LIVORNO-CHIEVO 2-4

di Alessandro Antico
Livorno, 13 aprile 2014 - Colpo d'occhio impressionante al 'Picchi', tutto esaurito e tutto amaranto per la partita-spareggio nella corsa verso la salvezza. Di Carlo voleva uno stadio "come il Vicente Calderon dell'Atletico Madrid di mercoledì scorso", ma lo sforzo dei tifosi non è servito. E' mancata una cosa sola, determinante: la squadra. Ha vinto il Chievo 4-2 e adesso per il Livorno si fa davvero buia buia. Nessun miracolo nel ricordo di Piermario Morosini, né sotto lo sguardo del presidente Aldo Spinelli, che poi lascerà lo stadio anzitempo con qualche contestazione sui titoli di coda.

Il Livorno propone Paulinho e Siligardi, in difesa ci sono Coda, Valentini e Castellini. Emerson e Ceccherini, non ancora al cento per cento, sono in panchina.
Furore agonistico: questo voleva e vuole il tecnico amaranto, con la squadra che parte convinta, aggressiva, mordace soprattutto su Rigoni. Ma troppo distratta in difesa, come vedremo.

La tattica è quella consolidata: si punta sulle accelerazioni sfruttando gli esterni, cercando Greco che si accentra a beneficio di Paulinho e Siligardi.
Da manuale l'azione che porta il Livorno in vantaggio al 5'. Piccini scende sulla destra e lancia un cross dalla parte opposta dell'area, dove Mesbah fa sponda di testa per Siligardi, tutto smarcato e freddissimo nell'insaccare, sempre di testa, il pallonee che sblocca il risultato e che fa esplodere il 'Picchi'. Sembra il tocco che spiana la strada al successo, ma non è così.
Tre minuti dopo, infatti, il Chievo pareggia. La difesa amaranto sale tutta insieme e si fa tagliare da un traversone che trova Paloschi, sul filo del fuorigioco, pronto a insaccare dall'interno dell'area. Incredibile il rovesciamento di fronte, altrettanto incredibile la sfasatura del meccanismo amaranto che, contando forse sull'offside non riuscito, lascia libero Paloschi di calciare a rete di destro.

L'approccio alla partita, in ogni caso, è gagliardo sia da una parte che dall'altra. Il Livorno è arrembante, sale tutto insieme e sa rendersi pericoloso; il Chievo è più tattico, ragiona molto a centrocampo e dimostra di saper innescare bene sia Paloschi che Thereaux.

Attivissimo Piccini sulla destra, mobilissimo Siligardi che al limite dell'area non dà riferimenti alla retroguardia veneta. Paulinho si fa trovare fra le righe e fa dannare Dainelli nella marcatura.
Il Chievo attende per sfruttare il momento giusto delle ripartenze, ha sicuramente più esperienza e ricorre a 'tagli' fulminei sorprendenti. Come al 20', quando Hetemaj si trova solissimo davanti a Bardi a causa di un liscio di Coda: il portiere amaranto blocca sulla linea e scioglie il brivido.
Azione pressoché fotocopia al 22', con il Chievo che stavolta non sbaglia e passa in vantaggio. Paloschi può crossare indisturbato dalla destra e pesca in mezzo all'area Thereaux, che brucia sullo stacco di testa Piccini e insacca di testa il gol del 2-1 clivense.

Pessima prestazione di tutta la difesa amaranto in queste due azioni consecutive. Imballata, sfasata, in ritardo, perde il recupero di Rigoni e si fa infilzare come un pesce tramortito. Manca l'ordine di Emerson, e si vede. Manca la chiusura stretta, manca il salto e così i veneti trovano agevoli spazi per le loro iniziative.

Difficile per il Livorno superare la difesa del Chievo che in fase di copertura si dispone a cinque e chiude energicamente. Greco dovrebbe stare più avanti, sostenere più da vicino Paulinho che soffre la morsa e anche Siligardi.
Alla mezz'ora il bilancio delle due gravi disattenzioni difensive pesa psicologicamente molto sul Livorno, che comunque cerca soluzioni alternative e insiste con le discese dalla destra.
Al 33' Paulinho si guadagna un rigore e pareggia. Dainelli stende da dietro il brasiliano mentre si avventa sul pallone lanciato dal fondo da Piccini: il fallo è evidente, Damato non ha dubbi. Dal dischetto Paulinho segna il suo tredicesimo gol in campionato e fa 2-2 sotto la Curva Nord. Il Chievo protesta perché sembra che il cross di Piccini sia partito quando la palla aveva già varcato la linea di fondo, ma il guardalinee non segnala alcuna irregolarità. Il fallo invece è nettamente da rigore: così rileva non soltanto Damato, ma anche l'arbitro di porta Tagliavento.

