di Michela Berti

Livorno, 2 novembre 2012 - Rottamati e senza nemmeno un grazie. Sono gli assessori della Provincia che il 31 dicembre lasceranno Palazzo Granducale, un anno e mezzo prima della naturale scadenza del mandato.

La riforma delle Province ha fatto le sue prime vittime: gli assessori, appunto. Ecco allora le reazioni a caldo proprio di coloro che, nei prossimi due mesi, dovranno preparare i bagagli. «In sessanta giorni non si vuotano nemmeno i cassetti — dice Catalina Schezzini assessore ai lavori pubblici — ci saranno enormi difficoltà. Mi sembra proprio che il risparmio non sia proporzionale alla manovra». La Schezzini tornerà alla sua attività di impiegata in un’azienda privata di Firenze.

«Tornerò a Frenze — dice — anche perché ho ancora qualche anno per andare in pensione. Fino al 2018 sono in servizio, alla Fornero piacendo». La Schezzini è donna di spirito ma l’immediato taglio delle giunte l’ha amareggiata molto; parla di delegittimazione della politica sulla quale la macchina amministrativa prenderà il sopravvento. Il presidente Giorgio Kutufà — una volta sciolte le giunte — resterà solo al comando di Palazzo Granducale come commissario. Avrà il doppio ruolo: politico e tecnico.

«Non sappiamo proprio come farà — dicono in coro Laura Marconcini assessore al bilancio e Maria Teresa Sposito alla protezione civile — perché avere tre consiglieri con deleghe speciali non è come poter contare su una squadra di assessori che avevano il ruolo di mediatori tra la macchina politica e quella amministrativa». La Marconcini, dipendente dell’Unicopp Tirreno, tornerà a lavorare a Riotorto, e farà la pendolare; la Sposito invece è dipendente dell’Asl e ritroverà il suo posto all’accoglienza del pronto soccorso.


Entrambe avevavno il distacco full time. «Mi preoccupa la gestione di questa fase — dice la Sposito — e penso ai servizi per i cittadini. Ci sono tante cose da fare e nessuno ha ancora capito come saranno distribuite le competenze e le deleghe».

Dispiacere anche nelle parole dell’altra donna in giunta, Monica Mannucci, dipendente delle Poste Italiane. «Sono abbastanza serena — dice — nel senso che avevamo già previsto che le Province sarebbero state al centro di cambiamenti. Potevano darci un po’ più di tempo per lasciare le cose, ho messo tanta carne al fuoco, spero che tutto questo lavoro non venga distrutto». La suadra degli uomini in giunta non è meno accanita anche perché c’è chi aveva investito in progetti e proprio ora doveva raccogliere i frutti di tanto impegno.


«Torno a scuola — dice Paolo Pacini assessore al turismo — perché ho il posto di insegnante all’istituto tecnico di Rosignano. Sono fuori dalla scuola da dieci anni praticamente ma ho ancora qualche anno davanti a me prima di andare in pensione».Guarda a Palazzo granducale e trema: «Che amarezza! Ho messo tanto entusiasmo in questi anni cercando di fare cose utili per i cittadini, per le imprese ed ora dobbiamo rinunciare a tutto questo lavoro. Oltretutto non si sa come saranno ridistribuite queste deleghe, si fa proprio un salto nel buio».

Il vicepresidente della Provincia Fausto Bonsignori, che non siamo riusciti a contattare, continuerà a svolgere la sua attività di medico di famiglia. Irraggiungibile anche Piero Nocchi, assessore alla mobilità.