LIVORNO-ATALANTA 1-0

di ALESSANDRO ANTICO               [email protected]       twitter  @AnticoLaNazione

Livorno, 3 novembre 2013 - Sole e vento degni della primavera sul 'Picchi' per la prima uscita degli amaranto all'ora di pranzo. L'intento dei labronici è quello di riabbracciare la vittoria, che manca dal 15 settembre (qui con il Catania), anche se questa Atalanta incerottata in difesa è pur sempre temibile.

GLI SCHIERAMENTI - Nicola cambia le carte in tavola rispetto alla partita di mercoledì scorso pareggiata in modo rocambolesco con il Torino: fuori Biagianti per guai muscolari, è Emerson a fare il registra basso nel mezzo. Il centrale della difesa è Rinaudo, sull'out destro Mbaye è preferito a Piccini (Schiattarella è fermo perm ordine del giudice sportivo), sul sinistro c'è Gemiti. In attacco è Siligardi _ che ha scontato la squalifica per la bestemmia al Dall'Ara _ ad affiancare Paulinho dall'inizio, con Greco che fa da supporto.

L'Atalanta non si presenta coperta, anzi: Colantuomo vuol dare battaglia, cerca anch'egli la vittoria e propone un reparto offensivo ben guarnito con Denis punta centrale, Livaja e Moralez. Il centrale di centrocampo è Scaloni, in posizione inedita.

Su tutti campeggia lo spirito di Piermario Morosini, compianto ex di entrambe le squadre e presente sugli stendardi di tutte e due le tifoserie.

IL PRIMO TEMPO - Subito pericoloso il Livorno con Siligardi imbeccato da Gemiti sulla sinistra. L'attaccante controlla e spara un sinistro rasoterra fulmi che Consigli respinge prontamente.

Buon giro-palla degli amaranto con Luci e Greco; parte con grande velocità Mbaye sulla destra; Emerson imbecca rilanci di prima. Gli amaranto sembrano più reattivi rispetto ai pessimi minuti iniziali delle due ultime precedenti partite con Bologna e Toro. Giocano con grande velocità e intensità. La squadra è messa meglio in campo e per l'Atalanta è difficile trovare spazi.

Dopo dieci minuti gli sforzi del pressing amaranto sono premiati e arriva il gol del vantaggio. Greco scende che è una bellezza, mette il pallone in avanti, al limite dell'area, dove se ne impadronisce Paulinho con un movimento in anticipo su Scaloni e su Canini, bruciando entrambi e insaccando un diagonale bassos di destro alle spalle di Consigli. Per il Livorno è il gol dell'1-0 e per Paulinho è il centro numero cinque.

Ed è proprio questo il Livorno che piace a Nicola: aggressività, rapidità nelle ripartenze e grande lavoro di cerniera, soprattutto da parte di Luci che sta fra le linee e recupera di tutto. Al 18' è proprio il capitano a provarci da fuori ma la bordata è centrale e facile per Consigli.

L'Atalanta è un po' imbrigliata, non riesce a imporre il passo in più a centrocampo e anche sugli esterni viene chiusa. Ragion per cui è difficile, per Moralez e le due punte, ricevere rifornimenti. La squadra di Nicola controlla bene e insiste a mostrare i denti: viene da domandarsi quanto potrà resistere il Livorno a questo ritmo, che in effetti è da turbo costante. 

Gemiti dalla sinistra cerca Siligardi anche con traversoni bassi; l'attaccante c'è quasi sempre, il potenziale è notevole, il tiro al volo non sempre trova fortuna.

L'Atalanta cerca ma non trova lo specchio della porta di Bardi con una punizione dal limite di Moralez: il colpo è potente ma sporco e termina alto sulla traversa.

Emerson-Luci-Greco: la sintassi di base del centrocampo amaranto si snoda con questo ordine. Dal 25' l'Atalanta esce un po' dal guscio, complice un arretramento del Livorno: Mbaye sulla destra si abbassa, la difesa si trasforma in rapida alternanza da tre a quattro. Tutto ciò avvantaggia un po' i bergamaschi, che in ogni caso devono salire e spingere se vogliono rendersi pericolosi. Migliaccio però deve seguire Siligardi, che gli va via tutte le volte, mentre Scaloni sembra un po' spaesato lì nel mezzo.

Al 34' poi l'Atalanta resta in dieci: Carmona, che era già ammonito, entra ingenuamente in scivolata su Mbaye in galoppata sulla destra, che va giù. Il contatto è minimo, ma l'intervento è comunque plateale: l'arbitro Russo è lì e non esita a estrarre il secondo giallo che equivale all'espulsione per l'argentino.

Colantuono, che è una furia come un gorilla in gabbia, ridisegna la sua squadra: toglie Livaja e inserisce Baselli, classe '92. Scaloni torna a fare il terzino, così Migliaccio può recuperare la sua posizione a centrocampo insieme a Cigarini. Ma sono tantissime le palle perse dall'Atalanta, soprattutto proprio a cetnrocampo: ne contiamo almeno una quindicina, calcolando per difetto. Nicola sa fare il giocatore di scacchi e piazza le contromosse per imbrigliare il collega: assegna a Emerson l'incarico di essere più presente in copertura, manda Mbaye a sinistra e porta Ceccherini a destra.

