Livorno, 19 giugno 2011 - E’ STATO il segretario territoriale del Pd Filippo Di Rocca a dare a Mbaye Diop l’incarico di responsabile della giustizia per il partito. un incarico delicato che ha fatto molto discutere. Diop non è uno straniero qualunque; non è uno dei tanti senegalesi che vivono da anni nella nostra città. Non è un venditore ambulante, né un bracciante. E’ un 45enne con famiglia arrivato a Livorno nel ’91 che lavora agli sportelli dell’Arci.

 

«E’ il mio unico stipendio — racconta — nonostante abbia molti incarichi che ricopro, tutti, a titolo gratuito, faccio volontariato». Ormai in città lo conoscono tutti, Diop si fa notare con quei quasi due metri d’altezza, quei lunghi rasta e quegli abiti etnici che alterna a completi scuri, giacca e cravatta. E’ presidente provinciale delle Comunità Straniere, è presidente della Federazione Africana in Toscana, è coordinatore dell’associazione senegalese in Toscana, è membro del Consiglio Superiore dei senegalesi all’estero. «Quest’ultimo organismo — racconta — è composto da settanta persone. L’italia ha sette rappresentanti nominati dal presidente Napolitano e per la Toscana sono l’unico delegato».

 

Insomma, un curriculum di tutto rispetto che lo vede impegnato nelle battaglie per i diritti degli stranieri. Ultimamente, la sua voce si è fatta sentire dopo quanto accaduto in piazza cavallotti dove si è consumato lo scontro fra senegalesi venditori di borse contraffatte, vigili urbani e commercianti livornesi (che avevano preso le difese dei giovani senegalesi finiti nel mirino della polizia municipale).

 

MA, È IL SUO incarico di presidente provinciale delle Comunità Straniere che non convince qualcuno. Diop, sorridendo, spiega: «Sono stato eletto presidente — spiega — in maniera democratica. Un’assemblea partecipata dove tutte le comunità straniere livornesi si espressero. Nella sede dell’associazione, in via Anna Frank, ci sono i verbali dell’assemblea alla quale parteciparono anche supervisori livornesi». E’ stato fatto tutto alla luce del sole, altro che «auto investitura» come qualcuno ha lasciato intendere. L’incarico dura cinque anni, e Diop resterà in sella per altri due anni. Poi l’esperienza nel Pd con la delicata delega alla giustizia.

 

Il segretario Di Rocca — dice Diop — ha voluto portare una ventata di innovazione del partito e mi ha fatto piacere che abbia pensato a me». Diop si è rimboccato le maniche per organizzare incontri con Silvia Della Monica e Andrea Orlando. «Il mio punto di riferimento è la costituzioone italiana — dice — se tutti la rispettassero non ci sarebbe bisogno di tante leggi. Noi abbiamo condannato il terrorismo e non c’è mai stato un problema nel nostro gruppo. In caso di difficoltà, l’imam è stato il primo a vestire i panni del poliziotto e fare la denuncia». Vorrebbe parlare ancora di questa esperienza nei diritti civili, ma l’altro telefono continua a squillare. «Oggi (ieri, ndr) abbiamo la festa del ringraziamento al palazzetto dello sport. Con migliaia di persone ed io sono tra gli organizzatori. Devo andare...».