LAZIO-LIVORNO 2-0

di Alessandro Antico

Roma, 15 dicembre 2013 - Due squadre alla disperata ricerca di punti. Due destini incrociati, visti da ottiche diverse: Petkovic e Nicola vivono momenti difficili, non possono permettersi passi falsi. Alla fine la spunta il tecnico di Sarajevo, che salva risultato e panchina grazie a un Klose (che non è water...) tornato a grandissimi livelli. Per il Livorno è un brutto colpo, per quanto fosse prevedibile di fronte a un’avversaria così affamata. Ma di fatto la vita degli amaranto ora si complica sul serio e non resta che sperare nei rinforzi di gennaio.

IL PRIMO TEMPO - Nicola propone il 3-5-2, lascia in panchina Greco e schiera Siligardi alle spalle di Paulinho. Petkovic recupera Klose al centro dell’attacco, con Hernanes a sostegno e Candreva sul suo settore di destra.

E’ la Lazio a fare la partita, com’era previsto. Disposto con la difesa a zona sulle punizioni laterali, il Livorno rischia dopo 5 minuti quando Cana calcia sull’esterno della rete sull’uscita a vuoti di Bardi. Tre minuti più tardi è Candreva a non agganciare un traversone di Lulic e la palla sfila sul fondo.

Si capisce che per gli amaranto ci sarà da soffire. L’atteggiamento spiccatamente offensivo dei padroni di casa non concede spazi e tempi per le ripartenze, così che la squadra di Nicola resta per forza di cose prigioniera nella propria metà campo e corre un altro brivido all’11’, allorché Klose di testa sfiora la traversa.

Troppo asserragliato il Livorno nella parte iniziale della partita. Vero è che la Lazio pressa molto, ma la sensazione è che i labronici siano mentalmente più contratti rispetto a quanto visto contro il Milan, un po’ più passivi. tanto che al 16’ Candreva brucia tutto il centrocampo e lascia partire un traversone sul quale Klose, completamente solo, si avventa centrando il palo alla destra di Bardi.

E’ il preludio al vantaggio biancazzurri, che infatti arriva al 18’, naturalmente con il rigenerato Klose che entra in area sull’ennesimo lancio ‘tagliante’ di Candreva e mette dentro. Per lui è il terzo gol in campionato, per la Lazio è l’1-0 e per il Livorno è tutto in salita.

Centrocampo e difesa fatti fuori da Candreva, marcatura di Klose saltata: la vulnerabilità amaranto è tutta qui, nell’incapacità di intercettare il servizio del primo e di chiudere il secondo nello scatto. Il Livorno non ce la fa a far girare la palla, troppe quelle perse a centrocampo, nessuna possibilità di aprirsi e lanciare le due punte. Biagianti dovrebbe ‘accorciare’ di più, non ha le caratteristiche del regista che potrebbe avere invece Greco, ma anche Duncan è piuttosto etereo e fatica a inserirsi.

Al 25’ l’istinto del gol premia ancora Klose ed è il 2-0 per la Lazio. C’è un tiro di Hernanes dal limite rimpallato al limite dell’area da Ceccherini, ma il bomber tedesco è appostato come un falco e spara alle spalle di Bardi una fucilata imprendibile. Alla rapidità fulminante della punta biancazzurra fa da contraltare la lentezza (e la mollezza) degli amaranto, davvero inguardabili in questa prima mezz’ora di gioco.

Guai, guai seri per il Livorno che non riesce a entrare in partita. Sembra di rivedere quello divorato a Napoli: gli organici sono impietosamente differenti, certo, ma il problema è che oggi il Livorno non riesce proprio a essere se stesso. Merito, sicuro, di una Lazio determinata e pressoché impeccabile, ma da parte amaranto non c’è una palla giocabile e l’approccio è troppo statico.

Al 38’ il primo vero spunto offensivo degli amaranto: Coda manda in area uno spiovente sul quale Paulinho salta di testa ma non aggancia. Negli ultimi cinque minuti il Livorno prova a scuotersi ma perde troppi palloni (saranno ben 21 alla fine del parziale) ma non sfrutta un cross a rientrare di Siligardi. Poi Biglia sbaglia un alleggerimento e Paulinho gli ruba il rimpallo, ma c’è Marchetti appostato e blocca. Il primo tempo si chiude qui: Livorno non pervenuto.

IL SECONDO TEMPO - All’ingresso in campo Nicola rivoluziona tutto. Fuori Mbaye e Coda, dentro Greco e Valentini. Anche Petkovic cambia: dentro Biava al posto di Cana. L’assetto amaranto muta con Duncan sull’esterno sinistro, Ceccherini passato a destra, Greco con il compito di far uscire i due centrali della Lazio.

Al 3’ è però la Lazio a rendersi pericolosa: Lulic crossa corto, Klose ci va piano di piatto destro e calcia sul fondo.

Più generosità, più aggressività, ma le dinamiche non prendono pieghe diverse. La Lazio cala leggermente l’andatura e il Livorno prova a velocizzare. Al 12’ Ceccherini va di testa su uno spiovente ma spedisce alto sulla traversa.

Nicola si sgola e impreca: vuole grinta e corsa, vuole che i suoi vadano a mordere i portatori di palla biancazzurri e servano Greco per le ripartenze. Paulinho fa un grande movimento, si sacrifica moltissimo come sempre, torna indietro a fare da sponda: impossibile chiedergli di più. La Lazio è più tecnica, il Livorno non riesce a scavalcare gli uomini né ad andarsene palla a terra.

Al 18’ esce Siligardi ed entra Emeghara. Anche Petkovic cambia: via Ederson, posto a Perea.

Gli effetti sperati da Nicola non si fanno vedere. O meglio, la manovra amaranto si velocizza un po’ di più ma è improduttiva, non arriva a termine e non incide su una Lazio che passa ad amministrare il doppio vantaggio. Gli esterni labronici Duncan e Schiattarella non ce la fanno ad alzarsi, quindi la spinta è dimezzata e i servizi per Paulinho ed Emeghara arrivano dalle spalle, col contagocce e per giunta male.

Al 28’ Bardi esce a vuoto su una punizione ma Biava colpisce male di testa e fallisce l’occasione. Quel che più colpisce, però, è la mancanza di determinazione da parte del Livorno, assolutamente irriconoscibile rispetto alla sfida con il Milan, come se fosse tutto d’un tratto involuto, regredito. Insistiamo: Lazio tecnicamente superiore, di altro spessore, ma amaranto con pochissima convinzione, rapsodica cattiveria e poche idee.

Al 36’ Bardi nega a Candreva il gol dell’ex respingendo di piede una staffilata rasoterra. Scatto d’istinto e d’orgoglio del portierino, che tuttavia non impedisce agli amaranto di crollare faccia a terra nell’arena dell’Olimpico.

Salviamo Paulinho per la consueta ultra-generosità, volontà e coraggio. Poi a Nicola non resta che programmare l’assalto all’Udinese nel prossimo turno in casa. Sarà una sfida già decisiva per il futuro della stagione (e meno male che la Fiorentina ha distrutto il Bologna...). Fermo restando che a gennaio ci vorranno innesti. Innesti buoni. Gente adatta a centrare la salvezza. Tutto il resto fa solo volume.

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