario: “mi piacciono tantissimo gli animali – confessa – mi piacerebbe fare entrambe le cose restando dalle parti di Camporgiano e della Garfagnana”.