Lucca, 13 dicembre 2009 - Tutte strette attorno ai genitori, alle sorelle, all’amica del cuore Tania, agli amici di sempre. Silenzio. Tanto silenzio. Un silenzio tombale, che faceva scorrere i brividi lungo la schiena. Che ha accompagnato tutti i momenti del funerale. Da quando la bara bianca di Vanessa, sovrastata da un grande cuscino di rose rosse, è stata vegliata nella chiesa di Sant’Andrea a pochi passi dalla casa dove ha abitato nei suoi troppi pochi anni di vita, durante il percorso del feretro portato a spalla lungo la ripida scalinata che conduce alla chiesa parrocchiale dagli amici, al suo ingresso nella chiesa già stracolma di gente, durante tutta la cerimonia religiosa dove solo la preghiera e le parole del parroco don Fiorenzo Toti, hanno rotto, sommesse, quel lancinante silenzio.

E poi durante l’attesa dell’uscita della bara dalla chiesa, di nuovo portata a spalla dagli amici più cari di Vanessa, con il sindaco Maria Stella Adami ad attendere il feretro con il labaro del Comune. Solo allora il silenzio è stato squarciato da un lungo applauso. Un applauso partecipe di tutti i presenti, di quel cordone di persone che ha salutato il passaggio di Vanessa con il segno della croce o con un bacio. In tanti piangevano, sì. Sui volti era ben visibile l’emozione. E poi ancora il silenzio del lungo corteo che, a piedi, ha accompagnato la salma al cimitero di Gallicano. Nemmeno l’omelia di don Toti è stata di tante parole. Il suo cordoglio per la famiglia e soprattutto l’invito a rifugiarsi nella fede, ma quasi nessun cenno alla morte violenta di Vanessa, al suo assassino. Nemmeno per invocare, come ci si sarebbe aspettati da un uomo di fede, la misericordia per un’anima irrimediabilmente persa, che ha brutalmente ucciso un piccolo angelo. Nessuno ne parlava, nemmeno tra la gente. Come se quel terribile momento, come se tutto quello che è accaduto, come se quell’uomo che ha reciso il giovane fiore che era Vanessa, non potessero entrare in quella chiesa: non dovessero per un momento essere a Gallicano.

In chiesa tanti fiori. Gerbere, ma soprattutto tante rose bianche e rosse, davanti all’altare dove don Fiorenzo celebrava insieme ad altri sacerdoti della zona. Accanto, una grande e intensa foto in primo piano di Vanessa sorridente. Piena di tutta la vita dei suoi vent’anni. Don Fiorenzo ha letto così un passo del messaggio del vescovo Italo Castellani: «Anche se il dolore e lo sconcerto non ci rendono lucidi, dobbiamo fare affidamento in Cristo che ci ha detto che la morte in lui è stata sconfitta». Anche l’omelia del parroco è stata una esortazione a sperare, a confidare nella fede. «La vita di Vanessa non finisce qui, cari genitori, sorelle, amici: in Cielo per Vanessa e per tutti noi c’è un’altra abitazione costruita da Dio e che dura per sempre. Coraggio a tutti voi, perché dobbiamo essere certi che Dio ha accolto Vanessa e la guida adesso nei sentieri dell’eternità».

Prima dell’uscita dalla chiesa, le ultime parole sono state pronunciate dall’amico Antonio Mazzanti che ha letto un pensiero degli amici più cari: «Cara Vanessa, insieme abbiamo passato momenti bellissimi. Eri un vero e proprio raggio di sole che faceva sparire d’incanto dolori e lacrime. Tu credevi nella solidarietà e nella bontà e sei stata stroncata da un gesto ignobile di colui che diceva di essere tuo amico. La vita va avanti. Molti dimenticheranno tutto questo, ma per noi il tuo ricordo rimarrà vivo come adesso e nel tuo ricordo lotteremo per un mondo finalmente senza violenza». Fuori dalla chiesa, quando ormai gli ultimi si accingono ad accodarsi al corteo, rimane il libro delle firme con sopra una piccola foto di Vanessa e le parole del babbo e della mamma: «Ciao piccolina, amore mio. Aiutaci a vivere».

 

Luca Galeotti