"Volpe nel deserto": perché la Cassazione ha assolto Chiari e Favilla

Depositate le motivazioni della sentenza definitiva con cui sono stati respinti i ricorsi della Procura

L'ex assessore Marco Chiari

L'ex assessore Marco Chiari

Lucca, 24 novembre 2015 - La Corte di Cassazione ha depositato  le motivazioni della sentenza con cui venti giorni fa aveva respinto il ricorso della Procura di Lucca e della Procura generale di Firenze sulla sentenza di non luogo a procedere emessa nel febbraio scorso dal gup per l’ex assessore Marco Chiari e l’ex sindaco Mauro Favilla, nell’ambito dell’inchiesta «Volpe nel deserto» sulla presunta corruzione nell’urbanistica. Una decisione che mette la parola fine alla vicenda giudiziaria per i due imputati, definitivamente scagionati da ogni accusa. Nel ricorso era stato contestato il fatto che il gup avrebbe «travalicato i limiti cognitivi propri dell’udienza preliminare, traducendosi quel provvedimento in una valutazione del materiale probatorio riservata al giudice del dibattimento». Valutazioni respinte dalla Corte di Cassazione con una motivazione secca: «Il Gup – scrive la sesta sezione penale – rimane nell’ambito del giudizio prognostico a lui demandato e motiva in modo puntuale e immune da vizi logici e giuridici la ritenuta inutilità del dibattimento, anche attraverso precisi riferimenti al giudicato cautelare formatosi in punto di insussistenza della gravità indiziaria per tutti i reati contestati agli imputati a seguito di ripetuti interventi annullatori del Tribunale del Riesame prima, e di questa Corte, poi». Quindi una sentenza assolutoria inattaccabile anche secondo la Cassazione.

L'ex assessore Chiari ha intanto chiesto al Comune di Lucca di essere risarcito di 140mila euro di spese legali sostenute per la vicenda giudiziaria che lo costrinse alle dimissioni nel giugno 2011.