Sassi e scarti diventano gioielli e conquistano le star

Una coppia di orafi-artisti realizza preziosi accessori a San Vincenzo. Tra i clienti vip Anna Oxa, John Elkann, Hilary Swank e Rupert Everett

San Vincenzo, gli artisti orafi Enio Niccolini e Cristina Gori

San Vincenzo, gli artisti orafi Enio Niccolini e Cristina Gori

San Vincenzo (Livorno), 26 aprile 2016 - ORAFI è una definizione che a loro non è mai piaciuta. Neanche quando, a malapena ventenni usciti dall'istituto d'arte di Volterra, creavano i primi gioielli nel garage di un amico. Come una band rock agli esordi. E rock è la scelta, fatta fin all'inizio e poi diventata filosofia, di unire pietre e metalli preziosi a materiali che non hanno valore economico, pezzi di legno e sassi trovati sulla spiaggia, residui delle lavorazioni. Una strada che se oggi può sembrare quasi scontata, 25 anni fa era d'avanguardia.

Enio Niccolini e Cristina Gori creano le loro opere in un minuscolo laboratorio nella zona pedonale di San Vincenzo. Tutto qui dentro è realizzato da loro, dai gioielli esposti alle sculture coperte di ruggine al bancone di ceroblocchi. Lo spazio è ridotto, poco più di 20 metri quadrati e non ci sono grandi macchinari: non usano cere o stampi, solo lime, pinze e le proprie mani. Ogni gioiello è inevitabilmente un pezzo unico, difficile trovare una pietra uguale all'altra.

Il marchio, Nero Brillante, ha conquistato anche vip grazie soprattutto al passaparola. Sabato Anna Oxa, in giuria nella trasmissione televisiva 'Amici', indosserà anelli di residui di argento fusi, e una collana di coralli lunga 7 metri. Tra i loro primi fan lo chef Fulvio Pierangelini, patron del ristorante Gambero Rosso, la contessa Noemi Marone Cinzano e suo fratello Enrico. Enio e Cristina non vogliono sembrare 'gli orafi dei vip', mostrano la cura con cui realizzano semplici braccialetti di corallo e corda, alla portata di tutti. Poi parlando viene fuori che i loro gioielli li hanno voluti Hilary Swank, Ruper Everett, Jonh Elkann, figlie di facoltosi imprenditori cinesi.

“Non creiamo su commissione, in ogni oggetto mettiamo qualcosa di nostro – raccontano -. Lo spunto può essere qualsiasi cosa, del legno d'ebano acquistato in Africa durante una vacanza, o una pelle di pesce essiccata. Ce l'ha regalata un ristoratore e pensiamo di farne degli orecchini”. E' nata un po' così la prima linea, realizzata con i sassi di Baratti, pietre nere levigate dal mare. “Sono scarti delle lavorazioni del ferro che arrivano dai secoli passati, un tempo ne trovavi molti in spiaggia”. La linea era dedicata alla prima figlia Asya, poi sono arrivate anche Futura, con agate naturali, e Luna, con le acquemarine. “Del resto i nostri gioielli sono un po' come figli, ne siamo gelosi, ci emoziona vederli 'uscire' da qui”.