Lucca, 12 dicembre 2008 - Invece no, il delegato provinciale della Figc Giorgio Merlini ha redatto l’«atto di decesso» sotto forma di un comunicato ufficiale nel quale il presidente federale Giancarlo Abete, «preso atto della dichiarazione di fallimento della società Lucchese Libertas 1905 Srl, pronunciata dal tribunale di Lucca, con sentenza del 18 novembre, delibera di revocare l’affiliazione» alla Lucchese Libertas 1905. Così, oltre alla morte economica sanzionata dal tribunale fallimentare, e a quella determinata dalla estromissione dal calcio professionistico, si aggiunge, ciliegina sulla torta, la scomparsa definitiva di nome e di fatto da qualunque manifestazione di carattere sportivo, sia pure dilettantistico. Il nome e il marchio finiranno, adesso, all’asta, unitamente a quei pochi attrezzi sportivi e agli arredi valutati poche migliaia di euro, con aggiunta di un paio di pulmini e dei trofei, compresa la Coppa Italia di serie C vinta a Palermo in una storica giornata.
 


Ovviamente chiunque si aggiudicherà nome e marchio, dovrà iscriversi alla federazione con una nuova matricola, essendo, ormai, quella storica cancellata a seguito della radiazione dalla Figc. Il curatore fallimentare avvocato Francesco Giannecchini ha rinunciato all’esercizio provvisorio. «Non potevo chiedere l’esercizio provvisorio — afferma — perché, se lo avessi fatto, mi sarei trovato sulle spalle lo stipendio di circa 8.000 euro mensili più i contributi percepiti da Gigi Simoni il quale non ha mai interrotto il proprio rapporto in qualità di dipendente-dirigente della Lucchese Libertas. Io ho dovuto licenziare Gigi Simoni con una raccomandata con ricevuta di ritorno perché, altrimenti, avrei dovuto pagargli lo stipendio, in caso di esercizio provvisorio, fino al 30 giugno. A questo punto Gigi Simoni avrà gli stessi diritti di tutti gli altri dipendenti». Mancando, quindi, una figura giuridica, a Roma non hanno potuto fare altro che prenderne atto e deliberare. Giorgio Merlini, delegato provinciale della Figc, ha preparato il bollettino contenente il provvedimento di cancellazione: «Il curatore non ha chiesto l’esercizio provvisorio e, quindi, non si poteva fare altrimenti».

Aldo Grandi