Giù le mani dal Natale

Il commento del caposervizio della redazione di Lucca

Il caposervizio Remo Santini

Il caposervizio Remo Santini

Lucca, 29 novembre 2015 - Perché non ripartire dalla nostra città e dai nostri paesi? Sarà anche un chiodo fisso: però secondo me merita insistere. Parlo della necessità di riscoprire e valorizzare le nostre origini. Siamo nel bel mezzo del dibattito sulla difesa dell’identità del popolo italiano ed europeo, e mai come in questo periodo in cui stiamo per entrare nell’atmosfera delle Festività, dovremmo renderci conto di come è importante dare segnali che potrebbero sembrare scontati, ma che invece hanno bisogno sempre di ulteriori conferme. Capisco che le emergenze da affrontare siano molteplici, eppure mi sembra che ci sia qualcosa che non va. Anche nei momenti dove il cuore della tradizione dovrebbe battere più forte, assistitiamo ad una risposta blanda.

Inizio da Lucca e dal suo centro storico: possibile che, al di là della solita illuminazione nelle strade, non si sia realizzato un grande albero di Natale in una piazza? Oppure un presepe all’aperto, così come è avvenuto in passato? Abbiamo deciso per caso di intristirci? Perchè? Dobbiamo forse espiare una colpa? Abbiamo deciso che oltre ai valori, che dovremmo sempre tenere vivi, anche l’occhio non vuole più la sua parte? E’ giocando così alla meno che si restituisce serenità alla gente, anche solo per poche settimane? Certo, al di là di tutto la cosa più importante sarebbe che funzionassero i servizi, che ci fosse una manutenzione decente del territorio e dovessimo pagare meno tasse. Eppure, nei periodi dell’anno più attesi, assume rilevanza anche la bellezza e la valorizzazione degli addobbi e delle luci.

Anche nel resto del territorio provinciale, dalla Piana fino alla Valle e alla Garfagnana (a parte qualche rara eccezione) il 2015 sembra contraddistinguersi per un Natale spento. E invece il Natale dovrebbe assalirci, quasi sopraffarci: tanto da riuscire a far dimenticare per un po’ i mille problemi che abbiamo. Immagino giù la risposta di chi guida le amministrazioni comunali: non ci sono soldi. Eh no, la risposta è inaccettabile. Quando si vuole, i finanziamenti vengono trovati. Piuttosto si rinunci a qualcos’altro, non certo a rendere scintillanti le tradizioni.

A pensarci bene, anche noi possiamo per una volta rinunciare a risparmiare. Il denaro non c’entra nulla: intendo dire di non lesinare gesti che possano ribadire chi eravamo e chi siamo: l’idea del nostro giornale di realizzare un presepe nelle scuole di ogni ordine e grado, ha incontrato molti favori. Proprio nella lucchesia, che è sempre stata un po’ la culla della Natività grazie alle produzioni di statuine e alla maestria nel realizzarla da parte di molti appassionati, ci sia quest’anno un ulteriore slancio nell’allestire la capannella con i suoi personaggi. Più che un atto di fede, è un atto d’amore verso noi stessi e le nostre comunità. Un messaggio forte, rivolto in particolare ai giovani ma non solo: il Natale e il presepio come ponte culturale tra i popoli e veicolo di un messaggio universale. Senza vergognarci di ammettere che ce n’è più bisogno che mai. Semmai, si vergogni chi vuole mettere in discussione le nostre certezze e i nostri valori.

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