Giovedì 18 Aprile 2024

La bandiera rossa del partito comunista non sventola più. Danneggiata da infiltrazioni d’acqua

Lo storico drappo del 1921 sarà sistemato da una ditta specializzata

La bandiera rossa

La bandiera rossa

Livorno, 3 dicembre 2014 - QUANDO il «compagno» Claudio Seriacopi ha notato che l’acqua piovuta incessantemente nelle ultime settimane era filtrata nella teca si é messo a piangere. La bandiera con la falce e il martello che nel 1921 sventolava al teatro Goldoni di Livorno per la nascita del Partito Comunista è stata danneggiata perché la teca, fatta in maniera artigianale, non è adatta a proteggere il cimelio. Niente di irrimediabile, almeno per le specializzatissime lavoranti scovate a Viterbo che sono state subito allertate per sistemare questo pezzo di storia d’Italia ma anche della città di Livorno dove, 93 anni fa, avvenne la storica scissione al congresso socialista. Per quantificare i danni, nella sede di via Donnini della federazione livornese del Pd, dove è esposta la bandiera, é arrivato nei giorni scorsi Ugo Sposetti, presidente dell’associazione nazionale che raggruppa tutte le fondazioni Ds, che si é preso l’impegno – anche economico – per sistemare quel drappo al quale sembrano ormai rimaste appese le uniche speranze dei «compagni» livornesi che assistono impotenti allo smantellamento della sinistra dura e pura sotto i colpi dell’avvento renziano. Dopo il colossale flop alle elezioni amministrative, consegnata la città al Movimento Cinque Stelle dopo settant’anni di governo rosso, gli eredi del Pci perdono i pezzi, come dimostrano anche i numeri del tesseramento.

DAGLI OLTRE 4mila iscritti alla federazione livornese – da Livorno a Castagneto Carducci e escluso Piombino che fa conto a parte – si è scesi ai 2mila iscritti a fine ottobre. Novembre é stato un mese buono per le tasche del Pd rinvigorite dalla corsa al tesseramento in vista delle primarie per l’elezione del segretario territoriale che si terranno domenica prossima; ma i numeri, dell’ultimo mese di tesseramento, non sono ancora disponibili. Un calo pesante, dunque, che va a braccetto con la sconfitta elettorale. Così, in un partito nel caos che non é ancora riuscito a ritrovare la bussola, resta il faro della bandiera che ha sempre seguito gli spostamenti della sede del partito. Nascosta dai «compagni» durante il Ventennio fascista, scampata ai bombardamenti che colpirono la città labronica, la bandiera è riapparsa alla fine della seconda guerra mondiale e da piazza della Repubblica, dove era l’allora sede del Pci, è finita nel cuore della Venezia, in via Borra, per poi approdare con i Ds in via Fagioli (l’immobile è stato recentemtne venduto a 600mila euro) e poi con il Pd nell’attuale edificio di via Donnini. E’ LÌ che il drappo rosso è stato fino a pochi giorni fa – prima di partire per il restauro – nella stanza del segretario territoriale al primo piano della palazzina in zona stazione. La teca domina la scrivania – da mesi ormai vuota – del segretario territoriale e non si nota molto, in quell’anonima cornice che non ne valorizza certo la storia e il significato. Ma, in questi giorni, la bandiera del Partito Comunista è finita sotto i riflettori proprio per i danni causati dalla pioggia. E’ un pezzo di storia che i «compagni» non vogliono assolutamente perdere; soprattutto i livornesi alle prese con un partito che deve fare i conti con la bruciante sconfitta alle elezioni amministrative e che è messo a dura prova da un congresso territoriale che non è partito certo con il piede giusto. SARÀ FATTO di tutto per salvare questo drappo che ha attraverso mille battaglie e che ora rischia di essere l’ultimo fragile baluardo di una sinistra al vento.

Michela Berti