JUVENTUS-LIVORNO 2-0

di Alessandro Antico

7 aprile 2014 – Ha provato a giocarsela, il Livorno. Ci ha provato con tutti i suoi limiti davanti alla Juventus-schiacciasassi e ci ha provato avendo la mente già proiettata a domenica prossima, quando al 'Picchi' ci sarà lo scontro-salvezza con il Chievo. A Torino è finita come in fondo si era pronosticato: ha vinto per 2-0 la Juve, che quindi non ha dilagato. Magra consolazione per gli amaranto, certo, ma questo è il calcio e nulla è ancora perduto.

IL PRIMO TEMPO – Di Carlo lascia in panchina Paulinho e Greco perché diffidati, quindi a rischio per la partita con i veneti, ma schiera in ogni caso Bardi, Biagianti, Emeghara, anch'essi sul filo del rasoio nelle mani del giudice sportivo. Quattro gli uomini a difendere: Ceccherini, Valentini, Coda e Castellini (che ha la fascia di capitano). A centrocampo ci sono anche Benassi e Duncan, in attacco è Siligardi ad accompagnare 'Eme'.
Conte non fa complimenti: là davanti ci sono Tevez e Llorente, poi propone Pirlo, Marchisio, Asamoah... Roba da far tremare le gambe a chiunque, nella bomboniera dello 'Juventus Stadium', dove comunque ci sono anche trecento tifosi amaranto.

La partenza-sprint è del Livorno, che nei primi due minuti si fa pericoloso con Emeghara due volte: la prima dalla lunga distanza è parata da Buffon, la seconda va alta. L'impostazione dei labronici è quella di restare in copertura per far ripartire in velocità Emeghara e, in seconda battuta, Siligardi. L'ordine di scuderia è di sfruttare le ripartenze dei due attaccanti, che sono rapidissimi e con le loro caratteristiche possono creare qualche difficoltà alla retroguardia bianconera. 

E' dura. E' chiaro che sia dura. La Juventus ha tecnica spaventosa e, quando accelera, fa esplodere bombe-carta nella metà campo amaranto cercando l'uno-due al limite ed esercitando il pressing anche senza palla. Il Livorno contiene come può, piazza un gagliardo Biagianti a fare da cerniera, sbaglia qualche passaggio di troppo nella fase di rilancio e logicamente soffre, rischia. Ma lotta con orgoglio, non è rinunciatario, non è remissivo, mostra rispetto ma non timore.

Dopo 20 minuti la pressione juventina aumenta, gli amaranto vanno alle corde e perdono un po' il filo a centrocampo, dove vengono scavalcati. I bianconeri trovano spazi e si fanno pericolosi con Chiellini e Llorente; salgono anche con Lichtsteiner, cercano Tevez; fanno possesso e partita, come del resto era nelle previsioni.
Di Carlo chiede che ci sia meno distanza fra centrocampo e difesa: bisogna accorciare gli spazi e stringere le marcature. Castellini è un leone e guida la retroguardia con autorevolezza: la fascia di capitano lo carica, lo motiva.

Ma la resistenza del Livorno dura mezz'ora.
Al 31' infatti la Juventus va in vantaggio. Llorente (che segnò anche all'andata) riceve il pallone in area, si libera di Valentini e spara a botta sicura trafiggendo Bardi con una saettata.
Non c'è tempo per rendersene conto. Il gol stordisce, annebbia le idee.
E al 34' la Juve raddoppia. E' ancora Llorente ad andare a segno. Corner di Pirlo, palla spiovente in area, il 'Leone delle Asturie' svetta e insacca di testa con l'involontaria complicità di Bardi sulla linea di porta. 

Sulla scorta dell'entusiasmo dettato dal doppio vantaggio la squadra di Conte continua a spingere nell'ultima parte del tempo cercando di chiudere la partita. Il Livorno resta troppo basso, non cambia atteggiamento rispetto all'inizio e rischia di farsi infilare ancora.

Una sortita di Emeghara a due minuti dall'intervallo merita applausi. Il nigeriano-svizzero entra in area palla a terra, ma il suo tiro viene deviato in angolo da Bonucci e si va al riposo sul 2-0.

IL SECONDO TEMPO – Si comincia con una bella punizione di Siligardi dal limite, di poco alta sulla traversa. Il Livorno ha l'esigenza di recuperare, quindi parte con una certa decisione tenendosi alto. Se mai vi fosse una speranza di perforare Buffon, c'è la consapevolezza che vada cercata con le ripartenze. Quindi Emeghara e Siligardi restano costantemente in movimento là davanti, ma prendere le misure a questa Juve non è certo impresa da poco.

Il Livorno fa fatica a salire, ma anche a contenere. Il passo dei bianconeri è più rapido, la classe chiaramente fa il resto. Il pressing della squadra di Conte è costante e al Livorno non resta che provarci con azioni estemporanee. Come al 13', quando Duncan cerca il colpo della serata sparando una cannonata da lontano alla quale Buffon si oppone volando in tuffo.

Verso il quarto d'ora arriva il primo cambio di Di Carlo: esce Ceccherini, che ha speso molto, entra Piccini cui viene chiesto di provare a spingere sull'out destro. Viceversa, a sinistra Mesbah trova ben pochi spazi per farsi vedere e rendersi pericoloso: impossibile arrivare sul fondo e crossare, anche se effettivamente in questa partita il Livorno cerca altre vie.

Al 16' il secondo cambio amaranto: esce Emeghara e fa il suo ingresso in campo Belfodil. Nel contempo, però, Coda accusa qualche fastidio e ciò complica le cose in difesa, soprattutto in vista della partita di domenica prossima.

Non c'è la grinta vista contro l'Inter, ma va detto che davanti non ci sono i nerazzurri di Mazzarri... Gli amaranto, però, pur essendo dichiaratamente inferiori ai bianconeri, non si squagliano come accadde in altre sciagurate partite del passato e tentano di mantenere un approccio dignitoso verso ciò che rimane di questo incontro.

La Juve controlla, amministra: al 20' Conte manda dentro Giovinco al posto di Tevez. Più tardi richiamerà anche Llorente per Vucinic. Il match a questo punto non ha proprio più molto da dire e assume l'aspetto di una specie di importante allenamento in vista dei prossimi, rispettivi impegni.

Al 26' Benassi parte defilato, arriva al limite dell'area e calcia un rasoterra sul quale Buffon è pronto alla presa. Gli replica Pogba, il cui tiro è bloccato da Bardi.

Nell'ultimo quarto d'ora Di Carlo manda nella mischia anche Mosquera al posto di Biagianti. C'è curiosità per vedere all'opera il 'carneade' colombiano under 20, prendiamola così.

Il Livorno è spremuto, ha speso molto. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Giocarsela a viso aperto contro i 'mostri' per tornarsene a casa con un'umiliante goleada sul groppone? Avrebbe dovuto avere un atteggiamento più spaccone e garibaldino proprio in questa partita? Crediamo di no. I 'diffidati' sono salvi, questo è l'importante, e la partita da non sbagliare sarà quella di domenica prossima contro il Chievo di Corini: lì servirà il miglior Livorno possibile per centrare la vittoria. Tutto il resto son discorsi al vento.

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