Un esercito di 90 gigolò. Anche per crocieriste

Livorno a luci rosse, il business degli escort al maschile: «Ma non vi innamorate di noi»

Gigolò

Gigolò.

Livorno, 18 settembre 2014- «SE CI STAI pensando, hai già deciso». Questa è solo una delle infinite frasi ad effetto che si possono leggere sulle piattaforme web «abitate» dai gigolò. Avete capito bene, quella degli uomini a pagamento è diventata una vera e propria industria parallela del piacere con tanto di siti di autopromozione. Ed è presente anche una nutrita pattuglia di «accompagnatori» livornesi. Sui siti maggiormente cliccati, infatti, ne risultano almeno una novantina che operano sulla nostra città e si rivolgono per lo più a un target ben delineato: mamma, sposata, sulla soglia dei 40 anni. I servizi offerti vengono presentati su internet in bell’ordine e si può scegliere davvero tutto: occhi, altezza, tatuaggi. È possibile richiedere un «finto marito» per far ingelosire il partner oppure regalare una serata per un addio al nubilato. «Per interrompere la routine - spiega A., anche lui attivo su Livorno e che precisa di saper parlare tre lingue tra cui il portoghese - sono disponibile anche a fare da personal shopper o ad andare via per un weekend diverso». TUTTO ha un costo ovviamente e dal momento che alcuni gigolò si mettono in viaggio per un appuntamento è difficile scendere sotto i 300 euro. Sbirciando tra il mare magnum di annunci troviamo anche quello di V. «Sono una persona solare - spiega - Sono aperto anche agli incontri a domicilio». Infine, troviamo S. che sceglie però di presentarsi con delle fotografie che nascondono il volto.

«È la donna a scegliere come impiegare il mio tempo a seconda delle sue esigenze. Se non è sicura di conoscerle sarò io a scoprirle con lei», e precisa di offrire dalla semplice cena agli eventi mondani come il teatro. «Due chiacchiere al telefono valgono più di troppi discorsi scritti, e si possono fare senza impegno». Una vera e propria caccia alla cliente, senza esclusione di colpi, dove molti accompagnatori accusano di «nascondere qualcosa» a chi «non ci mette la faccia». Insomma, la nuova frontiera della «fuitina 2.0», ma attenzione: «Noi non ci innamoriamo», dicono i gigolò.

di IRENE CARLOTTA CICORA