Mercoledì 24 Aprile 2024

"Al timone della Svs da 18 anni. La mia famiglia di novemila soci"

I volti del volontariato: ecco il direttore Fabio Cecconi

IMPEGNO Fabio Cecconi, direttore della Svs di Livorno con uno dei mezzi dell’associazione e nel suo ufficio

IMPEGNO Fabio Cecconi, direttore della Svs di Livorno con uno dei mezzi dell’associazione e nel suo ufficio

Livorno, 25 gennaio 2015  - IL FUTURO, il progetto della vita, lo ha realizzato a due passi dal quartiere dove è nato e cresciuto: Borgo Cappuccini, il cuore popolare della città, a due passi dal porto. Lui è Fabio Cecconi, 46 anni il 15 maggio, direttore della pubblica assistenza, carica che ricopre dal 1997, volto amato e stimato della grande famiglia della Svs. Fabio, carattere schivo, ma cuore d’oro, grande preparazione professionale, ha trascorso nella associazione tappe importanti e significative. È entrato a 14 anni, era un ragazzino attratto dalla sirena dell’ambulanza come un richiamo di solidarietà e soccorso verso gli altri. Fabio Cecconi, non ama parlare di sè, non si sente un protagonista. Accetta di «raccontarsi» a La Nazione.

Come è iniziato il progetto nella grande famiglia della Svs?

«Sono nato da una famiglia semplice dai valori grandi come il rispetto verso gli altri e il rispetto per il lavoro. I miei genitori, Franco e Lina, non hanno mai influenzato le mie scelte. A 14 anni sono entrato in via San Giovanni e quando sono salito, dopo il corso, per la prima volta sull’ambulanza. Allora era molto diverso. Gli anziani erano i maestri dai quali imparare. Intanto studiavo all’Orlando dopo mi sono iscritto alla scuola di infermieristica e ho lavorato fuori. Nel 1997 Oscar Cafferata e Odette Volpi mi hanno chiesto di entrare con un ruolo diverso. Per sei mesi sono stato impiegato, poi direttore».

Cosa significa ricoprire questo ruolo?

« Responsabilità. Oggi la situazione è diversa e complessa. Siamo 80 impiegati e significa 80 stipendi e con questi tempi è difficile. Siamo 500 volontari e 9mila i soci. Una grande famiglia, patrimonio della città. Ho il compito di guidare la macchina facendo i conti con una realtà difficile in piena crisi e in un momento di grandi cambiamenti per la sanità regionale e che ci tengono con il fiato sospeso. Ci ripaga il rapporto splendido con i cittadini».

Come immagina il futuro?

«E’ necessaria collaborazione e condivisione dei nostri progetti con le istituzioni e gli enti pubblici. E’necessario che ognuno si impegni perché la città riparta, perché abbia uno sviluppo occupazionale, una rinascita. Oggi le divisioni non contano, contano i fatti».