Lucca, 30 dicembre 2012 - La lettera aperta è stata inviata sabato sera sia alle istituzioni che agli organi di stampa. "Come Lilio Giannecchini, persona anziana aggredita con feroce determinazione, ringrazio innanzitutto quelli che mi hanno espresso la solidarietà; in particolare, però,  come capo partigiano e combattente per la libertà d'Italia ringrazio l'ANPI di Genova, Pistoia e Pisa, che mi hanno inviato messaggi di sostegno e soprattutto  i giovani che, nella serata del 26 dicembre, hanno manifestato in Piazza S. Michele a Lucca, provenienti non solo dal territorio lucchese ma anche da altre parti della toscana, affrontando un viaggio solo per attestare una presenza ed un riconoscimento ai valori della Resistenza. Queste persone hanno inteso nel senso giusto quanto avvenuto e nelle immagini mostratemi ho scorto i loro striscioni, che in modo non equivoco commentavano l'aggressione nella sua vera dimensione". "A questo punto devo far chiarezza sulle cause dell'aggressione: avendola subita, io solo sono in grado di testimoniare la determinazione omicida dell'aggressore. Infatti, egli, che era sicuramente appostato all'interno del cortile prospiciente al vialetto del piccolo giardino antistante all'entrata della casa del clero, mi ha colpito con ripetutamente alla testa con un oggetto contundente, senza proferire richieste di consegna di danaro, il che confligge chiaramente con una intenzione di rapina. D'altra parte, dopo avermi colpito ancora sul viso, ma sempre sul capo e non in altre regioni del corpo, essendo io a terra si era proteso per darmi un colpo di grazia, e solo dopo la mia inaspettata reazione -sono riuscito a dargli un calcio nei genitali- egli ha visto a terra il portafoglio cadutomi a terra dal marsupio ed il telecomando del cancello automatico e li ha raccolti. Il carattere omicida della sua azione è dimostrato dal fatto che egli ha colpito sempre e solo al capo: quale rapinatore mai, senza proferire minaccia, compie una rapina sferrando colpi che potrebbero essere mortali?"

"Venendo alle varie dichiarazioni e commenti su quanto accaduto - continua Giannecchini - e scartando tutti quei commenti che assumano la rapina come movente (un rapinatore preso da un raptus va derubando solamente povere persone in case di riposo!), voglio dedicare la mia attenzione a commenti di solidarietà pervenuti. Un mio amico mi ha citato una frase che intendo comunicarvi: “l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio rende alla virtù”. Alcuni dei commenti da me letti sono in linea con questa affermazione. In dettaglio, però, al prof. Umberto Sereni, col quale ho avuto recentemente un contenzioso sfociato nella mia assoluzione, posso solo rivolgere un ringraziamento ed un apprezzamento per il commento pubblicato, nel quale intravvedo il riconoscimento della mia assoluta buona fede in relazione alla mia improvvida e polemica lettera che ha innescato la sua reazione".

"Relativamente al prof. Pietro Fazzi - aggiunge ancora Giannecchini - non accolgo la sua solidarietà, espressa come vicinanza, in quanto altri suoi commenti precedenti sulla mia assoluzione, da me censurati e poi scomparsi inopinatamente da giornali on line e dalla sua pagina facebook, non sembravano assolutamente dettati da sentimenti benevoli. Infatti in un procedimento dell'ANPI nazionale, che si ispira ad una fantasiosa denuncia di azione di “contro-rappresaglia” (legata alla visione di uno spezzone video, illegittimamente citato, decontestualizzato e  distorto), sono stato vittima dell'abbaglio provocato, strumentalizzato da individui animati solo da livore ed interessati a delegittimarmi". "Né posso accogliere la solidarietà del presidente della Provincia Stefano Baccelli - aggiunge ancora l'ex partigiano -, il quale ha dimostrato ben altra capacità di reazione a notizie “giornalistiche”, quando ha inopinatamente ed illegittimamente convocato la Giunta Provinciale per emettere una delibera assolutamente censurabile sul piano delle competenze della Giunta stessa, in quanto relativa all'Istituto Storico della Resistenza, Ente estraneo all'Amministrazione provinciale. Questa Delibera è stata alla base di un lungo processo di persecuzione contro la mia persona, che ha portato alla mia delegittimazione e destituzione, che si conclusa quando un numeroso gruppo di membri dell'Amministrazione provinciale si è impossessata dell'ISTORES iscrivendosi in massa: la massima parte di essi di essi non si era mai occupato dell'Istituto stesso nel corso della sua esistenza. Altre conseguenze nefaste del suo interessamento sono ancora operanti".

"Ringrazio invece di grande affetto il vicesindaco Carla Reggianini - prosegue Giannecchini -, che mi ha dedicato oltre la solidarietà una partecipazione profonda, che investe il mio passato. Altrettanto non posso dire del mancato interesse alla mia vicenda del sindaco Alessandro Tambellini: egli sarebbe dovuto intervenire  come sindaco, per quel che riguarda una aggressione ad un anziano cittadino qualunque, ma ancor più perchè l'aggressione, per fortuna non esitata in morte, riguardava la mia persona. Egli infatti è stato per alcuni anni vice-presidente dell'ISTORES, per la verità non particolarmente attivo, se non nel momento in cui si è assunto la piena responsabilità di un attacco personale nei miei confronti, svoltosi in interventi che sono stati pesantemente censurati a livello di Consiglio Direttivo dell'ISTORES da parte di uno dei membri più attivi, Bruno Rossi, alla cui azione, in sede della passata amministrazione provinciale, è dovuto l'importante riconoscimento della “Pantera d'Oro” all'ISTORES stesso. Non mi aspetto un suo ripensamento, anche perchè un suo interessamento attuale sarebbe in contraddizione con la sua condotta".