CAGLIARI-LIVORNO 1-2

di Alessandro Antico
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Cagliari, 16 febbraio 2014 - Il Livorno degli stoici sbanca in nove il ‘Sant’Elia’ di Cagliari per 2-1 e porta a casa una vittoria importantissima in chiave-salvezza. Tre punti preziosi quanto mai, tuttavia intristiti dall'infortunio al capitano Andrea Luci. Ma vediamo com'è andata.

IL PRIMO TEMPO - Di Carlo imposta un 3-5-2 fisico e prudente, ma è anche costretto a farlo perché Greco è lievemente infortunato a una caviglia e parte quindi dalla panchina. Il centrocampo è affidato a Luci, Benassi e Duncan. In difesa Coda vince il ballottaggio con Castellini. Rientra Mbaye sulla destra, a sinistra si posiziona Mesbah, mentre la coppia d’attacco è Paulinho-Emeghara.

La sorprendente vittoria del Catania sulla Lazio nell’anticipo dell’ora di pranzo costringe più che mai gli amaranto a tornare dal Sant’Elia con un risultato positivo, addirittura se possibile con i tre punti, quindi occorrono coraggio e massima lucidità. Guai sprecare altre occasioni come accaduto a Catania e contro il Genoa.

Il Cagliari è squadra tosta, abituata a disputare campionati con l’ambizione di trarsi d’impaccio alla svelta, ben amalgamata e imbottita di giocatori d’esperienza. Ekdal, Conti e Dessena supportano Cossu, in avanti ci sono Nenè e Sau.

Il Livorno comunque inizia con buon piglio e cerca di sfruttare le ripartenze in velocità. L’approccio è quello giusto, sia dal punto di vista tattico che mentale. La prima incursione è di Duncan dopo 5’, con la palla che va alta. C’è compattezza a metà campo: gli amaranto si tengono stretti, fraseggiano rapidi, cercano di tenere bassi i sardi proponendo trame. Tant’è che le altre azioni più pericolose nel primo quarto d’ora sono proprio del Livorno con Mbaye e soprattutto con Paulinho, chiuso d’un soffio dal giovane Del Fabro che quasi rischia una clamorosa autorete.

Di Carlo chiede intraprendenza e così è: bloccare le fonti del gioco rossoblù e proporsi costantemente. I giocatori applicano con alta fedeltà i dettami del mister e dettano il ritmo con continuità. Troppa frenesia, però, nel momento decisivo della zampata a rete; il Livorno crea azioni e colleziona angoli a ripetizione, ma non concretizza. Bello il lavoro di Paulinho a servire Emeghara, ma anche questa opportunità sfuma. Poco brillanti gli attaccanti amaranto nel primo tempo. C’è da chiedersi quanto potrà durare la pressione degli amaranto, padroni assoluti del campo di fronte a un Cagliari minaccioso per la prima volta al 22’ con Conti.

Poi arriva una tegola maledetta: alla mezz’ora Luci esegue un movimento scomposto, da solo, e il ginocchio si gira. Il capitano crolla a terra urlando di dolore, esce dal campo in barella. L’infortunio sembra bruttissimo, un colpo che davvero non ci voleva. Entra Biagianti, a centrocampo non c’è diversa alternativa per Luci in regìa e adesso c’è anche il problema della velocità nel contrastare Cossu.

Ma c’è un guizzo, c’è una reazione, c’è la rabbia che schiuma da tutti i pori e il Livorno si porta in vantaggio. Emerson - che proprio in terra sarda mosse i suoi passi più importanti quando arrivò in Italia - fa partire una bordata delle sue che Avramov manco vede. La palla è un missile innescato a velocità pazzesca da almeno 35 metri; la parabola calciata dal ‘Puma’ con il sinistro è fatale per il portiere cagliaritano, incredulo di fronte a tanta potenza. E il Livorno va al riposo meritatamente in avanti per 1-0.

IL SECONDO TEMPO - Ora il Livorno deve far vedere di essere cresciuto, maturato. Deve difendere con saggezza il vantaggio, deve farlo mantenendo lo standard della prima mezz’ora di gioco almeno, senza farsi pesare addosso la mancanza di capitan Luci. Non sarà facile, perché Biagianti non ha la sua stessa velocità nel gestire l’azione e perché il Cagliari adesso più determinato, più aggressivo.

Gli amaranto non devono commettere l’errore di chiudersi troppo e di lasciare metri a centrocampo. Anzi, devono continuare a proporsi per tenere la formazione di Lopez indietro.

