Da Rosignano alle nozze dell’anno. Andy ai fornelli per George e Amal

Lo chef Battaglia svela i segreti del matrimonio Clooney-Alamuddin

Clooney e la moglie

Clooney e la moglie

Rosignano, 2 ottobre 2014 - È STATO scelto insieme ad altri colleghi da George Clooney in persona ed è motivo di grande soddisfazione anche perché non conosceva i gusti a tavola dell’attore. Pierantonio ‘Andy’ Battaglia è uno chef conosciutissimo, che si è trasferito dal Trentino a Rosignano Solvay con la famiglia all’età di 12 anni. Con il suo staff ha ideato e realizzato il menù per il matrimonio tra George Clooney e l’avvocatessa inglese Amal Alamuddin che si è tenuto lo scorso weekend a Venezia. Chef come è nata questa avventura? «Dal 2001 sono executive chef per Salza Catering, azienda pisana leader nel settore, e dal 2008 collaboro con l’agenzia di eventi londinese ‘Lanza&Baucina’ che tre mesi fa mi ha proposto di svolgere una prova menù per un evento ‘anonimo’. Da dodici anni con Federico Salza ci siamo specializzati per soddisfare le esigenze di una clientela di primissimo livello, così abbiamo accettato l’incarico e col mio staff ci siamo recati a Laglio, sul Lago di Como. Solo lì abbiamo realizzato che si trattava del matrimonio di George Clooney. Ma non avevo ricevuto nessuna indicazione sui gusti del cliente, l’unica era il suo amore per la cucina italiana. Così ho proposto una trentina di portate, e tutto è andato per il meglio». Puoi essere più preciso? «Ho firmato un impegno che mi impedisce di fornire informazioni dettagliate perché i diritti del matrimonio sono stati venduti alla rivista Vogue America. Posso però dire che eravamo un team composto da quattro chef e che abbiamo lavorato 36 ore, nella location di Palazzo Papadopoli e per un totale di 120 invitati. Ammetto che è stata una grande soddisfazione essere scelti da George Clooney in persona. Ci ha dato fiducia e dimostrato di apprezzare il nostro lavoro. Credo, però, che cucinare sia sempre una sfida al di là del blasone del cliente. Un cuoco è un bravo artigiano e non un artista come spesso si vuole far credere: servono tecnica, ottimi ingredienti e semplicità per lavorare al meglio. Questo è il mio credo in cucina». In che modo è nata la tua passione per la cucina? «Ho sempre voluto fare il cuoco, sin da piccolissimo, così finite le medie ho frequentato l’istituto alberghiero in Versilia. Era un periodo in cui pochi decidevano di percorrere questa strada perché si doveva vivere in un convitto e lavorare sia il sabato che la domenica. Ma la mia è sempre stata prima di tutto una vocazione e una passione. Poi nel 1983, finita la scuola, sono stato subito inserito nel mondo del lavoro: la prima esperienza è stata all’hotel ‘La Pace’ a Montecatini a cui sono seguite esperienze a Forte dei Marmi, Saint Moritz, Londra, Lione e con il Club Méditerranée in giro per il mondo. Poi nel 1992 sono tornato in Toscana, a Vada, per aprire ‘La Cambusa’, una bella avventura durata sei anni, cui hanno fatto seguito altre esperienze all’estero al ristorante ‘Tantris’ di Monaco di Baviera, all’hotel ‘Il Negresco’ di Nizza e ancora in Germania all’hotel ‘Kempiscki’. E dal 2001 sono executive chef per Salza Catering. Ora la prossima sfida che ci attende è l’Expo 2015 a Milano». 

Giulio Salvadori