La storia infinita dei delfini al Moletto

Il capolavoro dell'architetto Reishammer (1839) ancora in attesa di restauro dal 2008. La battaglia degli "Amici dei musei" Festa in Fortezza Vecchia per i 15 anni dell'associazione

I pannelli fotografici "cotti" dal sole

I pannelli fotografici "cotti" dal sole

Livorno, 29 settembre 2014 - Le nuove generazioni, che non sanno cosa c’era al posto dei pannelli fotografici sbiaditi (ormai «cotti» dal sole e quasi bianchi) al Moletto di Ardenza, mai potrebbero immaginare che dieci coppie di delfini intrecciati in ghisa adornavano la passeggiata. Un capolavoro realizzato intorno al 1839 dall’architetto Carlo Reishammer destinato a essere dimenticato: rimosse nel 2008 per un completo restauro giacciono ancora in paziente attesa nei depositi comunali. «Proprio per non perdere traccia della nostra storia centenaria da sempre ci battiamo a tutela del patrimonio cittadino — spiega Annamaria Tomassi, presidente degli Amici dei Musei — Abbiamo visto coi nostri occhi i delfini nel deposito e sono ben conservati, ma non basta. Noi ci battiamo per la realizzazione di copie da collocare al posto dei vecchi pannelli, ma soprattutto siamo ormai al traguardo della raccolta fondi che ci vede in prima fila per restaurare almeno uno dei gruppi in ghisa. La sottoscrizione è stata prorogata al primo dicembre, data in cui consegneremo la cifra raccolta alla Soprintendenza: la statua restaurata potrà essere conservata in un museo, probabilmente il Museo della Città che nascerà ai Bottini dell’Olio, e farà da modello per il recupero delle altre».

L’associazione «Amici dei Musei» conta circa 350 soci ed è sempre in prima fila e al servizio dei beni storici e artistici che rappresentano la memoria storica della città, da curare e godere. «Siamo fiduciosi che per Natale la città riceverà un bel regalo — prosegue la presidente Tomassi — Naturalmente noi puntiamo all’intero recupero, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Inoltre al Museo del ferro e della ghisa di Follonica hanno gli originali di legno, perché non pensare a delle copie di un materiale resistente al salmastro da collocare al posto dei pannelli? I modelli in legno che furono utilizzati per l’originaria fusione non aspettano altro che rendersi utili ancora una volta». Poi un appello ai cittadini: «Questa è una strana città, che poco ammira i suoi figli famosi e la sua storia quasi per timore di non esserne più all’altezza. Ma basterebbe un euro da ciascuno di noi per riportare in vita un monumento dopo l’altro. Invito chi è interessato a donare a farlo attraverso la nostra associazione: ha sede nel Palazzo Arbib, Scali Manzoni 49A. Sul web le info su progetti, restauri e pubblicazioni: www.amicideimuseilivornesi.org».

Irene Carlotta Cicora