La magìa riesce. Il Livorno si riporta avanti e all’8’ conquista un calcio di rigore con Paulinho, buttato a terra in area da Avramov, che viene anche ammonito. L’arbitro De Marco è irremovibile: l’uscita del portiere è sbagliata, il penalty è netto. Dal dischetto si incarica del tiro Paulinho che non fallisce e insacca a mezza altezza il gol dello 0-2. E’ un doppio vantaggio meritato. Meritatissimo, anzi, perché finora si è visto quasi soltanto il Livorno. Cagliari remissivo, incapace di stendersi e di costruire un’azione completa. Amaranto attenti, ancora saldi. Paradossalmente è come se l’infortunio a Luci avesse infuso più rabbia, più convinzione, più voglia di mordere. E la squadra sembra giocare per lui, per il suo capitano. Deve resistere, resistere, resistere.

Il Sant’Elia diventa una bolgia, sembra il ‘Massimino’ di Catania di due settimane fa. I tifosi sardi fischiano i loro giocatori, Dessena viene sostituito (al suo posto Ibarbo) e inveisce contro il pubblico.

E al 19’ si risveglia anche l’orgoglio del Cagliari. Nené riapre la partita: conquista la palla a centrocampo (Biagianti dov’era), entra in area, calcia di sinistro interno a giro e la mette nel ’sette’ con Bardi immobile. Per quanto davvero bello, è uno dei classici gol che il Livorno si ritrova sul groppone: si allarga leggermente la maglia a centrocampo e la squadra fa la fine dei birilli che vanno giù.

Di Carlo però non molla. Dopo 21’ toglie Emeghara - che non ha entusiasmato - e inserisce Belfodil. Guai far calare la tensione, bisogna comunque mantenere freschezza là davanti nel caso si creassero le condizioni giuste per altri contropiede. Il Cagliari tuttavia è trasformato in questa ripresa e ritrova l’entusiasmo grazie al gol di Nenè. I fischi dei tifosi sardi accendono il motore supplente dei rossoblù, che provano a imbastire azioni più corali. Al 27’ però la squadra di Lopez resta in dieci perché Conti protesta eccessivamente dopo una punizione.

Il Livorno è in superiorità numerica ma soffre. Il Cagliari si porta tutto in avanti, facendo anche un bel po’ di confusione per la verità, e il centrocampo amaranto patisce nella fase di filtro. Tutto lascia presagire che si assisterà a un ultimo quarto d’ora con il cuore in gola e con lo ‘spettro’ di Catania che aleggia sugli amaranto con il fiatone. Di Carlo gioca la carta Greco, benché non in perfette condizioni, e lo lancia al posto di Duncan. Belfodil intanto si mangia l’occasione della domenica fallendo l’opportunità di chiudere la partita: Paulinho gli serve in area un pallone ghiottissimo che però l’algerino spara in Costa Smeralda.

Attenzione, perché sono errori che pesano e che si rischia di pagare a caro prezzo. Il Cagliari, nonostante l’uomo in meno, tiene in mano il boccino del gioco, fa appello alle ultime energie e schiaccia il Livorno nella propria metà campo. E’ qui che si vedono le qualità e la freddezza di una squadra: occorre mantenere le maglie fitte e andare ad aggredire i portatori di palla. Ma occhio agli interventi rudi, perché sul taccuino di De Marco sono già finiti Ceccherini, Mbaye, Biagianti. E infatti si becca il rosso anche Ceccherini per un fallo su Pinilla, nel frattempo subentrato al posto di Murru.

Cagliari a trazione anteriore, Livorno alle corde. Ma stoico, in piedi, compatto, in guardia. Poi viene espulso anche Benassi, per un fallo ancora su Pinilla. Incredibile, ma è così. Rosso diretto. Livorno in nove, Cagliari in dieci con 5 minuti di recupero da giocare.

Via i deboli di cuore. Può succedere di tutto, come se non si fossero già vissute abbastanza emozioni.
Saltano tutti gli schemi, ma gli amaranto hanno un comandamento solo: difendere una vittoria preziosissima che, in virtù dei risultati delle altre squadre invischiate nella lotta per la salvezza, vale una tonnellata d’oro. Tre punti da portare a casa a tutti i costi. Con tanta fatica e con indicibile sofferenza anche per l’infortunio al capitano-baluardo Luci. Ma dopo 95 minuti da ‘inferno e ritorno’ il gran colpo riesce. Il Livorno se la prende, questa vittoria. E che vittoria! La zona-retrocessione, per adesso, è alle spalle.

Alessandro Antico