Aggressioni al San Luca: quasi un caso a settimana. La denuncia della Uil

Quasi un’aggressione alla settimana. Non si parla di zone «calde» della città, nè di quartieri malfamati. Ma della struttura ospedaliera, secondo ciò che rivela l’ultimo report aziendale

Medici

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Lucca, 30 giugno 2016 - Nell’arco del 2015 sono state ben 44 le aggressioni subite e segnalate dal personale, appena il 15% meno dell’anno precedente, quando erano schizzate a quota 52. La situazione ha alzato il livello di allerta dell’azienda sanitaria che adesso ha addirittura promosso un progetto formativo per preparare il personale. A Lucca sono coinvolti 40 medici e infermieri che sono chiamati ad apprendere – in questo caso – non le nuove tecniche in materia di assistenza al malato ma quelle, altrettanto necessarie, per prendersi cura di sè stessi e del proprio lavoro, e per cercare di smorzare sul nascere atteggiamenti «a rischio». In particolare gli esperti tratteranno il tema delle «conoscenze in materia di aggressioni al personale e metodologia ’evitante’ con tecniche di autodifesa». L’emergenza è in casa, e Pietro Casciani di Uil Fpl Lucca, non ne fa mistero.   La situazione era emersa in tutta la sua drammaticità nel corso del congresso nazionale Simeu (società italiana di medicina d’emergenza-urgenza), in cui era stata presentata l’indagine interna compiuta nel pronto soccorso «in seguito alla segnalazione di aggressioni al personale nel reparto. Così tra il personale era stato distribuito un questionario e i risultati lasciano poco spazio all’immaginazione. In tredici mesi sono stati raccolti 59 questionari compilati dagli operatori, da cui è risultato che il 46% degli eventi si è verificato nella fascia oraria tra le 20 e le 24. Il 29% si è verificato nel week-end. Nel 35% dei casi il codice colore attribuito al paziente era verde. Nel 46% dei casi l’aggressione è avvenuta nella sala di attesa. L’aggressore nel 49% di casi era lo stesso paziente, nel 49% un accompagnatore e nel 61% dei casi era di sesso maschile. L’operatore aggredito nel 58% dei casi era un Oss (operatore socio sanitario), nel 32% un infermiere, nel 10% un medico e nel 73% dei casi era di sesso femminile. In tutti i casi si è verificata aggressione verbale, nel 30% è arrivata la minaccia e nel 24% è degenerata con aggressione fisica.    L’evento si è risolto nel 51% dei casi senza intervento di terzi, nel 29% con l’intervento di un altro operatore, nel 19% con l’intervento delle forze dell’ordine. Le motivazioni dichiarate o presunte, sono tempi di attesa (31%), coinvolgimento di persone agitate o sotto l’azione di sostanze d’abuso (27%), distacco dell’accompagnatore dal paziente (19%). Il personale ha chiesto telecamere di videosorveglianza a circuito chiuso e l’allarme silenzioso. E i motivi non mancano.

Laura Sartini