LIVORNO-INTER 2-2

di Alessandro Antico

Livorno, 31 marzo 2014 – Sognava l'impresa, il Livorno. Un'impresa che poi sarebbe stata quella di strappare almeno un punto all'Inter di Mazzarri per continuare a vedere da vicino il treno della salvezza. E così è stato. Davanti al presidente Spinelli che è tornato allo stadio dopo più di tre mesi e di fronte a 15.450 spettatori, gli amaranto rimontano due gol e strappano un 2-2 pesantissimo.

IL PRIMO TEMPO – Il Livorno recupera Emerson al centro della difesa, dove Valentini prende la posizione di Ceccherini, in panchina per scelta tecnica. In attacco la coppia è Paulinho-Belfodil. L'Inter lascia fuori come previsto Guarin e schiera Alvarez, presenta Rolando al posto di Ranocchia, mentre davanti c'è la conferma di Palacio e Icardi.

Gli amaranto partono con un buon ritmo, ma nei primi 5' peccano di un paio di leggerezze difensive che per poco non costano care, prima con Hernanes, poi con D'Ambrosio. Il concetto-chiave della partita, nelle intenzioni di Di Carlo, è quello di aggredire e ripartire senza abbassarsi troppo e tenendo Mbaye più alto sul binario esterno destro.

L'Inter conta molto su Hernanes. Quando arriva alla tre-quarti, i nerazzurri si trovano quasi sempre in superiorità numerica perché gli amaranto non sono velocissimi nei recuperi. Di contro, il Livorno appare rapido nel riproporsi, nel rilanciarsi.

Al quarto d'ora la prima palla-gol del Livorno. Emerson calcia una punizione che Handanovic devìa in corner con un tuffo spettacolare.

Dal 20' l'Inter prende un po' meglio le misure, aumenta la pressione e cerca le diagonali. Il Livorno però tiene bene: frantuma il gioco avversario e accenna a qualche buona ripartenza, in particolare con l'ispirazione di Greco. La partita è piacevole, si gioca sul filo di un sostanziale equilibrio anche se l'Inter dà l'ovvia sensazione di poterla scardinare quasi sempre con Hernanes, che al 27' spedisce di poco sul fondo un gran tiro da fuori.

Alla mezz'ora Belfodil tocca di testa e per poco non beffa Handanovic che si stende e blocca. Buona l'avanzata corale degli amaranto, che quando attaccano lo fanno in massa costringendo l'Inter a recuperi un po' affannosi. Non da meno sono gli errori che la squadra di Mazzarri commette negli appoggi e negli agganci nel momento in cui offende.

Al 37', però, il pasticcio lo commettono in difesa gli amaranto, che si perdono come la pallina di un flipper e l'Inter va in vantaggio. Cross da sinistra di Alvarez, Icardi non è marcato bene e fa sponda per Hernanes, che segna il suo primo gol da quando è in maglia nerazzurra sparando una bordata imprendibile. E' anche il primo, autentico tiro in porta dell'Inter: sa di vera beffa per il Livorno, fino a questo momento in grado di tener testa a un avversario non impeccabile.

Lo svantaggio suona davvero a morto per gli amaranto, che ancora una volta crollano psicologicamente come nelle ultime prestazioni e si squagliano nei minuti finali del tempo. Tanto che al 42' Bardi (alla fine migliore in campo con Paulinho, secondo noi), si oppone alla grande a Kuzmanovic andato via in progressione e lestissimo nel calciare indisturbato dalla distanza: il portiere amaranto vola per deviare la cannonata oltre la traversa.

E' il preludio al raddoppio. L'Inter infatti è più sciolta, fa girare palla da un lato all'altro, non trova contrasti né in mezzo né sugli out e mette a segno il bis. Jonathan da destra fa spiovere un traversone in area dove Palacio è tutto solo, aggancia al volo e di destro trafigge Bardi per la seconda volta. E' così che nella rete del Livorno si deposita il gol numero 58 dall'inizio del campionato.

