I paladini di Manif pour tous: «Gli omosessuali ne possono uscire»

Anche il leghista Ciacchini tra gli organizzatori della manifestazione alla Terrazza Mascagni a sostegno della famiglia tradizionale «contro il totalitarismo dell’ideologia gender».

Una manifestazione di La Manif pour Tous

Supporters of the anti-gay marriage "La Manif Pour Tous" (Protest for Everyone) movement hold a sign reading "The desire to have a child must respect children's rights" during a demonstration against medically assisted procreation techniques for lesbian couples and surrogacy, in Bordeaux on October 5, 2014. Tens of thousands took to the streets of Paris and Bordeaux on October 5 to demonstrate for what protesters see as "traditional family values". The demonstrations are organised by the "Manif pour Tous" ("Protest for Everyone") group that waged an ultimately unsuccessful grassroots movement against the adoption of same-sex marriage in France last year. AFP PHOTO / NICOLAS TUCAT

Livorno, 4 ottobre 2015 - «Se una persona è omosessuale, noi la rispettiamo. Però ci sono studi medico-scientifici che dimostrano che dall’omosessualità si può guarire. O meglio, se ne può uscire». A parlare è il leghista Massimo Ciacchini che ieri ha tirato le somme della seconda edizione del «Manif pour tous», la manifestazione in sostegno alla famiglia tradizionale che si è svolta domenica scorsa alla Terrazza Mascagni. «Sono argomenti scivolosi – lo ha interrotto Aldo Ciappa di Manif pour tous – e ci sono fattori culturali e situazioni che possono dare vita alla scelta gender. Però per quanto riguarda la Manif Pour Tous, c’è una scuola di psicologi che si affida alle cosiddette teorie riparative. A noi non interessa, non siamo psicologi».

Alla base della manifestazione, la salvaguardia della famiglia tradizionale e del matrimonio, contro il «totalitarismo dell’ideologia gender». «Qualcuno – ha proseguito Ciappa – dice che il gender non è un’ideologia. Ma è così. Tutto è nato con due conferenze, al Cairo nel ’94 e a Pechino nel ’95 per trattare il tema dello sviluppo della popolazione. Per aiutare i poveri, si decise di attuare politiche per controllare le nascite con imposizioni di modelli come sterilizzazione e aborto. Così bisogna fare se si vogliono ottenere gli aiuti dalle organizzazioni internazionali. Inoltre si parlò della condizione femminile e si usò per la prima volta l’aspetto della sessualità maschio/femmina fu superato con il termine gender. Politiche di genre, appunto. Donna non si nasce, ma si diventa. Questa è la decostruzione della sessualità». «La cosa più pericolosa – ha concluso Ciacchini – è che questa impostazione si vuole imporre negli asili. Nel nord Europa ai bambini si propongono modelli dell’ altro sesso come possibilità da scegliere. Ma con 3 babbi, 2 mamme e provette loro vanno in confusione. Noi siamo come dei cani da guardia, in difesa della famiglia».