Pd, Speranza: "Abbiamo perso città importanti. Non raccontiamo più l'Italia"

L'esponente del Partito Democratico intervistato alla Festa dell'Unità dal direttore de La Nazione De Robertis

Roberto Speranza intervistato dal direttore De Robertis (foto Novi)

Roberto Speranza intervistato dal direttore De Robertis (foto Novi)

Livorno, 28 luglio 2016 - Centrosinistra, rapporto con Renzi, futuro, riforme e lavoro. Ma anche un po' di sana autocritica al partito. Roberto Speranza oggi pomeriggio è stato intervistato dal nostro direttore Pier Francesco De Robertis alla Festa de l'Unità e di fronte a un buon numero di pubblico si è confrontato con i problemi dei livornesi. Anche perché, tanto per partire, è stato subito messo alla prova da una domanda a bruciapelo. "Ma voi politici – ha detto il direttore de La Nazione – non vi rendete conto che alla gente comune dell'Italicum non gliene importa niente?". "Sto provando a spiegarlo a Matteo Renzi – la risposta del deputato – e sono pienamente d'accordo con lei. La gente non mangia riforme. La vera sfida, infatti, è quella di ricostruire il rapporto con le persone, tornando a parlare dei problemi reali. Le ultime elezioni hanno messo in evidenza un problema che non può essere sottovalutato. Il Pd ha smesso di raccontare la storia degli italiani. Quello che ci diciamo nel palazzo è differente da quello che si respira nel paese. Il nostro è un partito che troppo spesso illude gli elettori dicendo che la crisi è alle spalle e che il futuro è roseo, ma la gente sa che non è così. Abbiamo perso molte città importanti perché se il premier continua a dire che le cose vanno meglio ma 4 ragazzi su 10 sono senza lavoro, questi 4 giovani non si fideranno più del Pd. Abbiamo dato l'immagine di un partito arrogante, che risolve tutto. Ma non è così. E dobbiamo stare attenti perché la situazione fuori è drammatica. Ci fosse un centrodestra serio compatto, non avremmo problemi e potremmo anche dialogare come fanno in tutto il mondo. Qui, però, abbiamo Grillo, Salvini e Berlusconi. Non mi spaventano i grillini, ma ho paura della sofferenza profonda di tanti elettori democratici".

Una sofferenza che, a Livorno prima e da altre parti poi, si è concretizzata con una netta sconfitta. "Dobbiamo evitare di consegnare il paese ai populisti. A Milano non è successo perché abbiamo creato un centrosinistra di larghe vedute, con più partiti all'interno, lasciando al Movimento le briciole. A Livorno come altrove, il Pd non può lasciare agli altri la difesa dei ceti più bassi. Penso, ad esempio, alla questione della misura universale di contrasto alla povertà. Così consegniamo a Grillo un'autostrada per vincere. Dobbiamo tornare a batterci per difendere le diseguaglianze, altrimenti gli oppositori tenderanno a dire che non esiste più una destra e una sinistra. E questo è sbagliato".

Infine, la questione del referendum sulla Costituzione. "Non so rispondere se voterò sì o no. Ho detto a Renzi che prima di tutto bisogna cambiare la legge elettorale. Se ha la volontà, ce la può benissimo fare anche entro novembre. Non mi nascondo e so che tanti democratici voteranno no, perciò l'unica cosa che posso dire al mio partito è di cambiare e di coinvolgere di più la gente".