Il flipper analisi: ogni mattina una giungla per 300 pazienti

Attese di almeno un'ora, quando va bene: "E' un caos, servirebbe un'organizzazione diversa"

La sala d'attesa

La sala d'attesa

Lucca, 4 febbraio 2016 - Trecento pazienti al giorno, circa 1.500 la settimana. Tutti quanti costretti ad almeno un’ora di attesa – i più fortunati -, o un’ora e mezzo come è capitato a noi ieri mattina al Centro prelievi del Campo di Marte di Lucca. Entri e, con il numero consegnato da una gentile e efficientissima addetta in cappa bianca, ti trasformi subito in una pallina da ping pong. Quando scatta il turno avanti con brio fino all’accettazione, dove mostrare la ricetta del medico. Poi indietro tutta fino all’ingresso, dove in uno spazio tre metri per tre sono incastrate le due macchinette automatiche per il pagamento del ticket (una rotta fino alle 8 e un quarto, poi magicamente ripresa), in fila, con la stessa addetta factotum che provvede alle istruzioni per l’uso.

Dietrofront: si ritorna sui propri passi, rimbalzando di nuovo fino all’accettazione per la consegna del ticket. Segue obbligatoriamente la sterzata netta fin dentro una saletta di attesa, in tutto una ventina di posti stipati. C’è la calca ma è necessario farsi largo perchè solo dalla posizione di seduto puoi scorgere il monitor monofaccia con la sequenza dei numeri, non dal corridoio. E poi ti accorgi che sequenza non è: i numeri, che questa volta consegnano alla volata finale verso l’ambulatorio di prelievo del sangue, non sono in sequenza. Possono scattare anche dieci posizioni avanti, poi, forse, tornare indietro. Un’altalena che indispettisce. Il borbottio diventa sonora protesta.

«Ma a che serve un numero se non rispetta l’ordine di arrivo?». Qualcuno ne approfitta e bypassa tutti i nodi di un iter a dir poco farraginoso. Con una buona dose di faccia tosta e l’espressione di innocenza, si presenta direttamente ai prelievi dopo il ticket, approfittando del fatto che un controllo diretto non c’è. «E’ un caos – commenta Annamaria Nicoletti –, ci vorrebbe più personale, e anche un’organizzazione diversa. Chi c’è si fa in quattro, niente da dire, ma il sistema è assurdo, non certo all’altezza del Centro prelievi più importante in un comune capoluogo». Alle 7 e mezzo di mattina, quando inizia il servizio (i numeri vengono consegnati a partire dalle 7, ma alle 6 e un quarto c’è già la fila sulla porta), Roberta Lanza ha già il 38. «Queste attività andrebbero maggiormente decentrate sul territorio – dice – anche perchè sono anche e soprattutto al servizio di molti anziani». Anche Roberta, qualche minuto prima di noi, guadagna felicemente l’uscita: e sono le 8 e tre quarti.