LIVORNO-PARMA  0-3

di Alessandro Antico

Livorno, 11 gennaio 2014 – Vincere questa partita, o perdere grandissima parte delle speranze, se non tutte. Il Livorno, che non trova il successo da sette gare, non ha alternativa: deve battere il Parma se vuole restare agganciato al treno che corre verso la tormentata salvezza. Finisce male: 0-3 per il Parma, amaranto ultimi, caos generale, permanenza in serie A. 

IL PRIMO TEMPO - Nicola non ha Schiattarella, squalificato, ma recupera Emerson rispetto all'ultima partita giocata a Firenze, affianca Greco a Paulinho, conferma Benassi a metà campo e dà a Piccini la chance iniziale. Donadoni invece torna al 'Picchi' da grande e amato ex insieme con il capitano Ale Lucarelli; 'Fantantonio' Cassano è in panchina.

Dopo un minuto e 40 secondi gli amaranto sono già sotto: un traversone di Biabiany dalla destra sorvola tutta l'area; arriva a Palladino (altro ex) che al volo, dal limite, fa partire una staffilata che si insacca alle spalle di Bardi. Tutta la difesa non si prende cura dell'attaccante perché è intenta a controllare Parolo, che si inserisce davanti all'area piccola. E così Palladino può stoccare indisturbato.

Il Livorno è colpito a freddo, messo subito al tappeto dal Parma al suo primo affondo, immobilizzato dall'azione fulminea dei ducali. Il gol di Palladino è il classico pugno che ti frastorna, ti fa barcollare. Gli amaranto però provano a salire, alzano la pressione tenendo palla a terra, anche se soffrono inevitabilmente l'assenza di un cursore come Schiattarella.

Piccini sull'out destro comunque si dà da fare, riceve applausi dal pubblico del 'Picchi' e al 13' Mirante gli esce incontro impedendogli di agganciare un bel pallone lanciato da Benassi, un po' più defilato rispetto a Firenze. A sinistra si alternano Mbaye e Greco, che premono.

Già al 24' Nicola cambia. Toglie Biagianti e mette dentro Siligardi: mossa a sorpresa, certo, che in molti per la verità si sarebbero aspettati nello schieramento iniziale. Un'altra punta può servire per scardinare il centrocampo e la difesa ducali, finora ben registrate e forti d'esperienza.

Il Livorno però non riesce ad accelerare. Denuncia anche difficoltà muscolari nei contrasti e non riesce a scavalcare la 'gabbia' che Donadoni ha allestito intorno a Paulinho e a Siligardi, che agisce da seconda punta.

I tifosi non smettono un attimo di incitare la squadra, che è sì generosa e tenace, ma non riesce a far emergere spessore e a creare seri pericoli, salvo al 42' con il solito Paulinho (sempre e solo lui, finora) su punizione diretta ben controllata a terra da Mirante.

Si va al riposo con il Parma in vantaggio per 1-0 e il Livorno mestamente ultimo in classifica.

IL SECONDO TEMPO – L'inizio è della formazione amaranto, che deve spingere in ogni caso e si propone soprattutto con Piccini dalla destra. Al primo minuto Siligardi si gira in un fazzoletto di spazio e calcia un rasoterra debole sul quale Mirante è attento.  Al Parma  tocca controllare, mantenere il vantaggio senza arretrare troppo.

Il ritmo si abbassa e sono gli uomini di Donadoni a giovarsene. Il Livorno non riesce a dar concretezza alle ripartenze, perde parecchi palloni a centrocampo e così facendo consente al Parma di rilanciarsi, tutto affidato alla velocità di Biabiany che sulla corsia destra fa quello che vuole dall'inizio della partita.

Al 13' Siligardi va al cross da destra e imbecca Piccini che colpisce di testa, in tuffo, ma si vede parare il tiro. Piccini è sicuramente uno dei migliori in campo, forse il migliore del Livorno, insieme con Paulinho, a  nostro giudizio.

Gli amaranto corrono, ma chiaramente non sono tranquilli, non si liberano dal nervosismo che fa contrarre la manovra soprattutto nel mezzo, dove Greco non pare incisivo come in altre circostanze.

Al 17' esce Mbaye ed entra Duncan: Nicola cerca di dare più fisicità ed energia a centrocampo, dove il Parma tende ad addormentare e dove il Livorno denota limiti.

Il Livorno però insiste: è l'unica cosa che deve fare, non ha vie d'uscita. Il ritmo a questo punto si alza, da parte amaranto. La spinta della squadra di Nicola arriva ancora da Piccini e trova anche in Siligardi un terminale mobilissimo sul quale Mendes entra senza complimenti.

La pressione è totale e un po' tutti provano ad andare al tiro. Lo fanno con confusione tattica, per la verità, perché gli schemi non si distendono, la manovra non è ariosa, il Parma controlla e la partita, più che bella, è frammentata, si dipana a scatti. Al 28' una conclusione un po' frettolosa di Greco finisce sul fondo.

Il Livorno è a trazione anteriore, la massima spinta vede partecipare anche Rinaudo e pure Emerson, che con un sinistro impressionante alla mezz'ora impegna Mirante in una parata strepitosa.

Poi Nicola gioca la carta Emeghara al posto di Piccini: amaranto con le tre punte e Greco a ridosso. Più di così, proprio non si può. Servono ossigeno e lucidità, serve raccogliere le ultime forze rimaste e ripartire in velocità, visto che il Parma è in fase calante e agisce in contropiede (nel frattempo Donadoni ha mandato dentro anche Sansone).

Lo spettro della quarta sconfitta consecutiva, ma soprattutto quello dell'ultimo posto e  delle chance-salvezza che si riducono drasticamente si materializzano sul 'Picchi'. Al 36' Bardi evita il tracollo stendendosi su un destro dal limite di Parolo che cerca il gol dello 0-2.

Al portierino non riesce il miracolo al 41' quando su un batti e ribatti è Amauri a insaccare il raddoppio nonostante il disperato tuffo di Ceccherini sulla linea, dopo che la palla era rimbalzata sul palo.

Al 46' arriva poi il fallo di Emerson su Mendez: rigore per il Parma e dal dischetto va ancora in gol Amauri. E' lo 0-3 per gli emiliani.

Basta, è finita. Punizione troppo severa per il Livorno? Per il punteggio forse sì. Ma restano ben poche attenuanti per una sconfitta che, in ogni caso, è maturata dall'incapacità di recuperare un gol incassato all'inizio della partita e cristallizzata dagli altri due realizzati a squadre ormai aperte.

Emblematico lo striscione esposto in Curva Nord e riferito al presidente Spinelli: “Se il centenario in A non ci fai festeggiare... da Livorno te ne devi andare. Frugati”. Per salvare questo Livorno qui, però, a questo punto bisogna frugarsi parecchio. E c'è da chiedersi se basterà per salvarsi... Intanto si esce dal 'Picchi' tra i fischi. 

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