Gli ultimi minuti del primo tempo non propongono altro e si va al riposo con il Livorno in vantaggio.

IL SECONDO TEMPO - I ventidue in campo sono sempre gli stessi, ma gli amaranto si ripropongono con la difesa a quattro. 

Dopo 2 minuti c'è un'azione bella e impossibile. Siligardi serve con un rasoterra filtrante Paulinho che scatta da centrocampo e brucia tutti in velocità. Il brasiliano è tutto solo, Consigli esce ma lui lo bypassa con un dribbling dei suoi; al momento della conclusione in porta, però, Scaloni recupera alla grande, anzi alla grandissima, si tuffa e impedisce al pallone calciato da Paulinho di insaccarsi sotto la Curva Nord. Sarebbe stato un gol fantastico per lo scatto, la progressione e il gesto tecnico del brasiliano. Ma va detto onestamente che non da meno è stato l'intervento di Scaloni, davvero miracoloso. Applausi per entrambi.

Il Livorno prova a chiudere la partita. Ci prova anche da lontano, come al 6' con Greco che sfiora la traversa su calcio di punizione.

Siligardi fa un grande movimento. E' dove deve essere: da posizone più defilata, cambia rapidamente il ritmo quando ha palla e serve palloni un po' per tutti, in attesa di trovare lo spazio giusto per inserirsi e andare al tiro.
La superiorità numerica del Livorno si vede, ma l'Atalanta non si fa proprio schiacciare. Non deve farlo se vuole rimanere in partita, anche se l'iniziativa resta saldamente nelle mani degli amaranto.

Al quarto d'ora Nicola fa uscire Gemiti e manda in campo Piccini: il ragazzo in prestito dalla Fiorentina, classe '92, si posiziona sull'esterno destro, mentre Mbaye resta a sinistra.

Colantuono risponde inserendo De Luca, la 'zanzara', al posto di Del Grosso: il tecnico atalantino si gioca il tutto e per tutto. Difesa a quattro, Migliaccio e Canini centrali, tridente con Denis, Maxi Moralez e il nuovo entrato De Luca.
Al 18' Siligardi e Greco avrebbero la possibilità di chiudere la partita, ma davanti a Consigli pasticciano un po': Greco incespica e consente al portiere bergamasco di neutralizzare il pericolo uscendo dopo essersi lasciato sfuggire il pallone nel primo intervento.

Nel frattempo Nicola cambia ancora l'assetto: tiene più alto Piccini, riporta Mbaye a destra, decentra un po' Paulinho. La partita a scacchi con Colantuono prosegue. E siccome Siligardi ha dato tanto, Nicola al 25' lo richiama in panchina e mette dentro Emeghara, contando sulla sua freschezza per bucare il muro avversario.

C'è da fare attenzione, però, alla caparbietà bergamasca. Pur essendo in dieci, gli ospiti tentano di restare in partita sfruttando i lanci lunghi a cercare De Luca, più guizzante. Il Livorno non è velocissimo in difesa, talvolta rallenta nella fase del recupero e ciò può essere rischioso.

Alla mezz'ora esce Greco, fra gli applausi, ed entra Duncan: amaranto più 'fisici' nel mezzo, dove capitan Luci è monumentale, mentre Emeghara continua a fare il furetto inarrestabile là davanti costringendo la squadra di Colantuono a tenersi coperta.

Molta trama in attacco, Emeghara si innamora un po' troppo del fraseggio pur facendo grande movimento.
Colantuono gioca l'ultima carta a otto minuti dalla fine: toglie Denis e mette Marilungo. Continuano gli esperimenti, gli ultimi a disposizione dei due allenatori che chiedono un ultimo, decisivo sforzo ai loro uomini in campo.
Il Livorno suda freddo nei minuti finali: aleggia l'incubo della parttia contro il Toro finita in parità proprio all'ultimo minuto. C'è nervosismo, ci sono contrasti molto decisi, scoccano un po' di scintille fra i giocatori e gli ammoniti salgono a sette.

Al 42' il palo nega a Duncan la gioia del primo gol in serie A. Servito da Paulinho (tanto per cambiare...), il ragazzo ghanese dal limite dell'area si aggiuista il pallone sul sinistro e lo scaglia in porta, ma la traiettoria si conclude sulla base del montante, a Consigli battuto.

Gli ultimi giri di orologio sono uno stress terribile. Cinque minuti di recupero. Nicola urla ai suoi di chiudere, chiudere, chiudere su tutti gli avversari che sbucano da dove capita, ma di non serrarsi indietro lasciando pericolosamente terreno.

Il compito non è facile, in particolare per una squadra che spesso ha palesato cali di concentrazione proprio nei momenti decisivi. Ma questa volta il Livorno fa vedere di essere cresciuto ancora. Sa essere meno bello e più essenziale. Sporco ma efficace quando occorre. Grinta e bava alla bocca per difendere il vantaggio.

L'Atalanta non ne ha più, dà fiato all'ultimo squillo di tromba e all'ultimo colpo di tamburo con un tiro di Migliaccio ribattuto dalla difesa. Ma l'orchestra vincente questa volta è quella amaranto: Nicola dirige, Paulinho, Luci e gli altri eseguono la sinfonia. Tre punti d'oro: questa è la musica che ci voleva.

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