Commercio, calate del 30% le richieste di cassa integrazione

Segnali positivi, ma è cambiata la norma

Commesse (foto Germogli)

Commesse (foto Germogli)

Lucca, 18 maggio 2015 - Buone nuove, anche se da leggere con la lente di ingrandimento. Le richieste di cassa integrazione in deroga nel commercio lucchese sono calate del 30 per cento, dato aggiornato da Confcommercio al primo maggio e confrontato con lo stesso periodo dello scorso anno. Quindi si può iniziare a parlare, non più sottovoce, di ripresa? «Il 30 per cento in meno di richieste è un dato che, preso a sé, è incoraggiante – commenta Rodolfo Pasquini, direttore dell’associazione di Palazzo Sani -. Purtroppo non è ancora il caso di lasciarsi andare a facili ottimismi. Il momento è ancora difficile per il comparto provinciale, il nostro centro storico non esente. Il risultato numerico della nostra analisi sulla cassa integrazione in deroga è in qualche misura alterato dal fatto che fra le aziende che avevano presentato domanda nel 2014 e non l’hanno ripetuta nel 2015, alcune hanno cessato l’attività, e altre invece che hanno deciso di licenziare il dipendente in precedenza cassintegrato, riducendo l’organico e facendo ricorso a contratti stagionali per dare efficienza all’attività nei momenti di punta».

Le mutate normative a livello nazionale in effetti hanno accorciato da 11 a 5 mesi il lasso di tempo annuo per cui un’azienda può mettere in cassa integrazione il proprio dipendente. «Questo, unito al fatto che il Governo ha difficoltà a rifinanziare il fondo per la cassa integrazione – spiega Pasquini- , tende a scoraggiare oggi diverse imprese a ricorrere a questo tipo di ammortizzatore sociale. In realtà il momento resta ancora difficile, anche se la stagione turistica alle porte significherà, come di consueto, un pieno di ossigeno. Ma il problema è che, in seguito, le fasi di completa apnea non vengono mai a mancare».

L.S.