Maxi inchiesta sull'urbanistica, non c’è stata alcuna corruzione: tutti assolti

Clamorosa svolta dopo 5 anni di indagini: prosciolti l'ex assessore Chiari, l'ex sindaco Mauro Favilla e gli altri imputati Tani, Valentini, Doroni, Ruggi e Ferro. C'erano stati degli arresti / La reazione dell'ex assessore Marco Chiari / Il commento di Remo Santini di Paolo Pacini e Cristiano Consorti

L'ex assessore Chiari

L'ex assessore Chiari

Lucca, 26 febbraio 2015 - Assolti. Tutti. Niente corruzione nella maxi inchiesta sui grandi progetti urbanistici al Comune di Lucca. Il gip Silvia Mugnaini ieri si è infatti pronunciato in camera di consiglio con cinque assoluzioni in rito abbreviato e due proscioglimenti. Una sentenza per certi versi attesa, ma comunque clamorosa. Cade dunque - almeno per quanto riguarda il primo grado - l’accusa di corruzione. Una storia molto controversa e complessa, iniziata cinque anni fa e che nel giugno 2011 portò ad un terremoto giudiziario e politico con l’arresto dell’allora superassessore del Comune di Lucca, Marco Chiari (che si fece ben due settimane di carcere) e del dirigente comunale Maurizio Tani che invece, in carcere, ci rimase una settimana. L’inchiesta - denominata «Volpe nel deserto» - vedeva sette imputati: oltre a Chiari e a Tani, anche l’ex sindaco Mauro Favilla, l’architetto Giovanni Valentini (già presidente della società pratese Valore, poi fallita), l’ex presidente della commissione ambientale del Comune Andrea Ferro, il socio dello studio tecnico Chiari, Luca Antonio Ruggi, l’ex vicepresidente di Sistema Ambiente Sauro Doroni, tutti accusati a vario titolo di concorso in corruzione. Lo scenario era quello del mega progetto del «Parco Sant’Anna» e del nuovo stadio Porta Elisa. Assolti perché il fatto non sussiste, in rito abbreviato, Valentini, Tani, i professionisti Ferro e Ruggi, e infine Doroni. Immediatamente prosciolti dal gip, dopo che avevano chiesto il rito ordinario, l’ex sindaco Mauro Favilla (perché il fatto non costituisce reato) e l’ex assessore all’urbanistica Marco Chiari (perché il fatto non sussiste). Dicevamo che per certi aspetti questa clamorosa assoluzione collettiva era nell’aria. Questo perché non potevano essere certo trascurate le sentenze emesse a suo tempo dal tribunale del riesame di Firenze e poi dalla Suprema Corte di Cassazione. Quindici giorni dopo i clamorosi arresti scattati a metà giugno 2011, il tribunale della Libertà accolse infatti i ricorsi dei difensori, annullando l’ordinanza del gip del tribunale di Lucca e disponendo l’immediata scarcerazione. Il Riesame non ritenne fondata l’ipotesi della Procura sull’esistenza di un gruppo di malaffare che intendeva gestire i grossi progetti immobiliari, contraccambiando favori politici con incarichi professionali. Nessuna corruzione per i giudici fiorentini e quindi nessuna necessità di arresti. La Procura presentò ricorso, ma nel dicembre 2011 anche la Cassazione ribadì la medesima linea. La Procura, invece di mollare la presa, aveva aggiunto alcuni nuovi elementi di indagine, coinvolgendo l’ex assessore Marco Chiari e l’allora vicepresidente di Sistema Ambiente, Doroni, che era accusato di aver intercesso per far ottenere l’assunzione a Sistema Ambiente della figlia di Chiari, in cambio di un occhio di favore su alcune varianti urbanistiche chieste da Sistema Ambiente. Accuse azzerate ora dalla sentenza del gip. Come è stata azzerata anche la vicenda della calunnia per cui l’ex parlamentare Piero Angelini aveva denunciato Giovanni Valentini e l’architetto Lorenzo Pieri, progettista del Parco Sant’Anna per le accuse messe a verbale. Anche per queste accuse, il gup ha assolto sia Valentini che Pieri. E di «Volpe nel deserto» è rimasto solo il deserto...