{{IMG_SX}}Lucca, 20 settembre 2007 - Saranno ascoltati oggi e domani dal Gip i giovani ultras dei Bulldog arrestati martedì dalla Digos per associazione a delinquere, lesioni personali gravi, violenza privata, minacce aggravate, porto ingiustificato di strumenti atti a offendere e danneggiamento. I dieci giovani finiti in cella sono stati suddivisi nei carceri di Lucca, Pisa, Livorno e Massa e verranno in parte ascoltati per rogatoria. Si tratta di Andrea Palmeri, 28 anni, leader dei Bulldog e Andrea Di Vecchio, 19 anni, coordinatore del gruppo dentro lo stadio, entrambi in carcere a Massa.

 

E poi Mirko Santucci, 26 anni; Davide Giovannetti, di 22; Daniel Fratello, di 28; Stefano Vannucci, di 21; Adam Alexander Mossa, di 19; Lorenzo Pucci, 19; Luigi Marotta, di 24; Francesco Venturini, di 21. Arresti domiciliari invece per Andrea Vanni, 36 anni. L’inchiesta potrebbe chiudersi in tempi rapidi: le richieste cautelari del pm risalgono al giugno scorso e dopo gli interrogatori si procederà a incidenti probatori per il confronto aggressori-vittime.

 

Dalle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali emerge intanto il quadro delle strategie del gruppo. Ecco ad esempio l’intercettazione del 1 aprile 2007 tra Andrea Palmeri, il 'generalissimo', e Andrea Vanni che discutono in auto sulla situazione successiva agli arresti di alcuni Bulldog per il pestaggio di Emanuele Pardini. Parla il Palmeri. ".. Se sciogli il gruppo, ritornano i compagni... la dai vinta alle guardie, la dai vinta alla Digos, la dai vinta ai compagni. Si ripigliano gli spalti... Te sei il gruppo che comanda la curva, sei il gruppo che dice 'nessuno attacca striscioni' e nessuno attacca striscioni. Non puoi andare in trasferta in tre... Ma allora se non siamo in grado, noi non siamo i Tori Flesciati... Siccome i diffidati non possono tirare avanti il gruppo, bisogna tirare avanti Fratello (Daniel), Francucco (Andrea Di Vecchio) e te (Andrea Vanni).

 

Basta, sono queste le persone che devono tirare avanti il gruppo, il resto sono persone che tirano a bega. Se non siamo in grado di farlo, non si fa, cioè i Tori sono andati avanti a fa per tre, quattro anni le trasferte in quattro o cinque, finché non li abbiamo presi a calci e si sono mandati via. Non puoi, noi non siamo questi, non siamo come loro, non siamo merde, io mi rifiuto di fare trasferte in quattro o cinque. Siamo un gruppo che in tutta Italia ci rispettano, ci portano tutti così, penso che siamo un gruppo con le palle".

 

E sono agli atti anche altre conversazioni dove alcuni dei protagonisti del pestaggio Pardini del 24 febbraio commentano l’accaduto pochi minuti dopo i fatti, preoccupati per la presenza di testimoni. "Qui è un tale casino... sai quanta roba ti danno...?". Tutto materiale raccolto dalla Digos e ora nel fascicolo d’inchiesta. Toccherà ora agli indagati dare spiegazioni su questi e altri episodi contestati.

 

Intanto il capogruppo di Forza Italia, Franco Fabbri sottolinea che "la violenza è un cancro della nostra democrazia che va estirpato per non favorire metastasi letali. Non può essere sottovalutato, né avere giustificazioni e neppure può essere soggetto di strumentalizzazioni politiche. Violenza e intolleranza producono sempre effetti devastanti, al di là di etichette politiche, ideologiche o sportive. In democrazia ci sono ampi spazi di dialogo e confronto anche fra diverse impostazioni etico-culturali, purché la convivenza resti civile, il rispetto e la tolleranza siano la regola assoluta a cui tutti si attengano. La Procura e le forze dell’ordine costituiscono una garanzia indispensabile per la sicurezza dei cittadini e contro qualsiasi discriminazione di tipo ideologico".

 

E il comitato genitori 'Fermiamo la violenza' esprime "apprezzamento per magistratura e Digos anche a nome delle centinaia di cittadini che hanno sostenuto il nostro appello e le nostre iniziative. Quando denunciammo il clima di violenza e intimidazione che si viveva nella nostra città abbiamo incontrato spesso scetticismo e sottovalutazione di un fenomeno che molti preferivano etichettare come bullismo, piuttosto di indagarne la matrice radicata in quelle ideologie aberranti di ispirazione nazi-fascista che le indagini delle autorità inquirenti hanno fatto emergere.

 

Quattro anni di violenze che apparivano impunite avevano profondamente minato la fiducia di molti giovani nelle capacità di tutela della nostra società ed oggi che si è iniziato a fare chiarezza sulla natura, i metodi e le finalità di certi personaggi, la nostra soddisfazione è ancora maggiore perché la scelta della legalità, della mobilitazione, della partecipazione e della solidarietà si è rivelata la strada migliore per costruire e garantire un clima in cui il confronto delle idee possa avvenire per tutti con serenità e rispetto delle regole democratiche".