Lucca, 6 gennaio 2011 - Claudio Guidi, dipendente dell’Enel, era partito da Picciorana insieme alla moglie, alla figlia e a un nipote per esplorare le splendide zone della Camargue, ricche di suggestivi scorci e bellezze naturalistiche. I primi giorni di vacanza in terra francese sono stati molto belli, ma domenica era in agguato per loro un brutto scherzo del destino. Nel pomeriggio erano giunti nella zona del Parco naturale di «Pont de Gau» nelle vicinanze di Arles, a una cinquantina di chilometri da Avignone. Appena scesi dal loro grosso camper del valore di oltre 30mila euro, lasciato in sosta nel parcheggio del Parco, in vista di un’escursione, sono finiti nel mirino di una banda di ladri specializzati in furti di veicoli, «clonatori» di telecomandi.
 


«AVEVAMO appena parcheggiato il nostro camper di sette metri — racconta Claudio Guidi — l’avevamo chiuso con il telecomando e tutto sembrava a posto. Abbiamo attraversato la strada per entrare nel parco dove c’era anche un maneggio. Saranno passati al massimo cinque minuti, ma sono stati sufficienti ai ladri per portarci via il camper. L’abbiamo addirittura visto allontanarsi e non volevamo credere ai nostri occhi. Ho anche tentato di inseguirlo, ma ormai i malviventi si stavano allontanando a tutta velocità. Non c’è stato purtroppo nulla da fare. E’ stato davvero uno choc. Siamo corsi alla polizia e ci hanno spiegato che quasi certamente si trattava di una banda in grado di clonare i telecomandi, in grado di captare la frequenza appena utilizzata e di riaprire subito gli sportelli. Gente esperta, che ha praticamente fatto sparire nel nulla il nostro automezzo. La gendarmeria non ci ha dato alcuna speranza di poterlo ritrovare».
 


IL VALORE del camper rubato è superiore ai trentamila euro, ma a quanto pare l’assicurazione ne coprirà a malapena la metà. «Tra l’altro — aggiunge Claudio Guidi — avevamo lasciato tutto a bordo, compresi soldi, abbigliamento pesante e computer. Senza considerare poi tutte le dotazioni. Domenica era una splendida giornata e avevamo pantaloni corti e occhiali da sole. In quelle condizioni abbiamo atteso un giorno nella speranza che la polizia francese recuperasse l’automezzo, poi siamo stati costretti a tornarcene a casa a Lucca con il treno. Davvero un inizio d’anno da dimenticare...».
 

Paolo Pacini