Uomini adescati e ricattati su Facebook; «Se ora non paghi, ti rovino...»

Utenti cadono in trappola e si riprendono mentre fanno auto-erotismo

Una donna al computer

Una donna al computer

Lucca, 28 settembre 2014 - IL FASCINO di una ragazza avvenente che si offre (virtualmente) e gratuitamente. Il senso del proibito. E quella sensazione di sentirsi al sicuro: davanti al computer di casa propria. Invece è proprio qui che si annida la trappola. Un gioco criminal-sexy, «annusato» addirittura da clan vicini alla mafia. Sorprende? No, il business c’è tutto. Soldi facili, rischio di essere ‘beccati’ assai scarso e «investimento» nullo: basta una giovane complice, una telecamera e una linea internet. Nei guai sono finiti numerosi lucchesi. In maggioranza uomini. Spesso di ceto medio-alto. «Piovono denunce - garantisce Leonardo Leone, dirigente e portavoce della polizia -. Numeri record che fanno venire la pelle d’oca». La storia, ultima in ordine di tempo. Un caso simbolo. La vittima è lucchese, 40enne. Su un social network viene adescato da una giovane (e attraente) sudamericana. Iniziano a parlare sulla chat del più e del meno. Poi l’argomento svia su temi più «hot».    ALLA fine la richiesta di lei: «Spogliamoci e accendiamo la telecamera. Divertiamoci insieme». Lui esegue alla lettera. Terminato il ‘giochino’, l’uomo si riveste e ringrazia. Lei, invece, cambia tono e batte cassa. Mostra la telecamera e spiega: «Caro, ho registrato tutto. O mi mandi 500 euro, oppure il video dove sei ripreso come mamma ti ha fatto, finisce in rete. E sai che figura». In questo caso il 40enne si è fatto coraggio e ha deciso di non sottostare al ricatto. Si è recato in Questura e ha denunciato tutto. Le indagini sono affidate alla polizia postale. Ma l’estorsione, declinata al web, offre anche ulteriori e malefiche varianti. Chi ha mogli e figli viene ‘punto’ sul vivo: «Mando il filmato alla tua lei». Chi prova a resistere e ribatte, si trova nella cassetta mail la registrazione della propria performance sessuale al solitario, con tanto di ulteriore minaccia: «Sai che ci vuole a diffondere questo video in rete e dire che stavi guardando una bambina di sei anni? Finisci per essere un mostro». Così in tanti pagano. Somme che vanno dai 500 ai mille euro. Una richiesta relativamente «bassa» tale da non invitare la vittima a sporgere denuncia. Cifre, poi, spesso da far recapitare su conti all’estero difficili da rintracciare. «E le vittime - racconta ancora il vicequestore Leonardo Leone - spesso sono insospettabili. Le denunce sono così tante che è anche difficile anche tracciare un identikit». Ovviamente il genere maschile è il più ‘colpito’. Ma nel mirino di queste vere e proprie bande organizzate finiscono anche diverse giovanissime. 

COME difendersi? Difficile da dirsi. Purtroppo la casistica fra gli adescatori è universale. I ‘Mi piace’ messi su Facebook possono talvolta essere usati da malitenzionati per capire gusti e luoghi frequentati dalle vittime. Argomenti poi da poter utilizzare per avviare una conversazione sulla chat. Stesso discorso per le foto. Secondo gli ultimi dati diffusi da ‘Save The Children’, un ragazzo su tre dà il numero di cellulare a persone conosciute online. «Ma se i casi sono costantemente in aumento — chiosa Leonardo Leone — è anche vero che il fenomeno è ben più vasto di quanto osiamo immaginare. Per qualcuno che denuncia, la maggior parte si vergogna e paga nel silenzio». Saverio Bargagna