Da qui in poi, il resto del primo tempo si svolge sotto l'insegna dello "stiamo in guardia" sia da una parte che dall'altra. Ma l'attenzione non è una delle migliori qualità del Livorno.
Il Chievo controlla, palesa tranquillità e mantiene un atteggiamento non rinunciatario. E infatti, a un istante dall'intervallo, Paloschi riporta in vantaggio i veneti. Rimessa laterale battuta a recupero scaduto, ma la difesa amaranto dorme in ogni caso: la palla rimbalza davanti a Bardi e a una selva di giocatori, da cui sbuca un tacco di Paloschi che la butta beffardamente dentro. Si va al riposo con il Chievo avanti per 3-2.
Preoccupa in ogni caso la disattenzione della difesa del Livorno. E' troppo gigiona, troppo superficiale non solo nella marcatura, ma anche nelle chiusure sui lanci avversari (il movimento di Thereaux, per esempio, sulla'1-2 non era stato controllato). Al di là del fatto che la rimessa laterale sia avvenuta a tempo scaduto, da parte della squadra di Di Carlo resta l'inquietante tendenza al vuoto nella chiusura.

Nella ripresa il Livorno deve recuperare ritmo e risultato. Il Chievo si blinda nella propria metà campo a difesa del prezioso vantaggio ma anche alla ricerca del gol-sicurezza.
Dopo 3' Paloschi ci riprova, va via a Valentini in contropiede sulla sinistra, si accentra in area ma trova Bardi pronto a chiudergli la via della rete.
Sul corner successivo è ancora Bardi a salvare il risultato deviando ancora in angolo un tiro micidiale al 'sette' di Rigoni. Grandi riflessi del portierino-portierone, troppi rischi per il Livorno che in questo inizio di secondo tempo in difesa proprio non esiste.
Agli amaranto non resta che la carta dell'assedio, al Chievo il compito di controllare ed eventualmente ripartire.
All'8' Di Carlo fa un doppio cambio: fuori Siligardi e Valentini, dentro Emeghara e Duncan. Si passa alla difesa a quattro.

Ma per il Livorno c'è la doccia fredda. Rigore per il Chievo al 9': Mesbah e Biagianti intervengono su Radovanovic che finisce giù appena entrato in area. Discussione intorno a Damato, che è irremovibile. Il rigore pare molto dubbio, ma le proteste sono inutili. Paloschi fa centro anche dal dischetto, tredicesimo gol per lui, siamo sul 4-2 per il Chievo.
Il Livorno si squaglia. Rimettersi in gioco sul 2-4 è un'impresa. Il morale cala vertiginosamente, il doppio svantaggio impone comunque di provarci fino all'ultimo. In uno stadio così, poi, traboccante di entusiasmo e speranza, fa davvero male incassare tutti questi gol per scellerate disattenzioni in difesa.
E' il Chievo a fare la partita: deve gestire i due gol in più per mettere il lucchetto a un risultato preziosissimo. Il Livorno reagisce a sprazzi, con riesce a dare continuità alla costruzione di azioni che si schiantano sul muro dei veneti.

Al 21' Di Carlo toglie il diffidato Biagianti e mette dentro un altro attaccante, Belfodil. Sostituzioni esaurite per il tecnico amaranto, che si gioca il tutto per tutto.
Ora l'assedio è con tre punte, l'extrema ratio per tentare di rimettersi in partita. Ma non c'è niente da fare. Il Chievo blinda metà campo e risultato, mette in ghiaccio il ritmo con Rigoni, Radovanovic e Guana. Gli amaranto non trovano spazi, non riescono a scardinare i bastioni veneti nemmeno sugli out che bene avevano fatto nel primo tempo. Ma il guaio vero è che non c'è mordente, non c'è cattiveria, non c'è convinzione. Solo Duncan, fra i nuovi entrati, prova a farsi vedere con qualche conclusione da lontano. Emeghara e Belfodil son fantasmi, o giù di lì. Azioni vere e proprie non se ne vedono più.
Il Livorno dell'ultimo quarto d'ora è come un ghiacciolo che si scioglie in un nano-secondo. E così la partita si avvia mestamente verso una sconfitta pesantissima, dannatamente pericolosa, sotto le gelide e lunghe ombre della retrocessione che oggi non si è riusciti ad allontanare. L'impresa non è impossibile, finché non c'è la sentenza matematica. Ma da ora è veramente molto difficile.

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