IL SECONDO TEMPO – La predisposizione al gioco da parte del Livorno c'è, in linea teorica. Ma nei primi 8-10 minuti è tutta una sofferenza. Emerson non sta bene, risente del colpo subìto a inizio partita e fa molta fatica. Tutti gli altri si perdono nella nebulosa di schemi che non arrivano a buon fine. Aleggiano di spettri delle disfatte di Genova, Torino, Bergamo.

Ma ci vuole una scossa, bisogna continuare ad attaccare, crederci. In un modo o in un altro la personalità deve riemergere.

All'8' Paulinho riapre la partita. C'è un corner di Greco, il brasiliano va sull'esterno del blocco dei giocatori interisti piazzati (ma immobili) e colpisce la palla in modo fulminante per Handanovic. Dal basso verso l'alto, la saetta gonfia la rete sotto la Curva Nord. E' il gol con cui Paulinho sale a quota 12 e con cui il Livorno torna a sperare.

Un minuto dopo  Di Carlo cambia due uomini: fuori Emerson per Duncan e fuori Belfodil per Emeghara. E' la svolta. C'è più velocità, più grinta. Il gol riporta fiducia e vitalità al Livorno che spinge in contropiede, mangiandosene uno con lo svizzero-nigeriano. Gli amaranto passano al 4-3-1-2, con Greco che si butta e accompagna le due punte e con Biagianti che resta più basso. 

Mazzarri si preoccupa del fatto che ora è l'Inter a non essere in grado di imbastire un'azione completa. La formazione nerazzurra patisce l'aggressività del Livorno che compie uno sforzo fisico non da poco andando addosso ai portatori di palla. Jonathan e D'Ambrosio hanno più spazio perché il centrocampo labronico si stringe a rombo, ma non incidono. Leziosi, troppo attenti ad essere più belli che efficaci.

Al 23' entra Guarin al posto di Hernanes, che ha dato moltissimo. Vedremo che poi questo cambio finirà con il giocare a favore dei padroni di casa.

Il Livorno prova a mordere come può. Non deve rinunciare a farlo, soprattutto sui portatori di palla nerazzurri, per farsi trovare pronto nelle ripartenze. Il contropiede amaranto può essere micidiale, quindi Di Carlo al 27' toglie Greco e manda dentro Siligardi, fresco, disponendo la squadra a trazione anteriore. L'ordine è quello di tenersi alti per cercare il gol, rischiando anche, ma non c'è alternativa: bere o affogare.

Reazione e costanza volano di pari passo. Al 28' Benassi reclama un rigore per una spallata di Juan Jesus, ma l'esito è un corner che poi si perde sul fondo.

Negli ultimi dieci minuti il Livorno ci prova in tutti i modi. Non c'è molta lucidità, ma la squadra non molla, cerca di giocare, lo fa con grande generosità. Intanto Mazzarri inserisce Zanetti al posto di Icardi.

Benassi ci prova da distanza incredibile al 38', con coraggio, ma la palla finisce alta. Poi il giocatore accusa crampi e resta dolorante, così Mbaye pochi minuti prima. Di Carlo ha esaurito i cambi, tutti devono stringere i denti.

Il Livorno con tre punte si lancia all'assalto con le ultime energie, pochissime ma spese al momento giusto.

Al 39' infatti arriva il pareggio con Emeghara che va via come un razzo sfruttando un alleggerimento sciagurato, folle, suicida di Guarin nei panni del kamikaze. Stavolta 'Eme' non sbaglia: corre verso la palla, la cattura e la mantiene caparbiamente sul destro bevendosi anche Samuel che non lo raggiungerebbe nemmeno se avesse il turbo. Poi arriva davanti ad Handanovic, lo sdraia e lo trafigge con un rasoterra assassino che fa esplodere di gioia lo stadio.

I minuti di recupero sono una tortura infernale. L'Inter assedia, è ferita, è furiosa. Bardi fa gli straordinari, la difesa anche. Ma il Livorno c'è. Patisce, ma c'è e difende il 2-2 fino al triplice fischio di Calvarese.

Il miracolo è compiuto. E' un miracolo calcistico vero. Magari nel nome di Armando Picchi, gloria interista di sangue livornese, che da lassù, forse, stasera ha guidato gli amaranto in un'impresa che regala tanta, tanta, tanta speranza per la salvezza.

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