Livorno, oggi l'addio a Toaff. "Abbiate coraggio, aiutate gli altri e studiate"

Avrebbe compiuto 100 anni fra pochi giorni. Alle18 le esequie alla sinagoga labronica, il Comune indice il lutto cittadino. Una grande avventura cominciata con un "no" / ADDIO A TOAFF, STORICO RABBINO DI ROMA / IL NOSTRO ARTICOLO IN OCCASIONE DEL SUO 99° COMPLEANNO

Elio Toaff alla presentazione della "Fondazione Elio Toaff" per il suo 95° compleanno (Ansa)

Elio Toaff alla presentazione della "Fondazione Elio Toaff" per il suo 95° compleanno (Ansa)

Livorno, 20 aprile 2015 - L'appuntamento per l'ultimo saluto al rabbino Elio Toaff (scomparso domenica sera nella sua abitazione di Roma, all'età di 99 anni) è fissato per le 18 davanti alla sinagoga della sua Livorno, in piazza Benamozegh (dedicata al grande rabbino di Livorno nella seconda metà dell'Ottocento), poi i funerali al cimitero ebraico della città labronica.

​"Muore un rabbino di grandissimo spessore, una guida spirituale, una persona di grandissimo valore che ha saputo incidere non solo in ambito religioso, ma anche in tutti gli altri aspetti della vita del nostro paese", commenta il presidente della comunità ebraica livornese, Vittorio Mosseri. "Durante il suo lunghissimo magistero - aggiunge Mosseri - ha rappresentato uno dei momenti più alti per la comunità ebraica italiana e non solo. Ci rende un grande onore il fatto di aver lasciato nelle sue volontà di voler essere sepolto a Livorno, quella che considerava la sua città, accanto a sua moglie". Elio Toaff "rimase sempre legato alla sua Livorno che gli riconobbe la Livornina d'oro (massima onoreficenza cittadina, ndr) _ racconta Gadi Polacco, presidente dell'associazione Benè Berith_'Salutatemi il Voltone', come i livornesi chiamano piazza della Repubblica, ci disse quando, in occasione dei 97 anni, lo andammo a salutare a Roma: lo ricorderemo con immenso affetto e gratitudine". Proprio in occasione dei suoi 100 anni, che avrebbe compiuto il 30 aprile, era in programma un'iniziativa a Roma da parte della comunità ebraica livornese, conferma lo stesso Polacco. 

"È stato l'unico rabbino a essere stato anche partigiano, ha fatto la Resistenza, ha dialogato con la Chiesa. Ha fatto cose che ha fatto, singolarmente, qualche rabbino. Ma mai così tutte insieme" ha detto il figlio di Toaff, Ariel. "Era amato non solo dagli ebrei ma da tutti gli italiani - ha aggiunto - era un italiano, ebreo, che ha sempre operato per gli ideali sia italiani che ebrei. Così aveva imparato in casa. Era livornese, e ora partiremo per Livorno: voleva essere seppellito al cimitero dove tutti i Toaff, da generazioni, sono seppelliti, un cimitero misto. Una figura così, anche se fosse morta a 120 anni, avrebbe fatto lo stesso sentire la sua mancanza. Voleva essere ricordato, perché è l'unico modo di sopravvivere. Il dialogo é l'unica forma di dibattito. Un dialogo alla pari come diceva lui, tra fratelli. Chi è maggiore e chi é minore lo si decide nella discussione - ha concluso - come sempre".

La Giunta Comunale riunitasi questa mattina in seduta straordinaria ha deliberato la proclamazione del lutto cittadino quale manifestazione di partecipazione dell'intera città al cordoglio per sua scomparsa. "Con Elio Toaff se ne va uno dei giganti della nostra storia - spiega in una nota il sindaco Filippo Nogarin - uno dei figli più autorevoli della nostra Livorno che tra pochi giorni avrebbe compiuto 100 anni".

 Sul sito moked.it (il portale dell'ebraismo italiano) viene proposta l'ultima intervista a Toaff effettuata dal direttore di "Pagine Ebraiche", Guido Vitale. Nell'intervista, tra le altre cose,Toaff diceva: " Il mio consiglio è di avere coraggio. Ma soprattutto di non perdere mai l’occasione di impegnarsi nelle due attività che ci fanno essere noi stessi. Aiutare gli altri e studiare". La comunità ebraica romana (e con essa tutto l'ebraismo italiano) era già pronta ad augurare "Yom Uledet Sameach" ("Buon Compleanno") per i cento anni che il rabbino Toaff avrebbe compiuto il 30 aprile. Invece, la vicenda terrena di Toaff sì è conclusa domenica sera, ma certo l'eredità del suo percorso e della sua storia resterà. 

Una storia che, in un certo senso, comincia con un "no". Quando nel 1938 il regime fascista varò le atroci Leggi razziali, i fratelli Renzo e Cesare Toaff decisero di lasciare l'Italia per raggiungere la Palestina. La stessa cosa avrebbe voluto fare l'altro fratello, Elio (avviato verso il compimento degli studi al Collegio rabbinico livornese), ma quando ne parlò a suo padre, il rabbino capo di Livorno, Alfredo Sabato Toaff, chiedendogli di lasciare insieme l'Italia la risposta fu categorica: "Un rabbino non abbandona mai la sua comunità". Questo "no" così netto ha avuto un peso importante non solo nella vita dell'ebraismo italiano, ma anche in quella del Paese. Nato a Livorno il 30 aprile 1915, Elio Toaff ha attraversato tutto il drammatico periodo delle persecuzioni nazifasciste, è riuscito a scampare alla deportazione e alla morte, è stato, come giovane partigiano, uno dei primissimi testimoni della strage di Sant'Anna di Stazzema. Per 50 anni, Toaff ha guidato la comunità ebraica di Roma (è stato anche rabbino di Ancona e di Venezia) giocando un ruolo fondamentale nel dialogo ebraico-cristiano e stringendo un rapporto molto stretto con papa Giovanni Paolo II. Il tutto sempre con una grande umanità e con quell'impegno che è stato al centro della sua vita: avere coraggio, aiutare gli altri e studiare.

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