Venerdì 26 Aprile 2024

Livorno nello spazio con Samantha. Lavorerà sui progetti della Kayser

Il presidente Zolesi: "Approfonditi studi di biologia e sull’osteoporosi" Avamposto 42 - segui in diretta gli astronauti sul blog dell'Agenzia Spaziale Italiana

L'ingegner Zolesi e Samantha Cristoforetti con i compagni della spedizione

L'ingegner Zolesi e Samantha Cristoforetti con i compagni della spedizione

Livorno, 25 novembre 2014 - La Soyuz ha attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale in orbita, dopo il lancio dalla base in Kazakhstan, intorno alle 4 del mattino ora italiana di ieri dopo sei ore di viaggio. Missione Futura, a bordo c'è anche «AstroSamantha», al secolo Samantha Cristoforetti, e un bel pezzo di tecnologia «made in Livorno». Sì, perché l’astronauta, prima donna italiana a compiere il viaggio, porterà a termine alcuni progetti per l’Agenzia Spaziale Italiana e tra questi c’è anche quello della Kayser con sede in via di Popogna: una vera eccellenza nel campo, affermata da anni e con alle spalle già oltre 50 «missioni». «La nostra responsabilità è quella di seguire, preparare e favorire tutti gli esperimenti italiani che sono e saranno a bordo della nave spaziale – spiega l’ingegner Valfredo Zolesi, presidente e direttore di Kayser Italia – Quello che sarà curato dall’astronauta Cristoforetti, dal nome «Cell Shape and Expression (Cytospace)» che vede tra i responsabili l’ingegner Alessandro Mariani, si va ad aggiungere ad altri “nostri” esperimenti che sono già a bordo della stazione spaziale da diverso tempo e che in tutto sono dieci. Non solo, ne abbiamo già all’orizzonte altri che “saliranno su” il 19 dicembre con una capsula russa». «Faremo uno studio intorno alle nanoparticelle per trovare delle contromisure all’osteoporosi – spiega Mariani – mentre il progetto “Cytospace” è un esperimento di biologia il cui scopo è sviluppare un approccio sistemistico all utilizzo e esecuzione di biologia nello spazio». «Nel nostro corpo – in parole più “terrestri”, precisa Zolesi – ci sono cellule che portano il calcio che noi mangiamo fino alle ossa, mentre altre hanno un ruolo di “spazzine”. Sono osteoblasti e osteoclasti, alcuni nello spazio smettono di funzionare così noi cerchiamo risposte da applicare non solo a livello scientifico ma anche sociale. Per quanto riguarda i progetti che sono già in corso abbiamo anche «Elite» – prosegue – che si occupa della postura dell’astronauta in assenza di gravità dal momento che quest’ultimo assume una posizione a “Z”. Studiamo i meccanismi di adattamento dell’uomo in assenza di gravità, per aiutare la ricerca intorno ai problemi di carattere neurologico e spinale, in cerca di contromisure». Non tutti i dati arrivano in tempo reale nella sala controllo di Kayser, che è in costante contatto con stazioni quali Houston e in filo diretto con gli uomini e donne in orbita. «Quelli relativi agli esperimenti di biologia devono tornare a terra – conclude Zolesi – le cellule per il momento verranno messe in celle frigo in attesa di una navetta che faccia la spola e le riporti a noi per essere analizzate».