di Paolo Biagioni

Livorno - Tomas Danilevicius ama Livorno. È la città in cui vive la sua famiglia, in cui i suoi figli vanno a scuola e dove lui si è fatto conoscere al grande pubblico. Ma soprattutto è il posto dove è riuscito a farsi amare da tutti, tifosi e compagni. Sette stagioni all’ombra dei Quattro Mori, tre in A e quattro in B, caratterizzate da 148 presenze e 24 reti, 10 in A e 14 in B. Ma Tomas rappresenta anche la storia del club amaranto visto che, oltre ad aver centrato due promozioni dalla B alla A, con la rete al Pasching del 14 settembre 2006 è diventato il primo calciatore del club a segnare in Coppa Uefa. Ora è al Latina, in Lega Pro. Con 34 anni sulle spalle ha lasciato la Juve Stabia a gennaio firmando un biennale fino a giugno del prossimo anno con i laziali. Unico neo: il nerazzurro delle maglie.
«Meno male che non c’è scritto il nome sopra», ha scherzato il lituano, fermo da alcuni giorni a causa di un infortunio che gli ha impedito di festeggiare con i compagni la vittoria della Coppa Italia di Lega Pro.


Come sta Tomas, procede regolare l’avventura a Latina?
«Sto recuperando da questo infortunio e spero di poter tornare ad allenarmi col gruppo già nel giro di due o tre giorni. Le cose qui vanno bene, la città è tranquilla e la società sta facendo una categoria importante dopo tanti anni di serie D e C2 (Seconda divisione). Domenica abbiamo vinto la Coppa di Lega Pro, ora pensiamo ai playoff”.


Da esperto di promozioni, come si affrontano le ultime partite decisive della stagione per il salto in A?
«Mancano quattro partite alla fine del campionato e mentre speriamo in un passo falso del Verona bisognerà cercare di giocarle tutte come se fossero delle finali. Una per una, preparandole con attenzione. La squadra dovrà essere concentrata su ogni singola gara e preparare volta per volta gli incontri, senza pensare troppo a tutto il resto».


Si aspettava un cammino del genere da parte del Livorno?
«Sinceramente la squadra mi ha stupito molto, soprattutto visto come sono andate le cose l’anno scorso e il fatto che più o meno i calciatori del gruppo sono sempre quelli. Si vede la mano dell’allenatore, che ha portato entusiasmo».


Nonostante questo è difficile vedere un Armando Picchi colmo come ai suoi tempi.
«È vero, ma il pubblico sugli spalti se ci fate caso manca un po’ da tutte le parti d’Italia, è difficile vedere stadi pieni e assistere a partite con tantissima gente. L’entusiasmo però si sente nell’aria in città, quando mi fermo al bar con gli amici, oppure vado a prendere i bambini a scuola del Livorno ne parlano tutti».


In estate qualcuno aveva parlato di un suo ipotetico ritorno in amaranto. Solo chiacchiere?
«Purtroppo per me si... sono state soltanto voci e non c’è stata nessuna trattativa».


Le piacerebbe chiudere qui la sua carriera?
«Eccome, certo che mi piacerebbe, molto. Ma ora come ora credo che le probabilità siano molto basse>.