ATALANTA-LIVORNO 2-0

di Alessandro Antico

Bergamo, 26 marzo 2014 – Il Livorno cerca punti-salvezza nella città di Piermario Morosini, ma torna a casa con le ossa rotte e il morale distrutto. Vince l'Atalanta 2-0 e per gli amaranto _ già reduci dal 3-1 nella trasferta con il Toro _ adesso la notte è più fonda che mai.

IL PRIMO TEMPO – Di Carlo è in emergenza. L'infortunio di Emerson a Torino, benché non grave, costringe il brasiliano al forfait. Non recupera nemmeno Rinaudo, quindi gioca Castellini; con lui ci sono Valentini e Ceccherini. Sull'out sinistro c'è dal primo minuto Gemiti, a centrocampo è confermato Benassi, in attacco la coppia è Paulinho-Emeghara.

Gli amaranto partono con convinzione. Dopo 3' è Greco a provarci con un tiro che finisce alto. L'atteggiamento sembra più determinato, più gagliardo, più incisivo rispetto a quello visto nella partita di Torino. Ma durerà poco. Il Livorno agisce con ordine e nel giro dei primi dieci minuti costruisce due palle gol, però le spreca. Prima Paulinho spara un destro che Consigli devìa in corner; poi Valentini, di testa, si vede la conclusione bloccata dal portiere bergamasco.

Dopo un quarto d'ora è l'Atalanta a prendere in mano redini e ritmo del gioco. E addio Livorno. A centrocampo i nerazzurri di Colantuono sovrastano gli amaranto. I padroni di casa sono al completo - fatta eccezione per il solo Moralez infortunato - quindi  il peso specifico maggiore in campo è il loro: sono veloci, praticano buoni inserimenti e movimenti ben orchestrati.

E al 22' passano in vantaggio. Corner dalla sinistra: De Luca stacca di testa, Denis respinge involontariamente ma finisce col servire lo stesso De Luca che, da dentro l'area, sferra un destro violentissimo che si insacca alle spalle di Bardi. Difesa amaranto inchiodata, come al solito, sugli sviluppi di un calcio piazzato.

Che dire? Per il Livorno si mette malissimo. La squadra incassa male il gol dell'Atalanta soprattutto sotto il profilo psicologico, ma anche dal punto di vista fisico  e atletico il livello è imbarazzante. Buona la partenza, buona l'impressione nei primi 10-15 minuti, poi buio pesto.

L'Atalanta diventa padrona del campo, il Livorno rantola confusamente senza riuscire a imbastire schemi efficaci, in grado di superare il centrocampo e la rapidità degli orobici, che meritano il vantaggio e appaiono in grado di amministrarlo. Cigarini, Carmona, Estigarribia, lo stesso De Luca che ha segnato il gol del vantaggio sembrano chissà chi, nemmeno fossero i fenomeni che in effetti non sono. Ma con questo Livorno brillano tutti. Al 44' De Luca vorrebbe anche un rigore per una presunta spinta di Castellini (che in precedenza era stato ammonito), ma l'arbitro De Marco lascia correre.

IL SECONDO TEMPO – Si ricomincia da dove ci si era fermati: è solo Atalanta. Che al 4' reclama per un altro rigore su Bonaventura messo giù da Biagianti proprio al momento di tirare appena entrato in area. De Marco non indica il dischetto neanche in questo caso.

Imbarazzante: l'aggettivo che più si calza addosso al Livorno è questo. La squadra non gira, non trova la scintilla che possa innescare la reazione, si fa schiacciare troppo e non sta al passo del ritmo atalantino. Dopo i primi momenti della 'cura Di Carlo' l'effetto sembra essere svanito: l'involuzione è evidente.

Al 59' il raddoppio dell'Atalanta. Denis è impalcabile: l'azione nasce da Bonaventura, c'è l'appoggio di De Luca al compagno di squadra argentino che di destro spara una bordata imparabile per Bardi. I riflettori dello stadio 'Azzurri d'Italia' non squarciano il buio fitto nel quale sprofondano gli amaranto, abbattuti nel punteggio e nel morale.

L'Atalanta non ha bisogno di spingere sull'acceleratore: trova terreno libero davanti e non ha difficoltà a stendersi producendo azioni non eccelse, ma lineari, soprattutto complete. Cosa che non riesce proprio al Livorno, incapace di costruire. Al 18' Di Carlo cambia qualcosa togliendo Gemiti per inserire Belfodil: tre punte in campo, ma viene da chiedersi chi potrebbe servirle adeguatamente.

Dispiace doverlo ammettere, ma continuando di questo passo è alquanto difficile vedere qualche margine di recupero. La squadra non gira, è come se avesse dimenticato tutte le lezioni faticosamente apprese. Si impenna anche la percentuale degli errori, come quello di Mbaye che al 66' perde palla in area consentendo a Denis di recuperarla, salvo poi calciarla fuori.

Qualche sprazzo di amaranto, ma poca roba. Ci prova il solito Paulinho su punizione, poi va vicino al gol anche Emeghara che al volo sfiora la traversa al 75'.

Classifica e calendario alla mano, anche se la speranza è sempre l'ultima a morire, c'è da farsi il segno della croce. Livorno, Catania e Sassuolo sono il terzetto agonizzante sul fondo. La matematica non condanna, ma gli amaranto lunedì ospiteranno l'Inter, poi andranno a far visita alla Juventus, quindi si giocheranno ogni residua speranza al 'Picchi' contro il Chievo, che intanto è resuscitato prima di Pasqua con la vittoria sul Bologna. La vera Passione comincia ora. 

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