Sfrattato per morosità: "Ho perso il lavoro". Per strada il fondatore della comunità albanese

L’ufficiale giudiziario si è presentato in via delle Conce da Ismaele Sefa

Ismaele Sefa

Ismaele Sefa

Livorno, 28 febbraio 2015 - E’ UN SIGNORE piccolo Ismaele Sefa, da ventun’anni a Livorno e fordatore della comunità albanese nella nostra città. Ieri l’ufficiale giudiziario ha bussato alla sua porta, sfratto per morosità. Dopo il quinto rinvio questa volta Ismaele non ce l’ha fatta a eviatre il peggio; del resto l’avvocato dei proprietari Maria Chiara Lenzi ha ricordato che «lo sfratto è stato rimandano tante volte, ora basta. Il signore ha figli, si faccia dare una mano da loro, non è giusto che i proprietari si accollino queste spese». Ismaele faceva l’elettricista, poi ha avuto problemi al cuore con operazioni e tanto di pacemaker, ha dovuto lasciare il lavoro e non si può più permettere di pagare 600 euro di affitto. «All’inizio erano 500 euro – dice Ismaele – poi l’affitto è salito e io non sono più in grado di pagarlo. Sono in debito con questa famiglia ma i soldi non li ho. Sono invalido al 66% e in questa condizioni un lavoro non lo trovo». Ed ecco che ieri mattina quando è arrivato l’ufficiale giudiziario a far sgombrare la casa piuttosto umida e senza il riscaldamento, Ismaele ha evitato l’arrivo delle forze dell’ordine ed ha consegnato spontaneamente le chiavi. Insieme a lui la moglie, con poche borse per lasciare la casa nella quale vivevano da sette anni. Ma ieri mattina, ad attendere l’ufficiale giudiziario c’era anche Denata Demiri, leader della comunità albanese: «L’assessore alla casa è Ina Dhimgjini, albanese come noi. Eppure non ci ha nemmeno voluto ricevere quando abbiamo bussato alla porta del suo ufficio. Lei ignora i problemi seri di questa città; la gente, soprattutto gli stranieri, perdono il lavoro, la casa e non hanno più dignità. Chi governa la città deve dare risposte a questa gente altrimenti si tratta di una guerra tra poveri».

LA RABBIA della presidente della comunità non è rivolta ai proprietari della casa «loro hanno ragione se Ismaele non paga deve essere buttato fuori. Il problema è proprio fuori, dove non si danno risposte a chi soffre». La situazione degli stranieri sta diventano sempre più pesante: «Noi abbiamo sempre avuto buoni rapporti con i livornesi – dice la Dimiri – ci sentiamo a casa, paghiamo le tasse e ora questa è anche la nostra città. Per questo ci battiamo affinché anche i nostri diritti vengano rispettati». Ecco che nel mirino finisce proprio l’assessora connazionale dello sfrattato: «E’ inutile scrivere le lettere al Papa – dice la Dimiri – quando poi nemmeno ci riceve nel suo ufficio». L’affondo: «Eppure anche l’assessora sa bene cosa significa vivere in una casa popolare – attacca la presidente dlela comunità albanese – anche se ora guadagna 3mila euro al mese». La comunità oggi conta quasi 5mila persone a Livorno «siamo una delle poche comunità ad essere pienamente integrate nel tessuto cittadino e io sono qui a difendere tutti quelli che devono subire lo sfratto, come Ismaele».

INTANTO, l’ufficiale giudiziario prima di arrivare in via delle Conce 5, fa un giro nella zona perché di sfratti ce ne sono un bel po’ anche in questo quartiere che rappresenta un pezzo di storia della nostra città. Ad aspettare Ismaele e sua moglie c’è un altro albanese con l’auto, forse un amico che lo aiuterà a trovare una sistemazione provvisoria. «Io vivo in una casa di 26 metri quadrati con due figli di 13 e 15 anni – dice la Demiri – e non posso certo ospitarlo. Sono divorziata e disopccupata, anche se ora studio alla facoltà di logistica perché voglio laurearmi». Un altro caso, come ce ne sono ormai quotidianamente nella nostra città, di una famiglia che viene messa per strada. Non è una vittoria per nessuno, anche se il diritto dei proprietari è sacrosanto e deve essere rispettato.